Va soltanto dove deve andare
Da alcuni giorni, il timore dell’inflazione ha dominato le pagine e i titoli dei giornali finanziari di tutto il mondo.
Quel 4,2% negli Stati Uniti contro il 3.6% previsto ha creato un impatto molto negativo sui mercati.
Le previsioni davano un incremento dello 0.2% sul mese precedente, è stato invece lo 0.8%.
Lo 0.8% di incremento in un mese è ciò che realmente ha destato le maggiori preoccupazioni. Un incremento percepito come troppo accelerato. E l’accelerazione è ciò che può preannunciare una esplosione inflattiva, cioè dare origine a una inflazione fuori controllo.
Esaminando un po’ meglio i dati analitici, però, sembra corretto dare ragione alla Fed, che sostiene la transitorietà del fenomeno inflazione.
I prezzi complessivi dell’energia sono aumentati negli ultimi 12 mesi del 25% circa. La benzina, negli Stati Uniti, ha avuto un incremento di prezzo mediamente di quasi il 50%.
La chiusura dell’oleodotto Keystone ha dato impulso anche al prezzo del Natural Gas.
C’è poi un fenomeno tutto americano. I prezzi delle auto usate sono aumentati del 10%, mediamente, nell’arco di un mese, seguendo un trend in corso da un anno circa, che ha avuto una forte impennata proprio nell’ultimo periodo.
È accaduto che la carenza di chip, dovuta alla impossibilità da parte delle aziende cinesi di tenere il passo con il ripristino della domanda, non ha colpito solo i computer ma anche le automobili nuove, nelle quali le centraline elettroniche sono ormai un componente essenziale.
Le auto nuove sono aumentate di prezzo soltanto del 2% in un anno.
A tutto questo va aggiunto l’aumento di prezzo della maggior parte delle commodities, dovuto anche alla debolezza del dollaro: debolezza che sembra, nel 2021, voler invertire il suo trend, o quantomeno attenuarlo, creando anche qualche incertezza strutturale sul mercato valutario.
Lo scenario economico legato all’inflazione è complesso e le valutazioni di cui sopra sono probabilmente solo una parte, a me visibile, delle cause dell’impennata.
Se queste hanno influito in modo determinante, come a me sembra, ebbene non stiamo parlando di un fenomeno fuori controllo, al momento almeno, ma di cause bene identificabili e circoscritte. E, aggiungo, transitorie, esattamente come sostiene la FED.
Il mercato aveva bisogno di fare un respiro. Quel 4,2% era lì per lì difficile da digerire. E il mercato ha ritracciato.
Riparte la corsa verso i massimi? Maggio può essere, comunque, un mese particolare e questo ci induce in ogni caso alla prudenza.
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P.S.: Il sentiment del mercato può essere alterato dalle notizie. Ma se il mercato deve scendere o salire, scende o sale indipendentemente dalle notizie. Siamo noi a legare i comportamenti del mercato alle notizie. È la nostra emotività a creare collegamenti, a ricercare cause. Siamo abituati ad un modello mentale dove dobbiamo darci una ragione del perché e per come. Ma il mercato ha pochi perché da chiedersi. Va dove deve andare.
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Editore TRADERS’ Magazine ItaliaMaurizio Monti