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Questo potrebbe buttare all’aria decenni di storia del trading

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C’è sempre qualcuno che “lo sapeva già”

Ho passato il weekend leggendo due libri.
 
Uno è il libro di Jim Acosta, “Il nemico del popolo”. Jim fu corrispondente della CNN per la Casa Bianca durante l’epoca Trump: fu quello a cui Trump diede del maleducato perché insisteva a fargli domande scomode. Di questo, ne parliamo un’altra volta.
 
Il secondo libro che ho letto è quello di un professore della Università di Chicago, John A. List: il titolo è “The voltage effect”.
Di questo parliamo oggi.
 
In una intervista, il prof. List ha rammentato una frase famosa di Anna Karenina: “Le famiglie felici sono tutte uguali, quelle infelici hanno ciascuna un proprio modo di essere infelici”. E la frase è molto pertinente rispetto al concetto espresso dal libro, dove si parla di successi ed insuccessi nei piani aziendali o nei progetti sociali.
 
List sostiene che quando progettiamo qualcosa (e io ho pensato ai modelli di trading), pensiamo ad utilizzare variabili ottimali. Non teniamo in considerazione sufficiente le variabili peggiori.
 
Il mio pensiero sul trading è stato istintivo: parliamo spesso di “ottimizzazione” dei sistemi, del modo per utilizzare al meglio le variabili del sistema per farlo performare al meglio.
 
In questo lavoro di ricerca dell’ottimo, List sostiene che avremo una probabilità di successo molto bassa se non teniamo conto del peggio.
 
Pensa a quello che vuoi fare e pensa se questo può andare bene per il 10% meno competente del tuo pubblico, dice List.
 
Se andrà bene per loro, andrà bene per tutti e avrà successo.
 
List narrava un caso occorso con la Disney.
 
Dopo avere pagato alla McKinsey milioni di dollari per ottenere la consulenza di un trattamento “ottimale” per i clienti, la Disney decise che i prati e i marciapiedi dei propri parchi dovessero essere ripuliti delle foglie prima che i visitatori cominciassero ad affluire nel parco.

 
Così, i manutentori scendevano alle 6 del mattino per azionare le proprie macchine, dotate di ventilatori aspiranti, affinché fosse tutto perfetto. In tutto questo, non si era tenuto conto dei clienti già presenti che soggiornavano durante la notte e che venivano svegliati alle 6 del mattino dal rumore delle macchine.
 
Un caso di “ottimizzazione” che non fu per niente gradito ai clienti della Disney e provocò una marea di lamentele.
 
Il libro è pieno di esempi di questo genere ed è anche sufficientemente ironico per consentire una lettura gradevole e tutt’altro che accademica.
 
La riflessione conseguente è stata proprio sulla ottimizzazione dei sistemi di trading. Sappiamo già che la iper-ottimizzazione è estremamente dannosa.
 
Ciò che spesso, nei sistemi, viene sottovalutato è l’impatto negativo di una serie perdente. E mi spiego meglio.
 
Se in un sistema perdi dieci volte di seguito, o stai in drawdown per lungo tempo, anche se il sistema ha una equity ottimale e la statistica gioca a tuo favore, tenderai a non avere più fiducia nel metodo. Potresti decidere di abbandonarlo, magari proprio nel momento in cui potrebbe iniziare a darti delle soddisfazioni.
 
Questo processo mentale di sfiducia è perfettamente comprensibile, ma può essere anche sbagliato, per le ragioni dette sopra.
 
E allora, la domanda va fatta a chi progetta i sistemi. Quanto si tiene conto nella progettazione del sistema del “peggio”? e avrebbe senso progettare sistemi per il “peggio” invece che per il “meglio”?
 
Tale modo di pensare sembra richiamare la vecchia massima: “pensa a non perdere, poi i profitti arriveranno”.
 
Massima che non necessariamente è verificata nella realtà (molti sistemi “non perdono” ma “non guadagnano”), ma sicuramente è nell’area della saggezza nell’amministrazione del proprio trading.
 
In realtà, quanto sostenuto dal Prof. List, è la realizzazione pratica di un progetto tenendo conto di tale massima, come elemento prioritario rispetto alla “ottimizzazione”.
 
Se il Prof. List avesse ragione, verrebbe scardinato il modello progettuale tipico di qualsiasi prodotto o organizzazione. Compreso il modo di progettare i sistemi di trading e di investimento.
 
Le rivoluzioni nascono dalle idee quando queste sono vincenti: e questa non so dire se è una idea vincente, ma è certamente interessante.
 
Il Prof. List direbbe: Non “ottimizzare” al minimo le perdite, e al massimo i guadagni: dai per scontato che perderai e pensa a rovesciare la situazione a tuo vantaggio. Ottimizza al “peggio” e non al “meglio”. Da brivido.
 
È da brivido anche il webinar di Daniele Lavecchia e Luciano Lo Casto sulle strategie di Wyckoff: non perderlo, perché è Cultura finanziaria pura e di altissimo livello.
 
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P.S.: Il miglioramento può nascere solo da una continua revisione critica e in qualche modo rivoluzionaria del pensiero. E un nuovo modello teorico non va mai scartato a priori perché in conflitto con tutto quello che si è fatto finora.
 
Il coraggio di parlare pubblicamente dei processi di miglioramento dei sistemi di trading fa parte della Cultura finanziaria. Per questo ho condiviso con te queste riflessioni, lasciando aperto il dubbio, che è sempre il carburante per arrivare ad un risultato migliore.
 
Probabilmente farò riflettere qualcuno. I grandi guru diranno che “già lo fanno da tempo”. Non ho dubbi su questo, un sacco di cose di cui parliamo, chissà perché, poi ne parlano in tanti facendo credere che vengano fatte da tempo. Chissà perché non ne hanno mai parlato prima …
 
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