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Valerio Villoresi racconta “il pilota volante” Gigi Villoresi: oltre all’amore del campione di Formula 1 per i motori e per Lina, un giallo (1° parte)

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Il 24 maggio u.s., mi trovavo nello splendido studio commercialista di Valerio Villoresi per due chiacchiere con lui su un appassionante volume dal titolo “A tutto gas e senza freni”, Minerva edizioni. Valerio – che, in verità, è anche uno amico – ha scoperto la sua vena artistica o l’ha consolidata, scrivendo, non solo di personaggi memorabili del passato, ma di parenti. Infatti, non è un’omonimia quella con Gigi Villoresi, il campione di Formula 1 del secolo scorso, ma un’unione di vincoli famigliari, un’eredità storica che Valerio cerca, riuscendoci, di raccontare e trasmettere nelle pagine del suo romanzo, che, magari, un giorno non lontano potrebbe diventare un film.

Valerio Villoresi, nato nel 1969, è di professione un commercialista. Sposato e padre di famiglia, Valerio ha scoperto l’arte dello scrivere qualche tempo fa. Presiede l’Associazione di promozione sociale “Ville, Dimore e Corti Lombarde” e la Fondazione Dario Mellone. Il suo prossimo romanzo verterà sulla vita di un’altra parente, la scrittrice Emilia Villoresi: il libro è dedicato alle donne geniali, coraggiose e sensibili, che affrontano la società maschilista. Non è quest’ultimo un tema così distante dalla realtà attuale. La ricerca di un editore per questo romanzo d’amore, già in fase di completamento, è ancora in atto.

F1) Copertina del libro “A tutto gas e senza freni” di Valerio Villoresi

Nella figura F1 l’opera dell’artista macedone Konstantin Kacev su commissione di Villoresi. 
Fonte: Cover realizzata dall’artista macedone Konstantin Kacev, commissionata da Valerio Villoresi

Recensione “A tutto gas e senza freni” di Valerio Villoresi edito Minerva
Il libro, genere romanzo, scritto da Valerio Villoresi e edito Minerva è avvincente, interessante e commovente, nonché di scorrevole lettura. Il pregio dell’evitare i tecnicismi relativi al mondo sportivo e professionale di appartenenza del protagonista è innegabile nel momento in cui fa sì che la storia di Gigi Villoresi, per mano del suo discendente, non sia ristretta a un gruppo di fan o a chi ama le macchine da corsa; al contrario, si estende a un ampio pubblico variegato. Ciò che emerge, leggendolo, è l’uomo Gigi Villoresi, oltre al “pilota volante”, come era chiamato; lo si sente vicino nelle sue fragilità e incertezze e lo si accoglie nel suo amore, prima, e nel suo dolore, poi, per Lina. La storia romantica fra i due ragazzi ci fa sognare, perché lui è un pilota famoso e lei una bella ragazza giovane e di carattere e perché possono avere tutto; la sofferenza per la forzata separazione ci fa empatizzare con il loro cuore spezzato, perché li sentiamo reali, come due di noi. Diversi i temi che emergono: dalla passione all’indirizzo professionale, dal successo alle sconfitte, dalle opzioni di percorso alle accettazioni di vita, dagli obiettivi carrieristici ai valori famigliari, dai sacrifici alle occasioni giuste, dalle scelte personali ai rapporti di condivisione, da sé all’amore. C’è proprio tutto in queste pagine, che ci regalano un pezzo di storia e di costume. Da leggere. Voto: 8.

Intervista a Valerio Villoresi, scrittore milanese di romanzi biografici

Sul canale Youtube https://www.youtube.com/@alessandrabasile5875 è caricato la video intervista a cura di Alessandra Basile: https://youtu.be/YpQdVZzVUHE

F2) Gigi Villoresi sulla Maserati 

Nella figura F2 Gigi Villoresi in uno scatto che lo ritrae su una macchina da corsa Maserati. 
Fonte: per gentile concessione di Valerio Villoresi (archivio Villoresi)

Basile: Valerio, parliamo del tuo romanzo “A tutto gas e senza freni – Gigi Villoresi amori e dolori di un mito fra Maserati, Ferrari e Lancia”. Partiamo proprio dalla Maserati, che è stata la vera casa e famiglia di Gigi, non è così?

