Massimiliano Finazzer Flory, ex assessore alla cultura di Milano durante la giunta Moratti e membro del CdA, ricostituito ex novo nel 2023, del Piccolo Teatro, si racconta, in questa intervista, argomentando tematiche attuali come l’intelligenza artificiale e condividendo i suoi prossimi progetti che spaziano fra teatro, film, libri, festival. L’amore per le biografie di personaggi illustri – come, soprattutto, Dante e Borges – caratterizza Massimiliano nel suo operato sul palco, dietro alla macchina da presa e a livello editoriale, ma anche nel suo ruolo all’interno del mondo teatrale strehleriano. Se l’interesse per la vita è il tema della sua esistenza, come lui stesso dichiara, l’amore di Massimiliano per i classici, come la Divina Commedia, è il comune denominatore dei poliedrici progetti che realizza. Le sue sfide artistiche sono sempre condotte alla luce di un grande valore, di un credo: la cultura.
Intervista del 20 febbraio u.s. nell’affascinante chiostro del Piccolo Teatro in via Rovello, Milano
Video intervista completa (realizzata e montata da Alessandra Basile):
https://www.youtube.com/watch?v=VJt-1xzZ9LA&t=2s
Massimiliano inizia l’intervista con una domanda in luogo di una risposta: “Chi sono, chi siamo?”. Precisa poi che “questa è la domanda che il teatro offre allo spettatore ogni giorno” e cita il pensiero di Luca Ronconi in proposito, ossia “ogni spettatore è il pubblico, (..) il teatro è un luogo di contatto, innanzitutto interiore”. Passando a Necrosius: “il teatro è essere qui e ora e poi non essere più”.
Il nostro illustre intervistato ci dice di essersi sempre occupato di biografie, perché sono il “tema della mia vita: mi interessa bios[1], la scrittura della vita, aggiungendo che il teatro è una drammaturgia dello spazio che, come direbbe Peter Brook, qualcuno attraversa e un altro osserva, nasce lì l’azione teatrale e che può essere confinato, se noi parliamo di Classici”.
Basile: Massimiliano, il tuo amore per i classici è indubbio. Cosa e chi sono per te? Forse, possiamo capire meglio il presente e immaginare il futuro, rileggendo le opere d’arte classiche?
Finazzer Flory: I classici sono i nostri paradigmi, i nostri padri, a volte i nostri fantasmi o spiriti; Virgilio certamente lo è stato. Non ci sarebbe Virgilio senza Dante, né Dante senza la nostra tradizione, il cui fuoco mi interessa tenere acceso. Canetti diceva che solo uno stolto può pensare che un libro letto vent’anni prima possa avere dentro le stesse cose. Io stesso sono cambiato. Cerchiamo, piuttosto, gli spettacoli che abbiamo perso in una lotta perduta, ma non perdente.
Basile: Classici e non, ieri e oggi, teatro e tecnologia. Un tuo parere?
Finazzer Flory: Parlare di teatro oggi vuol dire rendersi conto senza astio che questa è l’epoca dello sviluppo tecnologico, ma con preoccupazione guardare a una regressione umanistica. La domanda del tempo è: qual è il rapporto, oggi e in prospettiva, fra teatro e tecnologia? Secondo Pasolini, noi dobbiamo guardare con attenzione e gettare luce dove vi è ombra; la luce deve andare verso un bene inconsumabile, che non potrà mai essere oggetto di alcuna tecnologia, quindi il tema è la poesia, ossia, se restiamo poetici, possiamo parlare di poetica del teatro. A proposito di teatro, uno dei nostri maestri, Strehler, diceva che si tratta di un atto umano; il teatro dà l’opportunità di essere umani quotidianamente. Lì sta tutta la nostra intelligenza, di cui quella artificiale non è altro che, nel migliore dei casi, una sovrastruttura economica oppure, nel peggiore, finanziaria.
Basile: Quindi che succederà?
Finazzer Flory: Succederà che, di fronte a un’omologazione di massa di natura tecnocratica, avremo ancora l’opportunità di concentrarci sulla vita, di stare onlive, invece che online.
Basile: Tu hai commemorato grossissimi personaggi della storia e cultura, non solo italiana, dall’amato Dante a Da Vinci a Baudelaire e così via, attraverso pièce teatrali, film, libri, festival.
Finazzer Flory: Io sono un mitteleuropeo e ho vissuto l’“infelice Europa”. A me piace ricordare i maestri, perché credo sia un mio dovere farlo ed è un lustro per me onorarli.
