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Reminiscenze sinistre di fallimenti del passato

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Opzioni o criptovalute?

Chi ricorda CMGI e PSINet?

Credo ben pochi. Erano due stelle del glorioso Nasdaq degli anni 1999-2000, il picco della dot.com

CMGI riuscì a sponsorizzare lo stadio dei New England Patriots, gloriosa squadra di football americano di Boston, e pagando una barca di dollari lo fece chiamare CMGI Field.

PSINet fece lo stesso, con l’M&T Bank Stadium di Baltimora: sempre con una enorme posta di dollari pagati.

Una cosa accomuna le due società: sono entrambe fallite, travolte dal crollo delle dot.com.

È notizia recente che Crypto.com ha pagato 700 milioni di dollari (stai leggendo bene sono proprio 700.000.000 di dollari, sette seguito da otto zeri) per ridenominare lo stadio di Los Angeles in Crypto.com Arena.

La somiglianza con i citati eventi del passato mi appare sinistra, lo confesso.

Il 2022 non è l’anno delle azioni dell’innovazione e della tecnologia. 

E perché mai dovrebbe essere l’anno del Bitcoin e delle criptovalute?

Dal punto di vista grafico, il Bitcoin ha risentito molto dell’uscita di denaro dalle borse e dal sell-off. Dal massimo di novembre ha dimezzato il suo valore e ora quota poco sopra 35.000.

E come visto in altre occasioni e commentato su queste stesse colonne, il Bitcoin ha addirittura anticipato la discesa delle borse, come poi è avvenuto anche in questo caso e come è avvenuto spesso anche in passato.

A 33656 c’è il 12,50% dell’ultimo range, con una area di supporto. 

Ma il supporto vero è 28600: se venisse perforato al ribasso sarebbe una rottura conclamata dell’overbalance in senso ribassista.

Secondo i cultori del bitcoin, siamo nell’area di riacquisto: e volendo vedere un bitcoin rialzista a tutti i costi questo è vero, da un punto di vista grafico: quanto meno lo è da 33500 in poi.

Confesso: non riesco a condividere questa impostazione e penso che siamo in un timing sfavorevole al bitcoin: posso sbagliarmi, ovviamente, anche di tanto, vista la volatilità dello strumento.

Del resto, i cultori del Bitcoin e delle criptovalute sembrano avere una fede assoluta e quasi religiosa nel settore

Una criptovaluta può finanziare un progetto, non c’è dubbio e in questo senso il settore ha una potenzialità illimitata.

L’intero segmento può essere la base per costruire una economia monetaria diversa da quella attuale, con un parallelo crescente rispetto alla logica delle banche centrali.

E, anzi, il bitcoin è nato sicuramente come reazione alle banche centrali e non è semplice dislessia matematica di un algoritmo, presentato come pensiero originale: i circa due trilioni di dollari che rappresentano la stima del valore di mercato delle criptovalute sono ormai una componente imprescindibile del mercato finanziario.

Però, sta di fatto: nel 2022 ha senso la fede religiosa nel Bitcoin? Io non riesco a scommetterci.

E mentre non metto dieci euro sulla possibilità che il Bitcoin esploda nel 2022, scommetto volentieri, in un anno come questo, sugli investimenti in opzioni.

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