Nella settimana del 25 luglio, il nostro osservatorio sul mondo delle opzioni, indica tempo agitato.
Mercoledì 27 luglio c’è la conferenza di Powell, alle 20 ora italiana sapremo di quanto sarà l’aumento dei tassi di interesse. E questo, per quella settimana, giustifica di dare un prezzo più elevato alla volatilità e quindi al rischio.
Non so dire quanto il mercato abbia già interiorizzato, ma 75 punti, dopo un non farm payroll da picco economico, è il dato più probabile.
Se fosse di più sarebbe uno shock epocale. Di meno, una specie di brindisi alla risalita delle borse.
Ciò che è strano, è che alcuni movimenti e prezzi che vediamo in quella settimana, sembrano perdurare nelle settimane successive, per tutto agosto e settembre.
E questo ci fa dire che saranno mesi agitati.
Dai minimi di giugno, l’S&P500 ha fatto un su e giù, che manifesta una grande lotta fra ribassisti e rialzisti.
La nostra opinione, suffragata da non pochi dati concreti, è che la parte speculativa del mercato continui a non comprare o comprare con il contagocce, pur evitando di vendere massicciamente per non cadere nel panic selling difficile da controllare, mentre dal minimo di giugno gli investitori long term, compresi i fondi pensione, hanno ricominciato a comprare, creando di fatto un cuscinetto di rialzo che ha più volte tenuto e fatto da barriera alle tentazioni ribassiste.
Si tratta di convincere gli investitori short term, cosa che al momento non è riuscita. Di lì la pressione multilaterale, al ribasso e al rialzo, che sta subendo il mercato, almeno quello americano.
In realtà, quella che stiamo vivendo è una fase di compressione dei prezzi. E se il mercato delle opzioni non mente, e quasi mai l’ho visto mentire, significa che da quella compressione usciremo con dei fuochi di artificio.
I fuochi non sono necessariamente dei crolli. Intendo che saranno movimenti che allargheranno i minimi e i massimi dell’area di compressione, per poi far vincere l’una parte o l’altra, i tori o gli orsi.
La vittoria, in qualunque direzione si manifesterà, sarà comunque uno shock per il mercato. Siamo di fronte alla pura fibrillazione, dall’ultima settimana di luglio fino a tutto settembre.
Non so dire se ci sveglieremo, una mattina, con una notizia che i market maker sanno o immaginano o ritengono probabile e noi, ovviamente, no. Ma siamo di fronte a qualche cosa che segnerà il mercato per lungo tempo.
Sarà un crollo? Non lo sappiamo. Potrebbe addirittura essere l’esatto contrario. O, anche, una grande accelerazione al rialzo da cui poter vendere con maggiore profitto …
Come facciamo a essere convinti di mercati agitati davanti a noi, chiederai tu.
Ho raccontato che di fronte ad una sala gremita dell’ITF ho chiesto: chi di voi ha visto il 2008?
Solo in tre hanno alzato la mano.
Mi sono astenuto di andare più indietro nel tempo, chi ha visto il 2000, o chi ha visto il 1987…
I mercati finanziari hanno la memoria molto corta, a causa della eliminazione degli investitori che si trovano senza adeguate protezioni in mezzo ad eventi drammatici.
Ecco, noi quegli eventi li abbiamo visti e vissuti.
E ci sono alcune cose, nel mercato odierno, che ricordano da vicino il 2008 nella prima fase.
Da quella prima fase, si ripartì al rialzo, ma durò poco… dopo sei mesi i mercati cominciarono una delle più grandi stragi della storia.
Strage talmente grande che solo in tre, in una sala gremita, hanno vissuto il 2008 … o, per meglio dire, sono sopravvissuti al 2008.
Non so che cosa accadrà, ma può accadere qualche cosa di grande.
Maurizio Monti – editore di Traders’ Magazine Italia
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