Recensione, più che di un film che fa acqua, di un Attore mai uguale a se stesso cui darei l’Oscar
Parlamento, 3 luglio 1992. Bettino Craxi disse a gran voce: «Buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti (..), giornali, (..), hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia dovesse essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro(..)»’. Nessuno si alzò quel giorno per contestarlo.
Camera, 29 aprile 1993, giorno del Giuramento del governo Ciampi. Craxi, destinatario di una ventina d’avvisi di garanzia e grande accusatore della Procura di Milano di essere spinta ad agire in linea con un chiaro disegno politico, in un famoso discorso di 53 minuti, esclamò «Basta con l’ipocrisia!»; «[…] Questo è un capitolo oscuro della storia della democrazia repubblicana, ma da decenni il sistema politico aveva una parte del suo finanziamento, che era di natura irregolare o illegale; e non lo vedeva solo chi non lo voleva vedere […]. I partiti erano tenuti ad avere dei bilanci in parlamento, i bilanci erano sistematicamente dei bilanci falsi, tutti lo sapevano, ivi compresi coloro i quali avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo […]», «anche quelli che qui dentro fanno i moralisti». Craxi difese i finanziamenti illeciti come necessari alla vita politica dei partiti e delle loro varie iniziative, il suo partito per un comportamento allineato a quello dunque generale e se stesso definendosi colpevole né più né meno di tutti gli altri.
Processo Cusani-Enimont, 17 dicembre 1993. La sua frase forse più nota in questo processo, frase che un irriconoscibile Favino – irraggiungibile interprete italiano di personaggi storici in particolare del nostro Paese (penso a ‘Il Traditore’ dove vestiva i panni di un credibilissimo Buscetta, oltre che al qui trattato ‘Hammamet’) – ripete nel film di Gianni Amelio dedicato all’ultimo periodo di vita del controverso uomo politico, che, piaccia o no, ha fatto la storia d’Italia e del Partito Socialista, fu: «Sono sempre stato al corrente della natura non regolare dei finanziamenti ai partiti e al mio partito. L’ho cominciato a capire quando portavo i pantaloni alla zuava». Il 12 maggio 1994 gli venne ritirato il passaporto per pericolo di fuga, ma era già fuggito.
Il 21 luglio 1995 fu dichiarato ufficialmente latitante.
Hammamet (Tunisia). Bettino Craxi morì ad Hammamet, dove, protetto dall’amico Ben Alì, si era rifugiato per vivere e dove le sue condizioni da malato di diabete si aggravarono notevolmente fino a un arresto cardiaco fatale. Morì fra le braccia della figlia Stefania: era il 19 dicembre 2000.
F1) Locandina del film e trailer
La locandina del film “Hammamet” di Gianni Amelio
Fonte: www.cityplexterni.it/wp-content/uploads/2020/01/hammamet-poster.jpg
Trailer italiano: www.youtube.com/watch?v=HnBhByxV2RY
Il film e il suo Regista
Il film fa acqua come ho scritto più in alto ma non per le musiche, splendide di Nicola Piovani, non per la fotografia (Luan Amelio Ujkaj) o i costumi (Maurizio Millenotti), né per le splendide location (scenografia: Giancarlo Basili) o per l’interpretazione del bravo Giuseppe Cederna (nel ruolo di Vincenzo Balzamo) e di alcuni altri attori del cast, né per il trucco, un lavoro eccellente di Andrea Leanza (www.instagram.com/andredinoboy/?hl=it ; www.varesenews.it/2020/01/andrea-leanza-saronnese-trasformato-favino-craxi/888811/) assolutamente straordinario nel far di Favino un Craxi a dir poco credibilissimo. Ciò che il grande attore ha poi abilmente costruito sotto e intorno alla sua nuova e temporanea fisicità ha il valore di una prestazione da Oscar: la voce identica, l’accento, il ritmo, le pause, la cadenza, tutto è Bettino Craxi, la movenza del corpo e particolarmente delle mani, delle dita, e poi il modo di camminare, persino di guardare e pensare. Lo osservi dalla platea del cinema, cerchi l’errore perché è umano farlo, o se non sai che è Favino l’interprete ti chiedi assiduamente chi sia quell’attore, e… nulla, esci sconfitto, ciò che vedi è Craxi redivivo per due lunghe ore, troppo lunghe, troppo lente. Ma la vera critica che muovo non è sui circa 120 minuti. La critica che muovo e che, in verità, coincide con ciò che pensa la gran parte delle persone con cui ho scambiato un parere sul film, o da cui ho appreso il loro prima di andarlo a vedere (sono andata a vederlo proprio per avere un’impressione diretta e non riportata), è rivolta alla sceneggiatura. Piena di buchi, senza un chiaro significato, completamente incentrata sull’intimità famigliare – anzi solo su alcuni aspetti di essa nemmeno tanto indagati – dell’ultimo Craxi, senza un occhio a quanto d’importante accadesse socio-politicamente in Italia in quel periodo, senza approfondimenti, anzi nemmeno accenni, ai grossi fatti di cronaca legati al momento storico, senza un’introduzione chiara ai personaggi intorno al socialista, salvo l’iniziale Balzamo, senza un interesse a dipingere il quadro culturale di fine XX secolo. Non dimentichiamo infine che non parliamo di un eroe, di qualcuno che si è sacrificato per il popolo, né di un uomo semplice che ce l’ha fatta per merito delle sue doti nel nome dei suoi forti valori umani, morali e sociali, no! Parliamo di qualcuno che sì ha fatto la storia ma è stato anche definito ‘la preda più ambita di Mani Pulite’ e che dicono, in verità, non si sia mai pentito. Il film, trattando di un personaggio realmente esistito, ha però un grande merito a mio parere: spinge ad andarsi a documentare, risveglia le coscienze, anima la curiosità per la nostra storia recente. Per pura curiosità e per un po’ di pettegolezzo, in parte senz’altro fondato, allego un’intervista sul film a Umberto Cicconi, che fu il fotografo personale di Bettino Craxi:
F2) Pierfrancesco Favino protagonista assoluto del film
Nelle figure 2a) e 2b) l’attore protagonista Favino straordinario interprete del film.
Fonte: www.repstatic.it/video/photo/2020/01/08/682879/682879-thumb-full-682879_video_rrtv_650_08012020ha.jpg
Fonte: https://lk.shbcdn.com/blobs/variants/f/9/0/c/f90cb8a6-b440-4151-a12f-e61b63b34a0d_large.jpg?_637141818573643340
Vederlo?
Sì/No. Credo nei film su fatti veri e persone realmente esistite, davvero credo che abbiano valore anche solo per questa caratteristica. Nel caso di specie, per salvare il film, la cui sceneggiatura boccerei, dirò ciò che penso: Favino è il film e da solo vale 10&lode. Voto film:5/6.
F3) Gianni Amelio, regista del film, con Favino
Il regista Gianni Amelio accompagnato dal un bel Favino.
Fonte: www.taxidrivers.it/wp-content/uploads/2020/01/ENxBVqYXsAEGnCY-1024×549.jpg
F4) Il vero Bettino Craxi a confronto con quello del film
Nella figura 4 è chiara l’abilità straordinaria di chi ha effettuato la trasformazione fisica di Favino.
Fonte: www.latuanotizia.it/wp-content/uploads/2019/12/bettino-craxi-pierfrancesco-favino-1133794.jpg
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
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