Credo che nella nostra vita, ciascuno di noi ha usato almeno un computer dove c’era in bella evidenza un marchio divenuto quasi sinonimo di microprocessori: sto parlando di Intel. Intel è un ottimo titolo per i cacciatori di dividendi. Dal 2013, Intel ha alzato il dividendo otto volte, senza tagliarlo mai: un rendimento medio del 5% e una capitalizzazione di circa 118 miliardi, a testimoniarne la solidità. Nondimeno, il titolo è drammaticamente sceso negli ultimi 18 mesi. A febbraio 2020 e aprile 2021, registrava un doppio massimo sopra 68 dollari. Oggi quota all’incirca 28 dollari.
Ho avuto una legittima curiosità di approfondire le cause della sfiducia del mercato su questo titolo, apparentemente di immutato prestigio. E alcuni analisti amici americani mi hanno aiutato a capire. Uno dei parametri che le società di consulenza analizzano è il cosiddetto Free Cash Flow (o FCF). È il flusso di cassa, che determina anche la capacità dell’azienda di pagare il dividendo con la cassa generata e senza attingere alle riserve liquide. Scopriamo così che il flusso di cassa di Intel è stato di 14,25 miliardi di dollari nel 2018 e ha toccato il picco di 20,93 miliardi di dollari nel 2020, più o meno in concomitanza con il primo dei due massimi che ho citato sopra.
Nel 2021, dopo il secondo massimo, il flusso di cassa ha subito un calo drammatico, scendendo a 9,6 miliardi di dollari, una diminuzione del 54% anno su anno. Le scosse di assestamento della pandemia hanno messo a dura prova le catene di approvvigionamento e le società di semiconduttori sono state particolarmente colpite. Il flusso di cassa attuale di Intel è negativo, a -3,3 miliardi di dollari, questo implica la necessità di attingere alle riserve di liquidità, per finanziare il proprio funzionamento, ma anche per pagare il dividendo. Il rapporto fra dividendi e utili realizzati (il cosiddetto Payout Ratio) nel 2021 è stato del 59%: quest’anno non ci sarà payout ratio, perché il denominatore del rapporto è negativo, avendo un flusso di cassa negativo.
Le previsioni degli analisti sono per un ritorno al flusso di cassa positivo nel 2024 e un payout ratio nel 2025. Tutto ciò ha dell’incredibile se si pensa che Intel detiene una quota di mercato quasi monopolistica del 75% del mercato dei laptop. L’incredibile è spiegato dalla evoluzione tecnologica: come avviene spesso ai giganti, concorrenti relativamente più piccoli ma molto più veloci ed agguerriti, hanno sviluppato tecnologie molto più remunerative mentre Intel ammette di essere rimasta tecnologicamente indietro rispetto ai suoi rivali. La sfida di Intel è quella di riuscire a competere con aziende come Advanced Micro Devices (AMD: hai presente in quanti computer ne vedi il marchio se vai in un reparto computer di un centro commerciale?), piuttosto che Taiwan Semiconductor Manufacturing.
Rincorrere la concorrenza ha comportato per Intel cambiamenti strategici molto costosi per sviluppare nuovi progetti: questo ha letteralmente spazzato via le riserve dell’azienda. Intel ora è come in un limbo, perché sta attendendo che tali investimenti si trasformino in denaro e in profitti. Forse Intel dovrà rivedere la politica dei dividendi crescenti fino al ritorno in acque migliori.
Intel è una azienda che può valere la pena di shortare?
Come sai, noi non riteniamo sufficiente l’analisi fondamentale per determinare che cosa fare di un titolo. E ci riferiamo sempre ad un preciso metodo di trading prima di immettere una operazione a mercato. Uno di questi metodi, sicuramente fra i più affascinanti che esistano, è quello che 120 anni fa ci insegnò Richard Wyckoff. Dopo 120 anni, sembra sviluppato la settimana scorsa, per quanto esso è applicabile ai mercati finanziari di oggi.
P.S.: Se hai letto il nostro articolo di ieri, pubblicato sull’Ultima Ora del sito di Traders’ Magazine, riferendoci all’S&P500, scrivevamo: “Ora c’è un debole 3750, per l’esattezza è 3764, ma è molto irregolare e così diciamo 3750, poi un 3700 e poi solo il doppio minimo a 3639. Voglia di sfondarlo? Può essere.” Il minimo della giornata di ieri è stato 3763.50, vale a dire il primo supporto che avevamo indicato. Teniamo come una mappa questa indicazione, perché sarà quella che ci accompagnerà nei prossimi giorni. Ne riparleremo presto.
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