Villoresi: Sì. all’inizio del libro Gigi è anziano e sta nella casa di riposo modenese “La gioia del sole”. Quando la compagna lo ferma disperata, perché lui, a bordo della carrozzina elettrica regalatagli da Schumacher, va al massimo della potenza e rischia di finire sotto una macchina, che si rivela essere una Maserati, Gigi risponde: “Io vorrò andare in Paradiso in Maserati”. Villoresi lo diceva sempre.

Basile: Leggendo il libro, sembra che il suo più grande rammarico sia stato quello di non essersi giocato meglio le sue carte alla Ferrari. Certo, di Enzo Ferrari viene fuori un profilo non proprio empatico.

Villoresi: La diplomazia non era il forte di Gigi, era molto spontaneo, ma faticava a relazionarsi con certi imprenditori pieni di sé, tali anche meritatamente se pensiamo che Ferrari ha creato l’orgoglio del made in Italy. Tuttavia, dal lato umano, l’ideatore della rossa più famosa al mondo era un gran calcolatore. Gigi era, invece, una persona di cuore e dava importanza all’amicizia. Poi, certe cose non le ha mai dimenticate…

Basile: Ti riferisci all’incidente del fratello, Emilio Villoresi. Cosa accadde?

Villoresi: Mi riferisco alla morte del fratello e al fatto che la verità sia sempre stata nascosta. Erano tempi molto difficili per gli imprenditori, perché le macchine non avevano i requisiti di sicurezza che hanno oggi; inoltre, il fascismo non permetteva che dei guasti meccanici o degli incidenti mettessero in dubbio l’industria italiana delle automobili. La stampa estera, d’altro canto, non aspettava che di parlarne male. La verità su Emilio, allora pilota ufficiale dell’Alfa Romeo, non è mai stata appurata, ma, forse, tutto questo ha spinto a nascondere come sono andate le cose veramente, per evitare indagini. La valutazione ufficiale fu che era morto a causa di un malore per una congestione dopo una colazione frugale, fatta prima di mettersi alla guida. Tuttavia, la versione che un meccanico presente al fatto diede a Gigi fu ben diversa: Emilio sarebbe rimasto con il volante in mano, agonizzante sul circuito di Monza.

La più grande preoccupazione generale non era salvare il pilota ma nascondere la macchina.

F3) Gigi Villoresi gioioso 

Nella figura F3 Gigi Villoresi in uno scatto che lo ritrae sorridente.
Fonte: per gentile concessione di Valerio Villoresi (archivio Villoresi)

Basile: Oltre alla parte umana di Gigi, nel libro viene fuori molto bene il rapporto con Emilio, che, se non sbaglio, espresse per primo il desiderio di correre in macchina, pur essendo più piccolo di quattro anni.

Villoresi: Vero. Sembra che, in famiglia, il vero asso fosse Emilio, anche per la competizione con il fratello maggiore; si sottoponeva a dei ritmi di lavoro e allenamento inauditi. Ferrari, accortosi di Emilio, lo chiamò prima di tutti ad essere un pilota ufficiale dell’Alfa Romeo, mentre Gigi era un “freelance”, cioè correva prendendo di nascosto la Fiat Balilla del padre oppure grazie a un nobile danaroso che gli metteva a disposizione una macchina per poi dividersi fra loro i compensi.

Basile: Non riceveva aiuti dalla famiglia?

Villoresi: No. Pur essendo benestante, la famiglia non lo voleva aiutare a coltivare questa passione. Tutto quello che ha ottenuto nella sua vita, Gigi Villoresi se l’è conquistato. Fu un combattente, sui circuiti di Formula 1 così come sul fronte in Grecia, dove passò quattro anni durissimi di cui non amava parlare. A proposito della guerra, ci sono storie incredibili. Per esempio, i tedeschi, a una settimana dalla dichiarazione dell’armistizio, di cui sapevano, circondarono gli italiani, imponendo loro di scegliere fra due opzioni: la consegna immediata delle armi e il giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò oppure esser fatti prigionieri. Villoresi consegnò le armi, ma scappò di notte, unendosi al Generale Infante della divisione Pinerolo, con cui realizzò delle azioni di guerriglia per le quali la divisione si guadagnò il plauso degli alleati inglesi e americani, colpiti dall’eroismo italiano in Grecia. Gigi ricevette una medaglia di bronzo al valore militare.

