Primo comandamento, non perdere
Nella mitologia greca e romana, Apollo è il dio della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e della profezia. È per questo forse che il famoso progetto spaziale degli anni ‘60 e ‘70 di conquista della Luna porta il suo nome.
È l’intelletto umano che sfida se stesso a superare i propri limiti, la scienza nella sua massima espressione che porta per la prima volta (per quanto ne sappiamo) una specie senziente a calpestare un pianeta diverso da suo…
è “un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità”.
Era il 16 luglio 1969 quando partiva dal Kennedy Space Center l’Apollo 11.
Il boato è impressionante. Quello che si è appena acceso sulla piattaforma di lancio 39A è il Saturn V, il razzo più potente mai costruito dall’uomo fino a quel momento.
È un bestione di 3000 tonnellate alto 110 m, più del Duomo di Milano. Dietro la sua progettazione c’è Wernher von Braun, l’uomo che durante il secondo conflitto mondiale aveva dato alla Germania nazista i razzi V2.
Con una spinta di 34,5 milioni di newton, il Saturn V è in grado di far uscire il modulo lunare Eagle e il modulo di comando Columbia con il suo equipaggio dal pozzo gravitazionale terrestre e dirigersi verso la Luna.
Neil Armstrong, “Buzz” Aldrin e Mike Collins sono pronti a fare la storia.
In poco più di un minuto i tre astronauti superano il muro del suono. Si stacca il primo stadio. Si stacca il secondo.
Poi il terzo stadio porta l’equipaggio in orbita terrestre a 185 km di quota.
Un’orbita e mezza, un giro e mezzo del mondo, un’alba e un tramonto, ed il terzo stadio è chiamato al suo ultimo compito: dare la spinta sufficiente per arrivare a una velocità di 39.000 km/h, necessaria per infilare la traiettoria di inserzione lunare.
Trascorre circa un’ora e mezza dal lancio quando il terzo stadio si separa e il Columbia effettua la manovra di aggancio con l’Eagle, il veicolo che quattro giorni dopo Armstrong e Aldrin porteranno a posarsi sul Mare della Tranquillità, vicino all’equatore lunare.
Il lungo viaggio verso la Luna e verso quella che probabilmente è la più grande impresa del genere umano è cominciato.
Sono passati 53 anni da quel giorno storico.
Le tecnologie sono andate avanti, la voglia di esplorare un po’ meno, quella di farci la guerra è rimasta uguale. Dove andremo nei prossimi secoli non ci è dato saperlo.
Einstein ha detto “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.”
Potremmo annientarci a vicenda. O potremmo diventare una specie multiplanetaria.
Sta a noi scrivere il futuro, e solo la Cultura e la Conoscenza che ci ha permesso quel “primo passo”, potrà portarci a farne altri, nuovi e bellissimi… fino alla conoscenza dell’intero universo.
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Michele Monti
Team editoriale
Istituto Svizzero della Borsa