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L’S&P500 alla prova di un ottobre infuocato dalle elezioni

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Il principio del prendi e scappa.

Nel nostro articolo pubblicato sulla sezione gratuita di Traders’ Magazine il 26 settembre scorso

(link: https://www.traders-mag.it/settembre-positivo-continua-anche-ottobre/ ), avevamo sottoposto ad analisi statistica stagionale i 33 anni nei quali l’S&P500 ha avuto un periodo positivo fra il 9 e il 26 settembre, come avvenuto nel 2024.

In tali 33 anni, per 25 volte il periodo successivo 27 settembre – 18 ottobre è stato positivo, con un rialzo medio del +2.70%. Analogo il ribasso medio (-2.60%) negli otto anni negativi: il livello di oscillazione medio, quindi in tale periodo, prendendo come asse mediano di partenza il prezzo 5800 è di 5650 al ribasso e 5950 al rialzo.

Come sempre abbiamo visto, concentrando l’analisi sui soli anni elettorali, la distorsione creata dal clima pre-elettorale, dà origine a significative variazioni rispetto all’analisi stagionale base.

Focalizziamo la nostra attenzione proprio su tali distorsioni e sui conseguenti punti di inversione più probabili che possono verificarsi nei prossimi 20 giorni. Sarà anche argomento di discussione nella prossima Classroom di martedì prossimo 1 ottobre, a cui potrai partecipare se sottoscrivi l’abbonamento a Traders’ Magazine, se già non lo hai fatto (rispondi a questa email con il tuo nome, cognome e numero di telefono se vuoi abbonarti).                                           

Andando a variare gli elementi stagionali dell’articolo citato, pubblicato il 26 settembre scorso, e concentrando l’attenzione sui soli anni elettorali, si nota subito il peso dell’anno 2008, che rende la curva molto negativa.

Ottobre, nel 2008, è stato un anno cruciale della crisi finanziaria e lo togliamo quindi dall’analisi, considerandolo un outlier troppo distorsivo.

Dal 1957, escludendo il 2008, possiamo contare su 15 anni elettorali, dei quali 10 sono positivi e 5 negativi: una percentuale di positività non dissimile, a livello statistico, da quella calcolata senza tenere conto delle elezioni, e anche una somiglianza nei valori medi di rialzo e ribasso: +2.54% per gli anni in rialzo, -2.83% per gli anni in ribasso.

La curva presenta tre momenti chiave di potenziale cambio di trend.

Il primo momento è proprio nella fase iniziale del mese: questo, peraltro, accade spesso, specie nelle chiusure trimestrali, quando avvengono i riposizionamenti.

E’ quindi possibile, da un punto di vista della stagionalità, un po’ di ribasso fra l’1 e il 3 ottobre.

I segnali effettivi di ribasso, nella situazione attuale, sembrano peraltro piuttosto deboli: negli ultimi due giorni di borsa, giovedì e venerdì scorso, l’S&P500 ha bucato, senza romperlo, il livello 5816 (che chi ha partecipato alla classroom del 24 settembre ricorderà questo prezzo come resistenza tecnica dal punto di vista grafico), ma si è ritratto entrambe le volte.

Fino a 5833, l’area di resistenza appare ancora robusta almeno fino alla giornata del 30 settembre, ma la proiezione verso l’alto lambisce quota 5880.

Venerdì scorso il Nikkei, sulla scia della notizia di elezione di un nuovo Primo Ministro, dato come favorevole al rialzo dei tassi, è crollato miseramente di 4 punti percentuali, con movimenti del dollaro yen da paura.

Le borse americane sembrano non essersene accorte, e di avere invece tenuto in considerazione molto di più tutti gli speech dei governatori FED che si sono avvicendati nella giornata di venerdì, facendo la consueta confusione di opinioni e creando, nella parte finale della seduta, anche un rialzo della volatilità.

Il risultato è stato un picco del Dow Jones, che è rientrato quasi del tutto, peraltro facendolo chiudere in debole positivo, ma una chiusura negativa sia per il Nasdaq che per l’S&P500, e tali divergenze, come noto, a noi non piacciono per nulla.

Ciò che colpisce più di tutti, peraltro, è la prezzatura furibonda delle put, dove l’intenso afflusso di posizioni di copertura dei portafogli, induce i market maker a tenere altissime le quotazioni, in numerose fasce delle out the money.

Proseguendo con l’analisi stagionale pre-elettorale, i giorni fra l’8 e l’11-14 ottobre appaiono i più controversi come direzione del mercato: la statistica si rovescia a favore di un ribasso in 9 casi su 15, contrassegnando due punti di inversione (un probabile massimo prima e un probabile minimo poi).

Da tale possibile minimo, l’S&P500 torna ai parametri statistici dell’intero mese, andando in direzione rialzista in concomitanza con la data della scadenza tecnica, che cade il 18 ottobre, giorno conclusivo del segmento preso in considerazione sulla nostra analisi.

La sorpresa viene poi, 10 volte su 15, nel periodo successivo 21-28 ottobre, dove prevale il ribasso e nei quali i giorni 25-29 ottobre appaiono essere i più critici: avremo modo di approfondirlo nei prossimi articoli, man mano che verificheremo che cosa avverrà nella prima parte del mese.

Sembra l’annuncio di un ottobre piuttosto movimentato. Ce lo conferma anche l’analisi sul Vix, che sarà oggetto di attenzione nel prossimo articolo.                                             

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Maurizio Monti

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