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Gualtiero Marchesi, The Great Italian (1° parte)

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Recensione del film e intervista al regista, Maurizio Gigola

In uno splendido weekend di mare a bordo di una fascinosa barca a vela, perfettamente tenuta, dallo scafo color beige, davvero elegante, con amici di amici, insomma in una di quelle occasioni non previste che ti cambiano la giornata in meglio, ho conosciuto il regista nonché ideatore di un interessante documentario su un grande maestro italiano: Gualtiero Marchesi. Quest’ultimo è per Maurizio Gigola, il papà di questo film approdato per una sera anche a Cannes, ‘The Great Italian’.

Il film su Marchesi e la mia recensione

Il film è di genere Documentario. Uscito, in Italia, nel 2018, dura 80 minuti, con una serie di interviste, in primis proprio al protagonista della storia, sull’uomo che ha portato un cambiamento radicale nella cucina italiana, rivoluzionandola e donandole un senso artistico, anch’esso elemento di identificazione nel mondo. In Italia, dove è stato distribuito dalla Twelve Entertainment, il film ha incassato 10,8 mila euro al Box Office.  

Recensione di “Gualtiero Marchesi. The Great Italian”
‘La cucina francese tramonterà quando gli italiani si renderanno conto della ricetta dei prodotti che hanno’. Così dice Marchesi nelle video-riprese di Gigola, a circa un terzo del suo documentario dedicato al grande artista della cucina nostrana, che ha rappresentato il nostro paese nel mondo, tenendo alta la bandiera verde, bianca e rossa. Infiniti, tutti interessanti, i brevi contributi, nella nostra lingua e in francese, degli intervistati da Gigola, fra i quali vi è un immancabile Cracco – che, con il suo modo di porsi, cattura sempre l’attenzione – il quale, con ironia, dà ‘colpa di tutto’, ossia della sua carriera, a Marchesi. A suo dire, Marchesi preferiva pochi ingredienti nel piatto, pochi e chiari, meno salse e più selezione: ‘io voglio vedere cosa c’è nel piatto’. Un aspetto, questo, che, nel mio piccolo, condivido. Immediato, il pensiero, corre alla cucina giapponese, che il maestro dell’arte culinaria italiana apprezzava anche per la capacità di presentazione dei piatti. Marchesi diceva, inoltre, che gli italiani hanno moltissime ricette per via dei vari territori e microclimi del nostro paese.

Magnifici le immagini e i filmati con un focus sulla preparazione dei cibi accompagnati da sottofondi musicali indovinati. Musica, cucina, pittura sono tutte arti che, nel film, sembrano armonicamente danzare insieme a un protagonista assoluto, il fu Gualtiero, grazie alla regia dell’ideatore dell’opera, Gigola, come quando, sullo sfondo dell’immagine del grande cuoco, appaiono, in movimento, alcuni quadri di Roy Lichtenstein, Lucio Fontana e Jackson Pollock. Il documentario quasi si apre con la condivisione del desiderio di Marchesi, da giovane, di suonare il piano, un po’ compensato dal successivo matrimonio con una pianista, grazie alla quale entrava di fatto in una famiglia di musicisti.

Nei filmati con Marchesi, l’impressione è quella di una sua umiltà composta, di modi gentili e accoglienti che lo caratterizzavano, di una signorilità che traspariva nei dettagli, dal suo sorriso alle gambe ritratte, quando seduto, alla sua probabile timidezza dietro alle lenti dei suoi occhiali da vista; il tutto mi trasferisce un’empatia immediata verso questo personaggio, del quale l’Italia intera va e deve andare orgogliosa. Il Maestro pavese della cucina italiana, nato nel marzo del 1930, è morto, vedovo da un anno, a Milano alla fine del 2017, lasciando due figlie, Simona e Paola, l’una arpista e l’altra violinista, oltre a cinque nipoti, dei quali tre hanno dato vita ad un trio definito dal voice over (Gigola) ‘speciale’. Come ci dice Maurizio, nel suo bel documentario, ‘ce ne sarebbero mille di perché’ per girare un film sulla vita di Gualtiero Marchesi, il quale, nel film, propone di limitarsi a cinque motivi. ‘Te ne dirò uno che racchiude tutti: la tua grande passione’ è l’immediata risposta del regista, che stimola nell’interlocutore un sorriso complice. Semplice eppure ricca di significato è l’affermazione di Gigola, ma forse solo chi ha una grande passione può condividerla.

