Non sopportiamo i ganassa del bar all’angolo, che trattano le persone come i calciatori della Premier League: “Un uomo da cinquanta, cento, duecento, cinquecento euro o mila euro”, e via così… La cosa non è piacevole per nessuno, si capisce, e tuttavia occorre ammettere che nel trading il problema, prima o poi, ognuno di noi deve porselo: “Quanto valgo, io?”. Per cominciare sgomberiamo il campo da qualche ipocrisia frutto dell’educazione: di soldi non si parla mai, è poco educato, volgare, fariseo, eccetera. Sbagliato: un trader parla di soldi, e, come un bravo attaccante di Serie A che, si presume, pensa soltanto a fare goal per la sua squadra, lui deve pensare soltanto a fare soldi per la sua tasca. E deve farlo, se possibile, ogni giorno.
Si deve imparare a parlare liberamente di soldi, almeno tra traders, perché i soldi sono l’oggetto del nostro lavoro, e non soltanto l’obiettivo principale delle nostre ambizioni di successo. I soldi sono misurati dall’equity line, ma le equity lines possono non dire tutto. Bisogna vedere il numero di trades vincenti e il guadagno medio per misurare la performance di un trader.
La misurazione del valore monetario ha anche a che fare con l’opinione finanziaria che abbiamo di noi: se pensiamo di valere tanto o poco, e soprattutto se pensiamo che sia legittimo mostrare di valere, o fare quanto è in nostro potere per migliorare la nostra condizione finanziaria.
Parto da un esempio: un collega e amico che sa cosa faccio fuori dall’ufficio, mi disse una volta, che avevo voluto troppo, quando gli riferii casualmente di una perdita che, poco prima, avevo avuta… per me era una situazione di normale attività di trading, per lui avevo chiaramente dissipato denaro ed ero stato punito “dagli dei”, o meglio le “forze del male” che si annidano nei mercati finanziari e che ti prendono di mira se vuoi avere troppo.
Lasciamo stare il vecchio argomento dei mercati che ci osservano.
Se pensate invece a quanto è “TROPPO”, toccate quello che può rivelarsi l’ostacolo più grosso al successo nel trading, ossia sconfiggere la paura di crescere, e non soltanto quella di perdere.
La soluzione può essere quella di non negare l’esistenza della voglia di fare denaro, e cominciare a pensare qual è la dimensione monetaria per noi più confortevole, quella nella quale non ci sentiamo a disagio, non cominciamo a sudare, non pensiamo di non farcela. La dimensione che possiamo permetterci di perdere senza che il mondo ci crolli addosso. E, contemporaneamente, allenarci a superarla usando le demo e prendendo posizioni con sizes molto grandi, che soltanto con la leva possiamo permetterci: convivere con il rischio, allena la resistenza al rischio. E ci abitua a non chiudere troppo presto i trades vincenti.
Esistono persone che sono in difficoltà alla prospettiva di avere ed amministrare molto denaro. E si comportano di conseguenza nelle valutazioni, anche monetarie, che la vita periodicamente richiede. Nel lavoro incontrate persone che vanno in crisi se la dimensione di un impegno finanziario che tocca a loro gestire, eccede la dimensione mentale che loro considerano finanziariamente appropriata: così, una volta, un collega che avrebbe dovuto investire qualche milione di euro in attività di comunicazione, mi disse che aveva mandato sua moglie a comperare i fiori per un evento in preparazione, “così risparmiamo”: ore di lavoro per trovare il modo di risparmiare una decina di euro.
Concludo: la dimensione mentale del denaro non può essere trascurata nel trading. La pressione che mettiamo su noi stessi quando entriamo a mercato, richiede allenamento costante per convivere con il rischio di perdere soldi. Alleniamoci a prendere rischi importanti in un ambiente protetto: usiamo le demo con leva alta. Irrobustiamoci.