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La guerra vera l’ha dichiarata Wall Street

Ultima ora

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Disastro in corso.

L’euforia fa sentire bene.
Nell’articolo pubblicato ieri nella rubrica Ultima Ora del sito di Traders’ Magazine

https://www.traders-mag.it/come-2008-non-proprio/

abbiamo evidenziato la differenza fondamentale tra l’attuale situazione dei mercati e l’inizio della grande crisi del 2008.

Questo, ovviamente, non significa che non potremmo assistere a un’altra grande crisi.

Anzi, chi segue i nostri contenuti sa che, entro la fine del mandato di Trump, abbiamo indicato come altamente probabile una grande crisi con un ribasso dei mercati superiore al 30% — e lo diciamo dall’inizio del suo mandato.

Abbiamo anche precisato che, nel clima di grande euforia all’inizio del mandato di Trump, siamo stati tra coloro che, in modo assolutamente categorico, non hanno creduto a una nuova età dell’oro, come quella che lui stesso cercava di predicare.

E proprio per questo siamo stati anche criticati, se non talvolta insultati, da chi era trascinato da quella grande euforia.

Li comprendiamo, peraltro.

L’euforia fa sentire bene, molto più dello stress generato dalla preoccupazione.

 

La Grande Crisi durante la Presidenza Trump
Chiarito quanto sopra — e ribadiamo, sia chiaro — riteniamo che la probabilità di una grande crisi entro la fine del mandato di Trump (2026-2027) sia elevatissima.

La differenza rispetto al 2008, come enunciato nell’articolo citato, sta nel clima di sfiducia totale, pubblica e assoluta da parte dei grandi investitori istituzionali nei confronti delle decisioni della nuova amministrazione.

Se Trump continua con questo approccio, come sta facendo, non è da escludere che la crisi venga innescata già ora, in anticipo rispetto alla previsione ciclica.

Tuttavia, riteniamo più probabile che il Presidente rimescoli un po’ le carte, nonostante le sue dichiarazioni secondo cui “non tornerà indietro”.

Se non lo fa, l’interruttore della grande crisi è già stato attivato.

La Storia
Di un clima di totale sfiducia — se non addirittura di conflitto — da parte degli investitori istituzionali nei confronti di un Presidente, abbiamo pochi esempi nella storia.

In un nostro articolo precedente citammo Hoover, Presidente ai tempi della Grande Depressione, predecessore di Roosevelt, che riuscì a inimicarsi tutta Wall Street.

Ma, in realtà, le borse erano già crollate, e le critiche si concentrarono più sulle misure adottate dopo il crollo che non su quelle precedenti. Le cause del crollo del 1929 erano ben diverse: prima fra tutte, l’eccesso di leva finanziaria nella possibilità di acquisto di titoli azionari — dunque, cause interne al sistema finanziario.

 

L’attacco a Powell
Nella giornata di venerdì 4 aprile abbiamo assistito a una necessaria difesa da parte di Powell dell’indipendenza della Federal Reserve dalla politica.

Trump ha sollecitato le sue dimissioni e dichiarato l’intenzione di volerlo sostituire.

Non c’era modo peggiore per far infuriare ancora di più gli investitori istituzionali.

E se il mercato si arrabbia, scatta il panico — e panico c’è stato.

La mappa
Nel nostro articolo riservato agli abbonati, pubblicato nel numero 143 di Traders’ Magazine il 23 marzo scorso

https://www.traders-mag.it/crolla-risorge-prevarra-paura/

avevamo descritto la seguente mappa, derivata da una delle nostre analisi algoritmiche-stagionali.

“Dove va l’S&P500?
Se vogliamo considerare la possibile entità dell’affondo, negli anni essa è stata molto variabile: da meno di 1 punto percentuale fino a quasi -8% rispetto alla chiusura del 13 marzo.

Prendendo il prezzo di 5580 come riferimento (chiusura del 13 marzo) e il valore storico dell’affondo più significativo, avremmo una massima estensione ribassista a 5133.

