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L’arte che potrebbe nuocerti gravemente

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Arte e Professione.

Alcuni mesi or sono, voci di corridoio davano BlackRock molto attendista e restìa a stimolare il mercato con nuovi acquisti.

Si diceva, c’era molta delusione sul comportamento della FED, che era intervenuta troppo tardi per cercare di domare l’inflazione, sottovalutandola e posticipando eccessivamente gli interventi.

BlackRock ora è sotto la lente di 19 procuratori statunitensi per problemi legati alla gestione di alcuni fondi.

In contemporanea a tale notizia, che non è più un rumor, ma è ufficiale, l’amministratore delegato di BlackRock ha venduto massicciamente le azioni della sua società.

Anche questo è ufficiale, risulta dai documenti pubblici della SEC.

Ovviamente questo tipo di inconvenienti possono capitare e l’indagine di 19 procuratori (non proprio uno … diciannove) può rivelarsi un nulla di fatto.

E la vendita di azioni da parte dell’amministratore delegato può essere una semplice misura prudenziale legata ad una previsione di possibile aumento di volatilità sul titolo, anche a causa dell’indagine di cui sopra.

Sul mercato, in questo momento, i grandi operatori continuano a manifestare opinioni divergenti: Morgan Stanley e Jp Morgan, ad esempio, formulano due pareri esattamente opposti sulle sorti del mercato.

Come sempre quando c’è una ripresa dopo una forte discesa, nessuno sa se la ripresa è un rimbalzo prima di continuare il ribasso o la prima onda di una nuova fase rialzista.

Quanto sopra ci dice una cosa: che dietro gli istituzionali ci sono degli uomini.

Che possono sbagliare, perché sicuramente, ad esempio, uno dei due, Jp Morgan o Morgan Stanley, sta sbagliando. O anche BlackRock, magari ha commesso qualche errore, oppure no.

Quello che ci differenzia e tanto dagli istituzionali è che se loro sbagliano, e stanno all’interno dei parametri di controllo del rischio, hanno i mezzi per rimediare. E’ anche vero che quando vanno fuori da quei parametri, fanno delle voragini colossali.

Noi, per quanto robusti possiamo essere dal punto di vista finanziario, non abbiamo analoga forza.

E’ quello che dobbiamo tenere ben presente.

C’è una differenza fondamentale fra essere artisti del trading ed essere professionisti.

La prima forza degli istituzionali è di appartenere alla seconda categoria. E in questo, dovremmo prendere esempio da loro.

L’Italia è piena di artisti del trading. Persone che, si presume, guadagnino dal trading.

Il fatto che guadagnino, ammesso sia vero, non significa che saranno in grado di fare guadagnare gli altri. Perché se sono degli artisti … l’arte non è trasferibile, in realtà.

Nel trading in opzioni, per la naturale flessibilità dello strumento, c’è molta tendenza a fare gli artisti e non a seguire un sano criterio professionale.

Il sano criterio professionale non significa non sbagliare mai. Sbagliano anche gli istituzionali, pensa se non sbagliamo noi.

Ma l’errore all’interno di un comportamento professionale fa parte delle regole del gioco.

L’errore fatto da un artista è molto meno comprensibile: l’artista lo considererà come elemento della propria arte, lo nasconderà come errore, perché l’artista ama esibire, non condividere.

Guadagnerà lui, non è detto sia capace di far guadagnare gli altri.

Non è detto neanche che sappia esattamente perché guadagna e quindi, quando lo spiegherà, non riuscirà a spiegarlo per intero e non rinuncerà a comportarsi da “artista”.

In un webinar imperdibile, mostriamo un modello di trading in opzioni subordinato a regole ferree, dove non c’è nessuna componente artistica, ma solo regole dettate da un criterio professionale rigoroso e da dati scientifici.

Passione, certo… ma la professione di fare trading in opzioni è cosa molto diversa dall’arte.

 
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P.S.: Arte e professione, ci avevi mai pensato? Guardiamoci dagli artisti del trading. Non fanno al caso nostro. Potrebbero, anzi, nuocerci gravemente.

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