In comode rate? “Si grazie! Ci faccio un PAC per realizzare i miei progetti, raggiungere la mia tranquillità e fronteggiare gli imprevisti”
Quando si parla di rate il pensiero corre subito ai debiti per acquisto di auto, mobili, viaggi. Una firma, una piccola rata mensile ed è possibile avere tutto e subito. Ma esiste anche un consumismo di segno opposto che può vantare un anzianità ben maggiore: già dal VII sec a. c. con Esiodo. E’ utile riscoprirlo soprattutto in una fase in cui, come ci ricorda Sorgi: “abbiamo dimenticato il passato e non percepiamo il futuro perché non abbiamo più la capacità di sognare qualcosa di diverso per noi. Questo si riflette, a cascata, sulle scelte di protezione, previdenza, investimento, sempre più spesso orientate al breve termine”. Da qui l’importanza di promuovere la cultura finanziaria in un paese come il nostro, in cui il risparmio è ancora molto sentito anche tra le nuove generazioni secondo gli studi della Fondazione Einaudi.
Investire poco alla volta, ovvero frazionare nel tempo gli importi da destinare a certi assets, ottimizza il risultato anche per grandi portafogli. Questa modalità di investimento deriva dal metodo Dollar Cost Average (DCA) di B. Graham, maestro del suo ben più famoso allievo W. Buffet. Il DCA sostiene un approccio sistematico e costante al mercato, che spalma le operazioni di acquisto di uno strumento finanziario su un determinato arco temporale.
F1) “La parsimonia è proporzione, chi la trascura è uguale a chi si lascia trascinare dai desideri.” Epicuro
Secondo l’ISTAT, il 30% dei consumi di ogni famiglia è inessenziale. Per chi è poco avvezzo al risparmio una semplice razionalizzazione delle proprie spese potrebbe rivelare delle sorprese inaspettate; infatti non siamo spontaneamente inclini a valutare i flussi in entrata e uscita. Una visione d’insieme, invece, ci aiuterebbe a fare chiarezza sul nostro budget personale e, nel corso del tempo, consentirebbe di destinare una parte delle entrate verso un numero limitato di voci di spesa. Inoltre classificare le spese in fisse, indispensabili per vivere e non indispensabili, cioè superflue come il secondo o terzo caffè, permette di sostituire queste ultime con denaro risparmiato. I più curiosi possono leggere libri come “Kakebo”, il metodo giapponese per imparare a risparmiare, con schemi già impostati.
“La parsimonia è proporzione, chi la trascura è uguale a chi si lascia trascinare dai desideri.” Epicuro.
Esiste una percentuale di persone che dichiara di non riuscire a risparmiare nulla, ma ogni mattina fa colazione al bar, spesso acquistando il “latte”, che nei Paesi anglosassoni corrisponde al nostro latte macchiato e costa l’equivalente di circa tre euro. In base al “latte factor” bastano piccole rinunce quotidiane per accantonare tre euro al giorno e assicurarsi 108 mila euro dopo 40 anni. Così l’economista D. Bach indica la somma delle piccole spese accessorie che possono incidere in maniera significativa sul proprio budget. «Nel concetto di “Latte factor” si possono ricomprendere spese come caramelle, chewing-gum e simili. Basta rinunciare a rotazione a uno di questi acquisti voluttuari per mettere da parte qualche risparmio che, investito, può assicurarci un futuro sereno…» Sorgi.
F2) Latte factor bastano piccole rinunce per iniziare ad investire
Il risparmio ha radici antiche; chissà quante monete di vile metallo hanno trovato rifugio nei posti più impensati delle case per poi essere cambiate in moneta d’oro, primo “mattone” per l’acquisto di una coppia di cavalli o di un gregge. E molti secoli più in là, con l’arrivo delle banconote, sono stati i materassi, nonostante l’esistenza delle banche, ad assurgere al ruolo di prezioso deposito del “poco”, che nel tempo sarebbe diventato “molto”. Ma due o tre casi di inflazione devastante e la maggiore capillarità territoriale delle banche e degli uffici postali hanno favorito poi forme meno casalinghe di accumulazione metodica del risparmio. Poi sono arrivati i fondi comuni di investimento: una specie di consorzio “sui generis” di risparmiatori, i quali non avendo grandi capitali e/o non possedendo le conoscenze tecniche per effettuare di propria iniziativa investimenti sul mercato finanziario, delegano a professionisti del settore il compito di gestire nel loro interesse i propri risparmi. “Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta” Goethe.
F3) “Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta” Goethe
Si può leggere di tutto, in rete, sull’argomento: ad esempio R. Gardner promette che risparmiando 6 euro al giorno si può rendere milionario il proprio figlio. Questa piccola somma accantonata fino al compimento dei 10 anni produrrebbe, arrivato a 65 anni, una somma di 1.200.000 euro e cita Einstein che definì l’interesse composto l’ottava meraviglia del mondo: “chi lo capisce guadagna, chi non capisce paga”.