Nell’analisi grafica, il minimo potrebbe formarsi circa 630 punti sotto il massimo del rimbalzo. Se il massimo fosse 5785, primo livello previsto dal lato alto, il minimo sarebbe nell’area dei 5150.

Livelli intermedi, secondo l’analisi grafica, si presentano numerosi: a 5400, 5310, 5237 e 5163.

Tali livelli risultano coerenti con percentuali di affondo già verificatesi nello storico.

Ciò che il 23 marzo sembrava irreale — il minimo più profondo a 5133 — è stato sfondato fino a 5074 nella giornata di venerdì 4 aprile, anche se in chiusura si è risaliti sopra i 5100.

Questo dimostra — se ce ne fosse ancora bisogno — che un conflitto tra Wall Street e il Presidente degli Stati Uniti, come quello attuale, è capace di spaventare il mercato ben più dei dati macroeconomici negativi.

E ora?
Ora dobbiamo guardare alla settimana entrante.

In questo articolo, gratuito e rivolto a tutto il nostro pubblico, analizziamo il comportamento stagionale di breve termine del VIX.

Nel prossimo articolo, riservato agli abbonati di Traders’ Magazine, esamineremo i possibili scenari per l’S&P500 — che, come vedremo, sono ben più complessi.

 

Il Vix secondo analisi stagionale.

‍Clicca sull’immagine per ingrandire
Vix 25 marzo-3 aprile su anni selezionati

Abbiamo preso in considerazione solo gli anni in cui il periodo 25 marzo – 3 aprile ha registrato un’accelerazione della volatilità.

Nell’articolo pubblicato nella notte del 4 aprile

https://www.traders-mag.it/come-2008-non-proprio/

avevamo anticipato:

“E se nessuno acquista, i prezzi rotolano: ed è questa la principale ragione dell’aumento di volatilità.

Il VIX a 40 — lo vedremo nei prossimi articoli — non si è mai verificato nella storia un’accelerazione della volatilità come quella tra il 25 marzo e il 4 aprile. Mai.”

Il grafico si ferma al 3 aprile, ma dal punto di vista dell’accelerazione della volatilità non cambia nulla.

La massima accelerazione storica in questo periodo si era registrata nel lontano 1994.

Ma Trump è riuscito a imprimere alla volatilità un’accelerazione superiore al massimo storico, anche se solo di qualche punto percentuale.

‍Clicca sull’immagine per ingrandire
Vix 7-11 aprile su anni selezionati

Negli stessi anni presi in esame per il campione statistico, in 8 casi su 14 il periodo 7–11 aprile ha visto un calo della volatilità.

Al contrario, nei rimanenti sei casi, il VIX ha registrato un incremento, con un’estensione massima tra inizio e fine periodo del +21,78%.

In ipotesi, questo corrispondebbe a un VIX che vola a quota 55.

Niente di buono, specialmente se si dovesse assistere a un nuovo record rispetto al passato, con incrementi addirittura superiori alle analisi stagionali.

 

Non è detto.
Non è detto che tutto debba necessariamente andare al peggio — ma i segnali ci sono tutti.

L’intera prossima settimana potrebbe essere a rischio di un ulteriore ribasso: nel prossimo articolo analizzeremo i livelli chiave sull’S&P500.

Un preludio positivo sarebbe l’inizio di una fase di lateralizzazione sui minimi, con qualche affondo ulteriore, ma in un contesto di possibile rimbalzo tecnico.

Ricordiamo che, in articoli precedenti (e anche nelle ultime due Classroom), avevamo individuato una probabilità compresa tra il 72% e l’80% di vedere l’S&P500 sopra il minimo del 13 marzo entro il 5 maggio: ovvero sopra i 5561 punti nel future.

Quanto conti davvero la probabilità, con Trump di mezzo, è difficile da stimare.

Ma questa è la situazione.

 

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