Basile: C’è un secondo caso in cui Gigi non è il numero uno ma è la ragione del successo di qualcun altro: parlo dell’amico Alberto (Ciccio) Ascari[1], poi diventato il pilota di punta della Ferrari.

Villoresi: Sì. Alla firma del contratto con la Ferrari, Gigi dichiarò: “Io accetto a una sola condizione, ossia che il mio amico Ascari corra con me”. Non ci dimentichiamo che la moglie di Ascari era una carissima amica di Gigi, anzi era stato lui a presentarla all’amico.

Basile: Ma Enzo Ferrari rispose: “Troppo giovane, bisogna aspettare due anni”.

Villoresi: Troppo giovane, sì. Però, Ascari si rivelò un vero talento.

Basile: Oltre che il figlio di un campione…

Villoresi: Esatto. Lo spirito di emulazione del figlio rispetto al padre lo portò, per una beffa del destino, persino a morire alla medesima età e nello stesso giorno: il 26 maggio, con trent’anni di differenza, i due piloti morirono correndo.

Ferrari dava al pilota di punta la macchina revisionata, mentre al gregario (in questo caso Gigi) dava l’auto di turno da sperimentare, per esempio con nuove tecnologie, e quella spesso si rompeva. Ci sono delle scene divertenti descritte nel libro: Ferrari lo vuole far correre con una macchina, ma Gigi si impunta e vuole utilizzare il muletto di prova, allora discutono; il primo lo minaccia che non potrà vincere e che, se così sarà, verrà mandato via; Gigi vince, ma non conquista Ferrari, il quale non amava che la sua leadership fosse continuamente messa in discussione lui o altri.

F4) Gigi Villoresi e Michael Schumacher 

Nella figura F4 Villoresi, anziano, sulla sedia a rotelle regalatagli da Michael Schumacher. 
Fonte: per gentile concessione di Valerio Villoresi (archivio Villoresi)

Basile: Tornando alla prima domanda, la ‘’famiglia’’ di Gigi fu la Maserati e non la Ferrari, giusto?

Villoresi: Beh, se alla Maserati erano tutti amici, in Ferrari c’era molta competizione per emergere agli occhi del capo come il migliore e si facevano un po’ di “guerrette” interne. Tuttavia, devo dirti che su Gigi non c’è mai stata una notizia scandalistica. Si comportava sempre con grande umiltà, per esempio a differenza di Varzi[2]   diversamente dal quale Gigi non ha mai voluto primeggiare; così, una volta spentesi le luci della ribalta, seppe vivere in tranquillità.

Basile: Sì, però, quando arriva in Ferrari quel pilota soprannominato “il Toro”[3], Gigi si inalbera.

Villoresi: Ah sì! “Quel bifolco argentino scorretto!” diceva (ridiamo, ndr). Villoresi si vantava di essere un gentleman, sia con le donne sia con i concorrenti e i colleghi.

Basile: Un gentleman pure nel vestiario, no?

Villoresi: Verissimo. Ci sono delle foto che lo ritraggono, anche da anziano, elegantissimo. Altri piloti, come Farina[4], erano arroganti e supponenti. Quando Gigi capì che il posto di alfiere dell’Alfa Romeo, che era di suo fratello, era finito a Farina, la sofferenza fu tanta: il corridore torinese, ben diverso di carattere da Emilio, si presentava con il sigarone in bocca, sempre circondato da belle donne.

F5) Una foto firmata da Gigi Villoresi 

Nella figura F5 un’immagine di Gigi Villoresi sui circuiti, con la firma dello stesso campione.
Fonte: per gentile concessione di Valerio Villoresi (archivio Villoresi)

Basile: Valerio, due sono le storie nel libro che mi hanno colpita e emozionata: quella famigliare di Gigi, in particolare il suo rapporto con Emilio, e quella sentimentale con Lina, vero nome Angelina.

