Se lo conosci non lo abbandoni più
Ci aspetta una prima quindicina di novembre ricca di possibili fuochi d’artificio sui mercati.
I segnali contraddittori tipici di un’epoca molto difficile continuano ad abbondare.
L’economia degli USA è cresciuta nel terzo trimestre, uscendo di fatto dalla recessione tecnica dei primi due trimestri e registrando un PIL con un brillante +2.6% su base annua.
Nondimeno, ha anche mostrato segni evidenti di rallentamento sui consumi e sulla spesa delle imprese, a causa dell’inflazione elevata e dell’aumento dei tassi di interesse. Tassi, la cui curva fra long term e short term continua ad essere anomala.
Sul Wall Street Journal del 27 ottobre scorso, troviamo un titolo emblematico, sinteticamente rappresentativo delle contraddizioni: “Economy Grows, But Warnings Flash”, l’economia cresce, ma segnali di attenzione lampeggiano.
Il Dow Jones e l’S&P500 sono saliti a nuovi massimi mensili venerdì scorso.
Il Nasdaq ha fatto il suo massimo il martedì 25 ottobre, giorno dell’eclissi solare: le eclissi, si dice, influenzano in modo negativo le tecnologie (anche whatsapp andò in down quel giorno), magari non ci crediamo più di tanto, fatto sta che il Nasdaq è stato svenduto fino a giovedì, prima di una ripresa nella giornata di venerdì, senza però riuscire a fare nuovi massimi settimanali.
Dopo la giornata di venerdì, e l’accelerazione rialzista che ci ha mostrato, il mercato statunitense sembra essere molto più bullish.
Se leggi con regolarità i nostri scritti, ricordi probabilmente che abbiamo paragonato il doppio minimo (un po’ sbilenco, ma doppio minimo) fra giugno e ottobre, come il doppio minimo gennaio-marzo del 2008: cui seguì una ripresa del mercato che durò a lungo, fino all’inizio dell’estate e a cui seguì una fase di tenuta sostanzialmente laterale prima del gran botto finale settembre 2008-marzo 2009.
Ora, siamo nella fase di ripresa: può durare anche parecchio e coincide con il periodo tradizionalmente bullish del mercato.
Dal 5 gennaio al 13 ottobre del 2022, l’indice Dow Jones ha perso 8291 punti. In sole due settimane ha recuperato 4200 punti, oltre la metà delle perdite subite in 9 mesi.
Questa è una differenza molto significativa rispetto al 2008, quando il 50% venne recuperato in circa due mesi. Sotto questo punto di vista (ed è un po’ poco, intendiamoci), sembra quasi che il 13 ottobre possa essere un minimo di lungo termine più che un minimo intermedio prima di un botto finale, come avvenne nel 2008.
Il punto di vista è rafforzato dagli altri indici azionari globali, dove vediamo rialzi altrettanto impressionanti, con l’eccezione dei cinesi (che sembrano avere reagito in modo piuttosto depresso alla grandiosa conclusione del ventesimo congresso del Partito Comunista con la rielezione degli stessi gangster al potere da dieci anni), e, ancor di più, probabilmente per le stesse ragioni, per l’indice di Hong Kong.
Il 2 novembre avremo la conferenza di Powell.
Il mercato si attende un altro aumento dello 0.75% sui tassi, ma spera in un segnale di rallentamento nell’aumento degli stessi dal prossimo meeting di dicembre. Una sorta di regalo di Natale con solo uno 0.50% di ritocco.
Le dichiarazioni dei governatori sono quanto meno contradditorie, con la costa atlantica in mano ai falchi, mentre sul lato del Pacifico, in California, si sono affacciate le colombe, che sembravano estinte da tempo.
Il 4 novembre, primo venerdì del mese, ci sarà il non farm-payroll. E in un clima piuttosto surreale e divisivo, dove il marito di Nancy Pelosi viene aggredito a martellate nella sua abitazione, l’8 novembre ci sono le elezioni di mid-term.
Sempre per la serie non è vero, ma ci credo, l’8 novembre ci sarà anche una bella eclissi lunare …
Il giorno 10 novembre ci sarà poi il dato sull’inflazione americana.
I nostri algoritmi temporale danno il giorno 8 novembre, con l’approssimazione di tre giorni prima o dopo, come un giorno di possibile inversione di trend o di accelerazione, quindi aumento molto forte della volatilità.
Saranno una quindicina di giorni molto difficili dove l’alternanza di opinioni contraddittorie, i risultati elettorali, con il clima più che mai confuso e ricco di colpi di scena, i dati macro faranno un bel mix esplosivo di su e giù, dove i cambiamenti di sentiment creeranno grandi incertezze per capire se la direzione del mercato sarà di proseguire il rialzo o ritornare al ribasso.
La nostra opinione è che vedremo quota 4120 sull’S&P500 future entro novembre o al massimo entro Natale. E poi si vedrà. Ma in un periodo come questo azzardare previsioni è come muoversi nel buio con un cerino.
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