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Come nasce un crollo finanziario

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La promessa di un sogno d’oro
Era il 1820 e i giovani Stati Uniti stavano attraversando un periodo di espansione e ottimismo.

Un futuro promettente si profilava all’orizzonte e le opportunità di ricchezza sembravano infinite. 

L’economia prosperava grazie all’espansione dell’agricoltura, all’incremento del commercio e alla nascita delle fabbriche. 

Il governo, da parte sua, non si intromise eccessivamente negli affari economici, il che diede libero sfogo a un mercato pressoché illimitato. 

Fu in questo clima di prosperità, permeato da sogni di facile ricchezza, che ebbe inizio la speculazione edilizia dilagante, in particolare nei territori occidentali, dove il governo degli Stati Uniti stava iniziando a svendere vaste aree di terreni pubblici. 

Le banche iniziarono a offrire credito senza controllo e quella che sembrava un’opportunità per fare fortuna si trasformò rapidamente in una bolla economica.

All’epoca nessuno sapeva che il sistema poteva essere a rischio.

Il presidente degli Stati Uniti Andrew Jackson, entrato in carica nel 1829, assunse una posizione fermamente contraria alle banche e alle istituzioni finanziarie centralizzate.

Una delle sue decisioni più radicali fu l’eliminazione della Seconda Banca Nazionale, un istituto che fungeva da banca centrale del Paese, responsabile della regolamentazione dell’offerta di moneta. 

Jackson considerava questa banca uno strumento di corruzione e la sua chiusura lasciò il Paese senza un sistema bancario stabile e centralizzato.

 

La bolla immobiliare e la speculazione incontrollata
Durante la presidenza di Jackson, le banche statali iniziarono ad ampliare i loro prestiti, soprattutto per l’acquisto di terreni federali.

Questo boom immobiliare fu determinato da diversi fattori, tra cui la crescente domanda di terreni in Occidente e una politica monetaria espansiva che consentì alle banche di emettere più banconote di quante ne potessero effettivamente coprire con oro e argento. 

Nonostante la mancanza di una regolamentazione coerente, la voglia di espandere i terreni era vorace. 

Gli investitori, dai piccoli imprenditori ai grandi proprietari terrieri, cominciarono ad acquistare grandi quantità di terreno. 

I terreni vennero acquistati nella speranza che il loro valore continuasse a salire, ma come spesso accade con le bolle economiche, questo aumento dei prezzi non si basava su solidi principi fondamentali, bensì su pura speculazione. 

La maggior parte degli acquirenti aveva fatto ricorso al credito agevolato fornito dalle banche, che gonfiavano artificialmente i prezzi dei terreni. 

Ciò che stava accadendo nel Paese era un mix pericoloso: un’inflazione dei prezzi dei terreni che superava ogni valore reale, un credito facile che non teneva conto della capacità di rimborso e una valuta instabile senza solide basi. 

La speculazione raggiunse livelli così elevati che molti acquirenti di terreni cominciarono a considerare i loro acquisti come investimenti quasi sicuri. 

Tuttavia, questa illusione di sicurezza era destinata a sgretolarsi.

 

Il crollo bancario e il disastro.
La storia del crollo economico del 1837 ha un inizio apparentemente innocente: l’amministrazione Jackson, di fronte all’aumento dell’inflazione e della speculazione, decise di adottare misure drastiche per arginare la crisi. 

Nel 1836 Jackson emanò il Deposit Order, che stabiliva che le terre federali potessero essere acquistate solo con oro o argento e non con le banconote non garantite che le banche emettevano in eccesso.

Questa decisione fu una risposta diretta alle speculazioni dilaganti, ma si rivelò il primo passo verso il disastro. 

Con la nuova politica, le banche sono state costrette a modificare il loro comportamento.

Molte di esse, che in precedenza avevano operato con un sistema di prestiti espansivi, si sono trovate ad affrontare una crisi di liquidità. 

Non riuscirono a sostenere l’enorme quantità di banconote emesse, garantendone il concambio in oro, il che portò a un’ondata di fallimenti bancari in tutto il Paese. 

In un batter d’occhio la bolla immobiliare scoppiò.

Il calo dei prezzi dei terreni è stato drastico. 

I valori crollarono drasticamente e gli acquirenti si ritrovarono con immobili che non valevano più nulla. 

Le banche, non riuscendo a riscuotere i prestiti concessi per gli acquisti di terreni crollarono.

I risparmi di migliaia di cittadini svanirono e le aziende iniziarono a chiudere per mancanza di credito.

Il tasso di disoccupazione aumentò vertiginosamente e il paese sprofondò in una profonda depressione economica che durò diversi anni.

 

La reazione: conseguenze e riforme
Il panico del 1837 lasciò un segno indelebile nella storia economica degli Stati Uniti. Negli anni successivi il Paese affrontò una grave recessione, ma le lezioni apprese furono fondamentali per le future riforme economiche.

Le banche cominciarono ad essere monitorate con norme più stringenti.

Nondimeno, per effettuare riforme realmente efficaci, gli Stati Uniti ebbero bisogno di una seconda crisi finanziaria, quella del 1907: sei anni dopo nacque la Federal Reserve, istituita per proteggere il sistema finanziario statunitense. 

Ne parleremo in un prossimo articolo.

 

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