Teatrino spettacolare.
Da sempre, la FED finge di non commentare il mercato azionario.
Lo scopo istituzionale è guidare l’economia e non i prezzo delle azioni. Spesso, nelle interviste, i governatori della FED dicono che compete agli investitori prendere le proprie decisioni.
Personalmente, e non sono l’unico a pensarla così, io credo che la FED sia semplicemente ossessionata dal mercato azionario: non solo ora, lo è sempre stata.
Quello che in questo momento la FED non vuole, è che gli americani si sentano ricchi e spendano di più, grazie alla crescita del mercato azionario: e in conseguenza di questo, il desiderio segreto è quello di vedere un mercato laterale, o moderatamente ribassista.
Sentirsi ricchi alimenta l’inflazione.
Il 26 agosto scorso, alla conferenza di Jackson Hole, Powell ha parlato con toni che non avevamo mai sentito. Sembrava desiderare di stroncare qualsiasi residuo ottimismo su una posizione della FED più neutrale riguardo all’aumento dei tassi di interesse allo scopo di dominare l’inflazione.
Se lo scopo era quello, ha funzionato molto bene: nelle ore successive, l’S&P500 è sceso del 3.4% e del 6% nelle quattro giornate di borsa successive.
Ad un nostro collega americano, che ringraziamo per la condivisione, non è sfuggito che il presidente della Federal Reserve di Minneapolis, Neel Kashari, si è detto “felice di vedere come il discorso del presidente Powell a Jackson Hole sia stato accolto dal mercato azionario”.
Ha anche aggiunto, tanto per essere chiaro ed incisivo, che “non era certo entusiasta” quando il mercato è salito dopo l’ultimo meeting della FED del 27 luglio.
Kashari sembra così avere scoperto le carte: la dominazione e manipolazione del mercato inizia dentro le banche centrali. E si diffonde attraverso i grandi istituzionali e il sistema bancario.
E chissà che il disaccordo dei grandi istituzionali che si è palesato negli ultimi mesi, mettendo in completa opposizione i pareri di JpMorgan ribassisti e di Morgan Stanley rialzisti, per citare solo due nomi illustri, non sia in realtà una pantomina giocata a tavolino: tu stai di qua, lui sta di là, così il mercato non sale, non scende, o scende poco, o sale poco.
Dietrologia estrema? Chi può dirlo?
Nella giornata di ieri, nelle opzioni dell’S&P500 che scadevano in giornata, abbiamo visto un teatrino veramente spettacolare: una massa di call a 3975 e di put a 3950. Il supporto 3950 reggeva e respingeva in modo evidente con molta forza il prezzo facendolo rimbalzare, come un canguro nel deserto australiano.
3975, resistenza sopra, reggeva al primo colpo, ma cedeva al secondo. Qualcuno perdeva soldi, in questo maledetto teatrino.
Così … arrivati a 4000 o poco sopra, giù un’altra volta, quasi fino a 3950. Quello che bastava per chiudere le posizioni 3975, girarle e così permettere al mercato di ritornare felicemente nell’area 4000.
E, ovviamente, squali felici, anche se opposti. C’è sempre un modo.
E’ tutto un teatrino? Magari programmato a tavolino? Siamo su Matrix?
Sono onesto: credo di no. Ma non siamo molto distanti.
Le considerazioni sopra, la lettura del mercato che trovi sopra, ti dimostra quanto è importante il mercato delle opzioni nel determinare i prezzi.
E quanto siano inutili sciocchezze quanto pubblicato da dilettanti allo sbaraglio con grafici a torrette a cui si vuole attribuire un significato distorto ed improprio rispetto a quello che hanno: per puro dilettantismo neanderthaliano.
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P.S.: Così, i mercati hanno il destino segnato da una FED ribassista? Non è detto. In un prossimo articolo parleremo di alcuni dati, di cui puntualmente la stampa finanziaria non parla o ne parla senza commentarli, in modo che non si capiscano, che fanno intravvedere alcune possibilità di un ritorno al rialzo. Quanto meno, una temporanea buona stagione autunno-inverno.
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Maurizio Monti
Editore Istituto Svizzero della Borsa