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Non farm-payroll: che cosa dice la FED

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L’ultima incertezza.

Il dato sulla disoccupazione americana, non farm-payroll, viene pubblicato oggi alle 14.30 ora italiana.

Quanto questo dato sia importante e tenuto sotto osservazione, ci è stato indirettamente confermato dal governatore della FED di Philadelphia, il quale ritiene che nella prossima riunione di metà giugno voterà per non innalzare i tassi di interesse, ma che “in ogni caso dovrà valutare dopo avere visto il dato del non-farm payroll di venerdì 2 giugno”.

Siamo dell’opinione che stiamo andando verso una fase di stabilizzazione dei tassi di interesse e auguriamoci di una generale stabilizzazione dei mercati, anche se l’epoca che viviamo non manca di turbolenze ed imprevisti.

 
Manca ancora l’ultima spinta da parte del Senato americano per far passare la legge di proroga sul debito federale, con un gruppo di senatori che non intende avallare la scelta del compromesso. Ultima piccola incertezza? Speriamo ultima, sì.

Per il non-farm payroll di oggi, sono previsti 190.000 nuovi posti di lavoro in maggio, con un rallentamento rispetto ai 253.000 di aprile: sarebbe il più piccolo aumento da dicembre del 2020.

Da gennaio 2022 abbiamo assistito 13 volte su 16 ad un dato reale superiore alle stime di consenso: e non è escluso che anche questa volta saranno battute le stime.

Ma il dato più importante che i governatori della Fed guarderanno sarà il ritmo di aumento dei salari: la previsione è di +0.3% mese su mese e +4,4% su anno. Una ipotesi che certamente scoraggia l’obiettivo di una inflazione al 2%.

Il tasso di disoccupazione, come è noto, è ai minimi da 50 anni.

Quanto avvenuto finora sembra essere l’annuncio (o il timore) di una recessione prossima ventura, innescata dall’aumento dei tassi di interesse, recessione che sembra non arrivare mai e di cui non si vedono neanche i sintomi.

In passato, peraltro, quando i dati sull’occupazione hanno girato in direzione recessiva, questo è avvenuto molto rapidamente, alle volte in maniera sorprendente.

Alcuni economisti sostengono che gli americani che fanno o cercano più di un lavoro sono aumentati molto: le rate di mutuo, gli interessi sulle carte revolving, in genere i costi del debito sono aumentati e per mantenere lo stesso tenore di vita si lavora di più.

Questo spiegherebbe il fenomeno del dato occupazionale sempre brillante, anche in presenza del piano FED di necessario raffreddamento dell’economia.

Se questa fosse effettivamente la causa, è molto probabile che una inversione di tendenza, quando avverrà, sarà molto rapida, ed avverrà alla saturazione della domanda di secondo lavoro, necessariamente più contenuta di quella relativa alla prima attività.

Mercoledì scorso, un altro governatore FED, Philip Jefferson, nell’ormai ritornata “normalità” di un loro speech quotidiano, ha detto che una eventuale sosta a giugno nel rialzo dei tassi non significherebbe necessariamente che si sia raggiunto il massimo, ma semplicemente che si prenda tempo per valutare meglio i dati economici in una prospettiva più lunga e consolidata.

Il dato di oggi ci darà qualche indicazione in più.

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Maurizio Monti

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