F4) “Chi non può ragionare è un pazzo. Chi non vuole è un bigotto. Chi non si interessa è uno schiavo” A. Canergie
Gli studi sull’analisi comportamentale evidenziano, però, che è particolarmente difficile astrarsi dallo scenario che ci circonda ed effettuare scelte di investimento razionali. Da una parte nascono scorciatoie (euristiche) dall’altra si incappa in vicoli ciechi (bias). Tutti noi infatti, per districarci nella complessità del mondo senza analizzare, pesare e valutare ogni dettaglio, ci affidiamo a strategie di pensiero che si chiamano euristiche: procedimenti mentali intuitivi, e sbrigativi, che permettono di farci un’idea di qualsiasi cosa in fretta e senza sforzo; ad esempio gli stereotipi. E’ difficile rinunciare a queste scorciatoie incerte ma così comode e rapide. I bias cognitivi sono euristiche inefficaci, logorate e corrotte: vicoli ciechi nei quali ci addentriamo fino a sbattere contro un muro di nonsenso. Eccone alcuni: bias di conferma, illusione di controllo, eccesso di fiducia, fallacia dello scommettitore, punto cieco. “Chi non può ragionare è un pazzo. Chi non vuole è un bigotto. Chi non si interessa è uno schiavo” A Canergie.
Il PAC consente di non incorrere negli errori studiati dalla finanza comportamentale. Rappresenta lo strumento ideale per i risparmiatori, che possono approdare al mondo dell’investimento facendo confluire il proprio risparmio all’interno di un prodotto diversificato, personalizzato e strutturato in un’ottica di ampio respiro.
Una volta individuato il proprio profilo di rischio e le proprie capacità di investimento, l’investitore acquista quote di fondi in fasi differenti di mercato senza impiegare tutto il capitale in un unico momento, ma con versamenti mensili. Questo meccanismo consente un duplice frazionamento del rischio: sia da un punto di vista quantitativo, attraverso la diversificazione dell’investimento in un numero di titoli significativo, sia temporale, tramite lo scaglionamento dell’investimento in tempi differenti.
Senza necessariamente dotarsi di un capitale iniziale sostanzioso si sfruttano ulteriori punti di forza: la possibilità di scegliere, e in seguito anche di variare, la frequenza dei versamenti e l’importo. Si può inoltre sospendere il PAC per poi riattivarlo in seguito, così come modificare i fondi di riferimento per i versamenti successivi.
F5) Il PAC ha molti punti di forza
Il risparmio programmato permette di superare il problema del market timing e di accumulare capitali importanti anche con versamenti unitari contenuti. Per ottenere questo risultato è fondamentale l’apporto del tempo e la costanza dei versamenti: solo un approccio sistematico permette di automatizzare l’investimento.
Sono stati effettuati studi sui rendimenti dei PAC, realizzati con portafogli diversificati sulle varie serie decennali a partire dal 1969 ad oggi, con risultati positivi in ognuna di esse: gli effetti del costo medio sono sorprendenti ed i risultati a cinque stelle!
F6) Gli effetti del costo medio sono sorprendenti, con risultati a cinque stelle
Il PAC è uno strumento valido per ogni pianificazione finanziaria e, come suggerisce B. Carlson, consente di: “evitare di peggiorare la situazione attraverso errori comportamentali e “caccia alle performance.”, “Costruire un margine di sicurezza per tenere conto della possibilità di un deficit del mercato.”, ” Mantenere tasse e commissioni il più basso possibile.”, “Diversificare ampiamente per asset class e strategie.” , “Aggiornare il tuo piano finanziario quando ed in quanto i rendimenti attesi si trasformano in rendimenti effettivi.”
Investire insomma è un dovere, non una costrizione. Ciascuno decida la dose coerente di capitale da inserire in progetti seri in armonia con la propria tolleranza alle oscillazioni (caratteristica e non difetto dei processi di investimento) e cominci ad investire ragionando per obiettivi. Tutti possiamo porgercene uno da raggiungere in 5, 10 oppure 20 anni. Basta dare al denaro un nome, ovvero non tenere i propri risparmi indistinti, ma divisi per finalità diversificate; ad esempio tra somme da destinare agli imprevisti, alle spese o alla pensione futura. Così, se vi è la tentazione di spendere qualcosa, si avrà la possibilità di valutare se è il caso o meno di sacrificare un obiettivo concorrente. Il tempo quindi non si deve considerare come una minaccia, ma come un alleato…
“Fai il necessario per realizzare il tuo desiderio più ardente e finirai col realizzarlo” Beethoven.
In definitiva il “poco” può dare di più, se è gestito in maniera moderna e intelligente, uscendo dalla sindrome del “fai da te” perché nessuno è tuttologo.
F7) Fai il necessario per realizzare il tuo desiderio più ardente e finirai col realizzarlo” Beethoven.
Spetta solo a noi decidere di passare da un “futuro-minaccia” ad un “futuro-promessa” riscoprendo la capacità di pianificare, immaginare, inventare il domani; ciascuno da sé, con una reazione vitale.
“Mi fido di me e sono sicuro di realizzarmi” è l’esortazione di Galimberti.
Marco Biagioli, promotore finanziario e pubblicista, collabora a diverse testate finanziarie.