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Il Bitcoin? è come un social network

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Criptovalute e Forex

Il grafico del Bitcoin, e anche di altre criptovalute, è una perfetta rappresentazione del ciclo tipico delle emozioni di un investitore.

Quel ciclo che parte con l’ottimismo, si evolve nell’eccitazione e nell’euforia, poi cade nell’errore della compiacenza, appena il mercato comincia a transitare sui massimi, ma avendo già iniziato la sua discesa, subentra l’ansia, ma negazione e procrastinazione ritardano l’intervento, fino alla trasformazione del sentiment in panico e in vendita disperata.
 

In quel momento, avvengono vendite massicce e il mercato tocca i suoi minimi, consentendo agli istituzionali di comprare a prezzi molto bassi, mentre il panico dei più si è trasformato in depressione (e in insulti alla categoria intera di chiunque parli di finanza).

Poi, il mercato risale, il portafoglio degli squali continua ad accumulare ricchezza, e i più tornano ad essere ottimisti, cominciando a comprare con prudenza quando il mercato ha già fatto un bel tragitto dai minimi.

Esaminando il Bitcoin, è avvenuto esattamente questo: per portare il Bitcoin quasi a 65.000, è subentrata una ventata di euforia, alcune voci parlavano di 400.000 prossimo venturo, poi è arrivata la compiacenza, l’ansia, la paura, quella sorta di incredibile e apparentemente difficile da comprendere vergogna dell’investitore perdente.
 

Poi, a quota 30.000 i nuovi acquisti: ma c’è voluto un doppio minimo per riempire le tasche degli squali inducendo i più sprovveduti a vendere in preda al panico … così ora, siamo intorno a 50.000.

Ovviamente, sta tornando l’ottimismo e tutti parlano di cripto e di Bitcoin, quando a giugno e luglio tutti lo davano come destinato a fine imminente.

Tutto ciò è avvenuto mentre la Cina si è completamente ritratta dal Bitcoin, proibendolo. E in un clima di sostanziale incertezza, se altri stati dovessero fare lo stesso.

Ma segnali incoraggianti sono venuti dal mondo delle grandi imprese, sempre più inclini e numerose ad accettare pagamenti in bitcoin.

E così, l’ottimismo è tornato, e chi sta facendo business sulle cripto fa di nuovo sentire una voce, che si era un po’ appannata fino a poco più di un mese fa.
 
È una bolla? Probabilmente sì, o forse no. Di sicuro, un asset ammantato di tutta l’incertezza possibile sia pensabile di avere su uno strumento finanziario.
 
La bolla dei tulipani del 1634-1637 assomiglia e ha fatto da capostipite a tutte le bolle della storia.

Ha reso addirittura codificabile il processo con cui si crea una bolla finanziaria, creando la prima esperienza storica, che ha poi dimostrato l’incredibile memoria corta degli investitori, che tendono a perpetuare gli stessi errori a ondate ricorrenti.
 
Ma il Bitcoin non assomiglia per nulla alla bolla dei tulipani. È un asset molto volatile, che percorre i normali cicli emozionali tipici della finanza comportamentale, risorgendo dai minimi, quando sul suo prezzo si crea un equilibrio temporaneo di domanda e offerta, tale da configurare un livello da cui ripartire.
 
Se non gli succederà nulla di traumatico (un improvviso divieto in un paese critico come gli Stati Uniti?), il Bitcoin è destinato ad essere, e lo è già, un asset normale presente in molti portafogli. Certo, volatile, chi lo nega, ma nè più né meno che un normale asset finanziario.
 
Nella storia, gli stati si sono sempre opposti, alla lunga, alla creazione di moneta che non fosse sotto il loro specifico controllo.

È la storia a dircelo, e non ci meraviglia che un stato autoritario come la Cina non abbia sopportato a lungo l’onta e l’affronto di una moneta che non fosse marchiata Partito Comunista.
 
Nel caso del Bitcoin, quale sarebbe la conseguenza sul mercato se gli Stati Uniti dovessero fare lo stesso, se dovessero percepire la concorrenza del Bitcoin rispetto al “dollaro digitale”, cioè ad una qualche loro moneta digitale prossima ventura?
 
Questo è, probabilmente, il vero rischio del Bitcoin. Per il resto, no, a me non sembra una bolla. Una follia, forse, ma se togliamo dal mercato tutto ciò che non è follia, forse, non rimane poi tanto.
 
Sembrava una follia anche facebook o i social network, alla loro prima comparsa. Per quale ragione dovrei provare piacere a pubblicare una mia foto privata sulla mia pagina perché la vedano tutti? Già, per quale ragione, ma lo fanno un miliardo e ottocento milioni di persone …
 
Il Bitcoin non è dissimile dai social. Qualche cosa che sembra follia, ma il cui uso diventa sempre più ampio. Se non gli accade nulla di traumatico, fra 5 o 10 anni, avrà la diffusione di un social network.
 
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Maurizio Monti

 

Editore Istituto Svizzero della Borsa

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