Indice Dax e Ftmib: 20 marzo 2018

la matrice Multiframe mi porta a considerare posizioni long con rigidi stoploss; interessanti combinazioni Risk/Reward

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La terza settimana borsistica dell’anno è iniziata orfana di Wall Street, che ha ricordato Martin Luther King e i diritti delle minoranze razziali, proprio mentre il Presidente USA è al centro dell’ennesima bufera provocata da sue parole offensive con toni razzisti nei confronti di Haiti e El Salvador, definiti elegantemente “quei cessi di paesi”.

In mancanza del faro americano il resto del mondo borsistico è stato abbastanza alla finestra, senza grandi movimenti.

Solo il mercato valutario, che non conosce festività in grado di rallentarlo, ha calamitato l’attenzione generale con l’EUR/USD che è stato in grado di superare abbondantemente anche 1,22 dollari per un euro ed è arrivato persino a sfiorare quota 1,23. Si tratta di valori visti precedentemente nel remoto dicembre 2014. Il movimento in atto conferma ed estende l’inversione rialzista dell’Euro, già segnalata la prima volta nel luglio scorso, col superamento di 1,17. Ora il movimento ha ritracciato il 50% del forte calo accusato tra maggio 2014 e marzo 2015, che portò l’EUR/USD da 1,39 fino a 1,04, valori poi ripetuti alla fine del 2016. Il rimbalzo dello scorso anno, che quindi prosegue con vigore anche nel 2018, ha ora il suo obiettivo naturale a quota 1,265, che è sia l’obiettivo del modello di continuazione rialzista realizzato da settembre dello scorso anno in poi, e completato venerdì scorso con lo sfondamento di 1,209, sia il successivo obiettivo del ritracciamento secondo la teoria di Fibonacci. Infatti se il ritracciamento vorrà portarsi a raggiungere l’ultimo livello di ritracciamento (61,8%) ancora compatibile con una configurazione di lungo periodo ancora ribassista, potrà arrivare al massimo proprio a 1,265. Oltre questo livello, dove tra qualche settimana transiterà anche la trendline ribassista che unisce i due importanti massimi del 2011 e del 2014, il ritracciamento assumerà le vesti della inversione di tendenza di lungo periodo e nel mirino potrebbe entrare quota 1,40.

Ovviamente stiamo mettendo il carro molto davanti ai buoi. Non ritengo te tutto ciò possa avvenire in fretta e nemmeno che sia già nell’ordine delle cose, poiché l’analisi va sempre fatta per step. Solo il raggiungimento di un obiettivo autorizza considerare il successivo. E, per ora l’obiettivo più prossimo è l’arrivo a 1,265. Poi si vedrà.

Ho esteso l’analisi proprio per mostrare l’importanza del movimento in corso a favore dell’euro, che avviene proprio quando il buon senso e i cosiddetti “fondamentali macroeconomici” dovrebbero spingere il dollaro, anziché frenarlo. Ho già fatto notare nel commento di ieri che sia i rendimenti, che stanno salendo in USA molto più che in Europa, sia i benefici fiscali, che sembra stiano attirando capitali in USA, deporrebbero a favore di una rivalutazione del dollaro. Ma che anche il rafforzamento della crescita americana, che da due trimestri (anzi, probabilmente tre, se prendiamo per buone le attese degli analisti sul quarto trimestre 2017, di cui avremo la prima stima advance ufficiale solo a febbraio) è tornata a viaggiare ad un ritmo annualizzato superiore al 3% ed ha superato la velocità di crociera europea, che viene stimata al 2,5%, dovrebbe spingere al ribasso il cambio EUR/USD.

Invece succede esattamente il contrario. Certo, le aspettative dei mercati sono che la BCE non potrà resistere a lungo con le sue politiche monetarie accomodanti e dovrà cominciare più presto del previsto a inasprire le condizioni monetarie.

Ma la spiegazione convince solo in minima parte. Qualcosa non quadra. O i mercati sbagliano a far salire l’euro in modo così esuberante, oppure stanno scontando sorprese in grado di giustificare questo movimento. Potrebbero essere sorprese politiche in USA (qualche altro grosso scandalo che trascini Trump verso l’impeachment?) o monetarie in Europa (i falchi tedeschi prendono il sopravvento alla BCE ed esautorano di fatto il generoso Draghi?). Non saprei. Ma quel che vediamo sul Forex non si incastra con i dati economici e politici che ora vediamo sui nostri monitor.

Il rebus continua e prima o poi troverà una soluzione.

Sta di fatto che però la forza dell’euro non dà certo una mano alle borse europee a risollevarsi. Nonostante i record a ripetizione che sono arrivati dall’America nelle prime due settimane dell’anno, Eurostoxx50 e Dax tedesco sono ancora alle prese con l’ostacolo di 3.620 (per Eurostoxx50) e di 13.330 (per il Dax), che rischiano di diventare una chimera.

Anche ieri le borse europee hanno perdicchiato qualcosa, schiacciate dalla forza dell’euro. Sembra abbastanza evidente che con un euro così forte le ali dell’azionario europeo resteranno tarpate anche oggi. Se invece l’euro dovesse retrocedere un po’ si potrebbe pensare ad un nuovo attacco alle resistenze indicate, che ora distano circa un punto percentuale.

Piazzaffari ha invece mostrato ancora una volta di fregarsene dell’euro forte ed è stata positiva e la migliore d’Europa anche ieri. Oltretutto vanta il record di aver chiuso in rialzo le ultime nove sedute di borsa, unica in Europa.

Trainata dai petroliferi, che approfittano dell’ennesimo rialzo del petrolio, arrivato oltre i 64 dollari al barile, e dall’immancabile Fiat Chrysler, gasata dall’attesa di chissà quali annunci di Marchionne, che avrebbe parlato a mercati chiusi a Detroit, e da Azimut che ha preso il volo per utili e dividendi proposti superiori alle attese, il Ftse-Mib si avvicina sempre più ai massimi del 2015 (23.907). Ormai l’ipercomprato è evidente e richiede una pausa. Ma la voglia di recuperare il distacco dal resto del mondo è forse ancora più forte dell’ipercomprato.

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