A proposito di mass media, Massimiliano considera il mezzo televisivo un elettrodomestico (come dargli torto?), ben lontano da un’opera d’arte quale può essere il cinema, e definisce i social, oggi tanto in voga, un soggetto da conoscere e interpretare per poterci poi dialogare.
Basile: Tu sei stato assessore alla cultura dal 2008 al 2011, sotto la giunta milanese della Moratti.
Finazzer Flory: Sì. Più che l’assessorato, per me conta la cultura. Quanto conta la cultura nel potere? È importante capirlo. Se la cultura riconosce il nostro passato e rappresenta il nostro avvenire, la politica si occupa di un presente, oltre tutto spesso relativo. Di certo la cultura non può essere uno strumento di marketing per la politica, si dissolverebbe in una mera comunicazione priva di comunità.
Basile: Fra gli incarichi che hai ricevuto, c’è quello della direzione artistica del festival di Chiavari.
Finazzer Flory: Sono il direttore artistico delle “Giornate di Chiavari”. È un festival interdisciplinare (30 maggio/2 giugno) che offre delle date, come la Festa della Repubblica, che hanno cambiato questo paese – torniamo al tema degli anniversari – e l’opportunità di chiederci di che Italia stiamo parlando. Al centro della manifestazione, che riunisce teatro e cinema, cugini di una famiglia che spesso non si siede allo stesso tavolo, la cultura, con un focus sull’articolo 9 della costituzione[2].
Basile: Tu hai diretto due collane editoriali e collaborato con il Corriere della Sera.
Finazzer Flory: Sì. La scrittura si fa arte, quando riusciamo a incarnarla, restituendole con la parola orale la potenza di quella scritta. Io credo che siamo mediatori e interpreti fra testo e contesto, mentre lo spettacolo è un pretesto: non va confuso il teatro con lo spettacolo, che è solo una conseguenza, a volte felice e altre no.
Tra i progetti futuri di Massimiliano, tre in particolare: il ritorno in scena di uno spettacolo ispirato a Borges, con le musiche di Piazzolla, presso l’istituto dei ciechi e con un tour internazionale; un libro sui piccoli borghi italiani, con tracce del medioevo, percorsi da Dante, maestro di preghiera; un film sul primo mecenate moderno, Galeazzo Arconati, e sulla più importante statua romana del primo secolo dC[3].
“La luce che sto cercando sta nel buio di un’alba, di un’attesa, e anche questa, forse, è una prospettiva culturale”.
Nel 2020, Massimiliano Finazzer Flory scrisse e diresse “La Musa inquieta” su Marta Marzotto, un corto inserito in una collana audiovisiva “su dei personaggi, nati poveri e diventati ricchi, che ci hanno offerto il loro stile personale come chiave di lettura della propria storia”.
Basile: Ed eccoci al Piccolo Teatro, del cui CdA tu fai parte dal 2023.
Finazzer Flory: Sì. È il più importante teatro pubblico d’Italia con una vocazione internazionale. Visto che la targa del Piccolo Teatro è di Teatro d’Europa, dobbiamo chiederci di che Europa stiamo parlando, un’Europa che non mi sembra abbia sempre voglia di parlare di cultura, il che costituisce un problema serio. Le istituzioni devono continuare a credere nel teatro, ossia nella democratizzazione di un’esperienza di bellezza e in un luogo di educazione civica. La cultura ha un’importanza nel paese e nel quotidiano di ognuno di noi.
Basile: Ai giovani cosa consigli?
Finazzer Flory: Di rimanere se stessi. Non c’è nulla di più spettacolare della sincerità.
Basile: Massimiliano, ultime due domande: la tua cantica preferita ed un aggettivo per definirti.
Finazzer Flory: Il Paradiso, spesso sottovalutato, ma anche il più spirituale. Felicemente inquieto.
Ringrazio Massimiliano per la sua disponibilità e la fiducia e per l’interessantissima condivisione.
Conclusione
In chiusura della videointervista, il noto e colto – a livelli lontani dalla media dei nostri connazionali – Massimiliano Finazzer Flory ci regala una breve ed incisiva interpretazione di alcuni magnifici versi appartenenti proprio al Paradiso dantesco. Buona visione e, soprattutto, buon ascolto!
[1] βίος (bíos): indica le condizioni, i modi in cui si svolge la nostra vita. Zoé è dunque la vita che è in noi e per mezzo della quale viviamo (qua vivimus), bios allude al modo in cui viviamo (quam vivimus), cioè le modalità che caratterizzano ad esempio la vita contemplativa, la vita politica ecc.
[2] Art. 9 cost: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Pompeo_Arconati
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com