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Dove si bilancerà la divergenza dei mercati Europa/USA?

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Euforia europea.

Nei giorni scorsi avevamo anticipato che dopo il 30 dicembre, davamo più probabilità ad un mercato rialzista, con possibile picco entro la prima decade di gennaio. 

Dopo il dato del non-farm payroll pubblicato alle 14.30 di venerdì scorso, i mercati hanno decisamente preso la strada del rialzo.

Il dato confermava il buon momento del mercato del lavoro americano, con un numero di posti di lavoro creati superiore alle attese, ed in linea con i dati forniti dall’ultima rilevazione ADP.

Nella volta precedente, il mese scorso, un analogo dato positivo aveva creato una turbolenza ribassista: fu la paura che la FED interpretasse tale informazione per inasprire ancora più decisamente la politica restrittiva.

Per qualche fantasiosa ragione, questa volta, il dato positivo, accompagnato da un tasso di disoccupazione tornato al 3.5%, di nuovo un record assoluto da decenni, ha creato una reazione rialzista, quasi un sintomo di ritorno alla normalità.

L’S&P500, dopo avere superato quota 3925, è andato a chiudere a 3913.50, con un progresso del 2.21%.

Gli europei, più propensi all’euforia rialzista ormai da alcune settimane rispetto agli americani, hanno seguito subito la scia, guidati daEurostoxx e Dax: il primo ben oltre i 4000 punti, il secondo con il future sopra 14700. L’Eurostoxx aveva normalmente un valore assoluto in punti inferiore a quello dell’S&P500, ora sembra dominare il contrario.

La prossima tappa sarà il dato sulla inflazione americana che uscirà giovedì prossimo alle ore 14.30 italiane. Ma attenzione, oggi alle 15 parla Powell. Ce ne è abbastanza per una settimana movimentata.

Sul mercato delle opzioni, nella giornata di ieri la volatilità implicita delle call veniva prezzata dai market maker più di quella delle put. Un indizio che dalle prime ore del mattino ci confermava una maggiore probabilità rialzista del mercato, che poi si è verificata.

Come avvenuto in passato, nelle fasi ribassiste, l’incrocio al rialzo della media mobile a 50 rispetto a quella a 100 sull’S&P500 vede una temporanea reazione rialzista.

Sempre riferendoci al passato, questa reazione è stata in genere di breve durata, anticipatrice di un massimo relativo da cui il mercato ha poi stornato in modo significativo, quasi a voler rivedere la media a 50 tornare prepotentemente sotto.

Il massimo di venerdì è andato a toccare e quindi a fermarsi sulla media mobile a 50.

A 3963 viaggia la media mobile esponenziale a 150, e a ridosso dei 4000 punti la media mobile a 200, nello stesso punto di una resistenza molto forte, costituita da una delle nostre linee di tendenza provenienti dal minimo del 6-9 marzo 2009.

Riteniamo che in caso di prosieguo rialzista di breve termine, questi saranno i prossimi traguardi dell’S&P500. In modo particolare il secondo sarà duro da rompere. Questo ci conferma che un altro storno del mercato può essere prossimo dopo tale massimo relativo.

Non siamo fra quelli che vedono necessariamente una rottura del minimo del 13 ottobre, almeno non nei primi 9 mesi del 2023 e riteniamo l’ipotesi dilagante di un livello 3200 da vedere prossimamente come scenario meno probabile, rispetto alla tenuta del minimo precedente.

Non è finita qui, anche per noi. Ma non subito e comunque con almeno nove mesi di tregua. Se sarà subito, sarà tanto peggio più in là.

Nondimeno, riteniamo molto probabile, l’ipotesi di un ritracciamento del mercato dopo il picco relativo prossimo sui valori anzidetti, con un gennaio negativo e un minimo relativo importante in formazione nell’ultima settimana.

Un dato tratto dai nostri archivi, mi dice che dal 1990 ad oggi, l’S&P500 aveva un valore più alto il 14 gennaio rispetto al 6 gennaio più del 70% delle volte. 

Ovviamente questo non significa sarà necessariamente così nel 2023: anzi, confligge un po’ con la nostra valutazione che vede il picco ormai prossimo e comunque prima del 14 gennaio.

Peraltro con il calendario economico della prossima settimana tutto è possibile e probabilmente la vera direzione la capiremo soltanto dopo giovedì prossimo.

 

 

 

 

 

 
 

Maurizio Monti
Editore Traders’ Magazine Italia

P.S.: C’è una pervicace insistenza a voler vedere a breve termine nuovi minimi dell’S&P500. Magari hanno tutti ragione e noi abbiamo torto e siamo anche pronti a ricrederci. 

Nondimeno ci sono molti parametri statistici che ci dicono che un “peggio” forse verrà, ma non nell’immediato futuro. E forse non nel 2023.

Poi, probabilmente non sarà un anno brillante, ma il range insisterà su una sostanziale lateralità nella parte centrale del range dei minimi e massimi del 2022, con la naturale oscillazione di volatilità.

Può essere, ancora un volta, un ottimo anno per le opzioni.

 

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