Villoresi: Il nome corretto è Anzelina, è ucraino. La famiglia? Gigi, purtroppo, nacque nella famiglia sbagliata.

Basile: Perché?

Villoresi: Gigi aveva cinque zii sacerdoti; era una famiglia molto religiosa, di stampo quasi calvinista come visione della vita, ossia la vita doveva essere (solo) fonte di benessere per le generazioni future. Il nonno Eugenio morì a 67 anni – senza nemmeno sapere se sarebbe stato realizzato il suo canale[5], per il quale si era anche indebitato – per logoramento fisico; si era dedicato al dramma della mortalità infantile per denutrizione nei periodi di carestia, poiché spesso la metà del raccolto che andava ai contadini – l’altra metà, per i contratti di mezzadria, andava ai proprietari – non bastava a sfamarli. Altri due zii di Gigi, autori di grandissime opere idrauliche, come il canale Marzano e la bonifica del lago mantovano, oltre ad avere fatto la direzione lavori del canale del padre, avevano devoluto tutto in beneficienza per riscattare la concessione del canale Villoresi dalla società Condotte d’acqua, che l’aveva comprata dagli eredi, e per donarla al Consorzio Eugenio Villoresi, secondo il progetto dell’inventore. Chiaramente, due fratelli di questo nucleo famigliare che erano sempre sulle prime pagine dei giornali con una coppa in mano e vivevano in un ambiente che i parenti così riservati non ritenevano adatto a lasciare qualcosa per l’umanità non erano proprio ben visti. Gigi e Emilio si sono sempre scontrati con la loro famiglia, madre esclusa. Accadeva lo stesso a Emilia, la cugina poetessa ostacolata in casa per la sua artisticità, salvo che dalla madre. Io ho cercato di smorzare, nel libro, questo conflitto così vivace.

Gigi è morto povero, anche perché gli zii, ritenendolo un nipote un po’ degenere, lo avevano diseredato. Tutto questo perché svolgeva un’attività sportiva agonistica a livello professionale!

Basile: Un’attività, però, molto pericolosa, anche perché allora non c’erano le norme di sicurezza.

Villoresi: Oh sì! C’era una mortalità altissima. Non esistevano le cinture di sicurezza, correvano con dei caschetti di cuoio. Gigi si guadagnò l’appellativo di “pilota volante”, perché in un circuito a Montecarlo letteralmente decollò, venendo sparato fuori dall’abitacolo e…

Basile: …e ciononostante sopravvisse! Gigi sopravvive tutte le volte, a dispetto dei tanti incidenti!

Villoresi: Sì. Accadevano delle cose tragiche, ma lui sembrava guidato dalla provvidenza, non solo in macchina, ma anche sul fronte greco, eppure non si sottraeva ai rischi, lui era sempre in prima linea a combattere. Forse era protetto dal suo angelo custode. Quando andò a Indianapolis, gli americani, prima, guardarono Gigi con diffidenza perché italiano – concorreva l’immagine perdente del nostro paese fuori dalla guerra – e, poi a fine circuito, si spellarono le mani dagli applausi, colpiti dalle rimonte e da altri fatti incredibili accaduti durante la corsa. Lo stesso dicasi della gara a Montecarlo dopo la guerra.

F6) Gigi ed Emilio Villoresi

Nella figura F6 i due fratelli piloti Villoresi in uno scatto che li ritrae insieme felici. 
Fonte: per gentile concessione di Valerio Villoresi (archivio Villoresi)

Basile: A un certo punto, Gigi Villoresi viene premiato da Paolo di Grecia[6]. E sviene.

Nel prossimo numero la seconda parte dell’intervista.

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Ascari

  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Varzi

  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Froil%C3%A1n_Gonz%C3%A1lez

  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Nino_Farina

  5. Il canale prende le acque dal fiume Ticino (loc. Panperduto), nel comune di Somma Lombardo. Dopo aver percorso 86 chilometri, nelle provincie di Milano e Monza Brianza, si butta nel fiume Adda (comune di Cassano d’Adda).

  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_di_Grecia

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

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