Ma non mancano le opportunità.
Convergenza ritrovata al ribasso.
Non sembra avere preso una bella piega il mercato azionario americano.
Il 17 dicembre i tre indici principali hanno ritrovato la convergenza che avevano perso con la discesa anticipata del Dow Jones.
Da quel momento, si sono mossi all’unisono, con tendenza negativa.
Nella giornata del 30 dicembre, i tre indici ci hanno mostrato un doppio minimo rispetto al 18 dicembre, giorno di esplosione della volatilità, subito dopo la conferenza FED, che ha portato delusione (annunciata?) ai mercati.
Il rimbalzo dal doppio minimo è arrivato nella seconda metà della sessione americana del 30 dicembre.
L’S&P500 nella prima quindicina di gennaio
Se prendiamo in esame la stagionalità dell’S&P500, vediamo che gennaio è un mese piuttosto controverso.
Nell’analisi storica di lungo periodo è fra i mesi positivi, più accorciamo l’analisi agli ultimi anni e più gennaio appare debole ed incerto.
I giorni più probabili dove normalmente si forma un massimo relativo sono il 6 e l’11 gennaio.
Successivamente, la stagionalità diventa più difficile da interpretare con un massimo relativo fra il 19 e il 24.
Come sempre, i giorni determinati dall’analisi stagionale vanno presi con la dovuta approssimazione.
Negli ultimi 68 anni, 21 anni sono stati negativi nel periodo 2-6 gennaio, con una media di discesa dell’1.5% circa e una massima estensione del 3.5%, verificatasi nel 2000.
L’ultimo anno negativo è stato il 2022: ricordiamo il 5 gennaio come data di inizio della discesa, che avrebbe visto gli indici al ribasso fino a ottobre.
Algoritmi temporali.
Gli algoritmi vedono un gennaio 2025 piuttosto agitato.
In una giornata compresa fra il 10 e il 15 gennaio, con più forte probabilità per il 13 o 14 gennaio, viene indicato un movimento ribassista con possibile forte aumento della volatilità.
Indicatori di rischio.
Al momento attuale (31 dicembre pomeriggio mentre scriviamo), il Volatility Flow Index, l’indicatore che condividiamo con gli abbonati a Traders’ Magazine come indicatore del rischio oggettivo di mercato, è ancora nell’area no risk, sia pure non distante dall’area del primo allarme.
L’indicatore, nella giornata del 30 dicembre, ha toccato la linea superiore dell’area di rischio (appunto la linea del primo allarme), che ha funzionato da supporto, respingendolo al rialzo nell’area no risk.
Il Vix viaggia intorno al valore 17 e non sembra intenzionato a scendere più di tanto.
Sotto la cenere cova la paura, testimoniata da un Fear & Greed Index di CNN sull’area Fear al valore di 29, con 4 indicatori che compongono l’indice in situazione “extreme fear”.
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P.S.: Dotiamoci delle armi di difesa giuste per un mercato in cerca di identità.
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Un prospero e felice anno 2025 a tutti i lettori.
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Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa