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Borse stellari e crisi di Taiwan

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Il terribile errore storico dell’Occidente

La maggior parte degli indici azionari mondiali ha performato molto bene nei primi due giorni della passata settimana.

Come spesso avviene, le giornate nel centro della settimana sono state quelle più propense a generare temporanee inversioni di trend. Nondimeno, alcuni indici hanno raggiunto nuovi massimi storici nella giornata di venerdì.

Australia, Cina, Hong Kong e Giappone hanno registrato rally considerevoli lunedì e martedì, senza fare significativi massimi, per poi declinare per tutto il resto della settimana.

Martedì 26 è stato il giorno di un nuovo massimo storico per l’AEX olandese, mentre il FTSE londinese ha raggiunto un nuovo massimo post-pandemia. Qualcosa di simile, senza nuovi massimi storici, è avvenuto per il DAX tedesco e lo SMI di Zurigo, con un prolungamento del rally, per quest’ultimo, fino a giovedì.

Il Bitcoin dopo il clamoroso massimo anticipatore della settimana precedente ha restituito quasi il 14%, mentre Ethereum raggiungeva il nuovo massimo storico venerdì 29 ottobre.

L’S&P500 ha invece raggiunto e leggermente superato quota 4600, stabilendo nella giornata di venerdì il nuovo massimo storico, insieme con il Nasdaq, mentre il Dow Jones aveva raggiungo analogo risultato nella prima parte della settimana.

Con il team dell’Istituto Svizzero della Borsa, abbiamo esaminato le ragioni dell’eccezionale performance degli indici statunitensi. E ci sentiamo di attribuire un grande peso all’aspettativa del disegno di legge sul quale sta lavorando il Congresso, che, malgrado i frazionamenti e i dimezzamenti, è destinato ad essere ricordato come una legge di spesa di dimensione storica.

È stata proprio la decisione di diminuire la quantità di denaro da spendere a far convergere maggiormente l’attenzione e la buona disponibilità dei politici, in qualche modo coinvolti a delineare una spesa più efficiente e non solo “grande”.

Questo particolare permette alle ali più conservatrici di avere l’alibi per discutere e alle ali più propense alla spesa a trovare un modo per attuare qualche compromesso. Questo cammino di convergenza è tutt’altro che privo di rischi e il reperimento di un terreno comune di discussione sarà un processo pieno di ostacoli, che aumenterà gradualmente lo stress degli attori coinvolti, alcuni dei quali, come spesso avviene in questi casi, tireranno fuori proposte più o meno balzane che dilateranno i tempi di un accordo.

Confesso che non vorrei trovarmi al posto di Biden in questo momento. Sicuramente non all’estero, obbligato a pensare agli incontri del G20 in Italia, mentre dall’altra parte dell’oceano è difficile capire che cosa avviene dietro le quinte.

Il rapporto di utili e prezzi è migliorato negli ultimi mesi sul mercato americano, rientrando dalle esagerazioni di un po’ di tempo fa. Le borse performano, ma lo scenario diventa ogni giorno più complesso.

La Cina non ha mancato di turbare il clima piuttosto contorto del G20 dichiarando che chiunque difenderà Taiwan pagherà un prezzo. Nessuno crede all’imminenza di un attacco militare, ma si tratta sicuramente di frasi molto sinistre. Taiwan è una democrazia e non merita la fine di Hong Kong. E, soprattutto, la produzione dei semiconduttori non può passare tutta in mano cinese.

Caro Lettore, prepariamo qualche piano B per il portafoglio … e cerchiamo di essere preparati.

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P.S.: Non sarà facile gestire una eventuale crisi di Taiwan. E auguriamoci di non vederla mai nascere. Però, prepara sempre il tuo piano B. L’uomo ha dimostrato, nella storia, di poter essere eccezionalmente saggio oppure eccezionalmente pazzo. Scatenare una crisi a Taiwan è una follia. Ma un impero con un miliardo di schiavi che ha realizzato il sogno nazista può farlo.

Non sottovalutiamo che glielo abbiamo lasciato fare, a causa di un terribile errore storico. Prepara il tuo piano B insieme con noi, clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa

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