Nel 1978, Marchesi riceve la prima Stella Michelin; poi, ne riceve tre nel 1986, un traguardo italiano. Ma, a sorpresa, trent’anni dopo le restituisce per non sentirsi più influenzato dal giudizio altrui o persino bloccato nella sua creatività. Sembra abbia detto ‘Non ho più nulla da dimostrare. Voglio essere libero’. Più tardi, fonderà il ristorante Teatro alla Scala ‘Il Marchesino’ e creerà la Fondazione Gualtiero Marchesi, basata sul principio di una sana alimentazione in una miscela di apprendimento e sperimentazione. Cracco: ‘Il maestro volava alto (..), però ti faceva capire come avresti potuto vedere, stando là in alto’. Sul finale di questo bellissimo documentario, Maurizio Gigola ringrazia il suo protagonista per avere condiviso la sua storia, che ha trasformato un atto di tutti i giorni (il cucinare) in un’arte, nel nome di quel concetto di semplicità che cambia il mondo.

È solo l’incomprensione che crea giudizio, poi, un pò alla volta, ci si avvicina incuriositi e si cambia. Così si evolve il mondo, così si crea la storia. Gualtiero Marchesi

F1) Locandina del film e trailer

La locandina del film “Gualtiero Marchesi, The Great Italian” di Maurizio Gigola.
Fonte: per gentile concessione di Maurizio Gigola
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=sAqtIfb7bOE

Vederlo?
Sì! Convintamente. Il mio voto per questo bel documentario, elegante e formativo, è 8.

Partecipanti e intervistati*:
Yannick Alleno – Pavillon Ledoyen; Andrea Berton – Ristorante Berton; Massimo Bottura – Osteria Francescana; Simone Cantafio – Michel Bras Toya; Daniel Canzian – Ristorante Daniel;
Arrigo Cipriani – Harry’s Bar; Carlo Cracco – Ristorante Cracco; Enrico Crippa – Piazza Duomo;
Enrico Dandolo – CEO Fondazione Marchesi; Lucrezia, Bartolomeo, Guglielmo Dandolo – Trio Dandolo Marchesi; Alain Ducasse – Plaza Athénée; Alfio Ghezzi – Locanda Margon; Marc Haeberlin – Auberge de L’Ill; Andrea Illy – Illy Caffè; Ernst Knam – Pasticceria Ernst Knam Watanabe Korehira; Pietro Leeman – Ristorante Joia; Paolo LoPriore – Il Portico; Matteo Lunelli – Presidente Cantine Ferrari 1902; Simona e Paola Marchesi; Eugenio Medagliani – Albergheria Medagliani; Davide Oldani – Ristorante d’O; Carlo Petrini – Slow Food; Giorgio Pinchiorri – Enoteca Pinchiorri; Gilles Reinhardt – Paul Bocuse; Giovanni Santini – Dal Pescatore; Toshiaki Sasaki – Windsor Toya Hotel, Giovanni Sollima – colonna sonora; Massimo Spigaroli – Antica Corte Pallavicina; Kunio Tokuoka – Restaurant Kitcho; Pierre e Michel Troigros – Maison Troigros; Monique Vitté – Le Gavroche

Dove trovarlo
Oltre che su Sky e Amazon, anche su Chili (streaming) e IBS (dvd):

https://it.chili.com/content/gualtiero-marchesi-the-great-italian-2018/eeae54e6-eddc-4365-8257-30b281e507bf?utm_source=mymovies&utm_medium=affiliation&utm_campaign=feed

La mia intervista

Milano, fine giugno 2021. Intervista telefonica avvenuta in due momenti.

Maurizio Gigola, la voce narrante di Gualtiero Marchesi

Basile: Ciao Maurizio. Inizio subito con le domande. Questo è il tuo primo film?

Gigola:

Gli esordi di Maurizio Gigola

Basile: Bene. Allora facciamo un passo indietro e introduciamo Maurizio Gigola: dagli esordi nel cinema a un percorso professionale pluriennale diverso, dal docufilm su Marchesi ai progetti che oggi lo stanno impegnando, fino ai lavori che ha in cantiere. Raccontami di te, dei tuoi inizi.

Gigola: Ho cominciato a lavorare nel mondo del cinema da ragazzo per una casa di produzione milanese, poi sono andato negli Stati Uniti a studiare e, quando sono rientrato in Italia, ho iniziato un lavoro in tutt’altro ambito, quello della consulenza (comunicazione interna, risorse umane, …). Ero entrato in quel mondo grazie a una società inglese, la P.A. Consulting, che mi aveva offerto la direzione di un ramo aziendale in Italia, la Communication Strategies. Per me, si trattava di una sfida molto interessante, che mi avrebbe permesso l’evoluzione delle mie competenze manageriali internazionali in una realtà creativa. Ho, poi, collaborato con altre aziende del settore.

Basile: A un certo punto, ti sei messo in proprio.

Gigola: Sì. Infatti, ho aperto delle società, legate al gruppo americano Psychological Associates di St. Louis (https://www.q4solutions.com/). Quella italiana fu la Learning Lab, la prima società a lanciare una piattaforma per la formazione a distanza, sviluppata, sul piano digital, insieme alla grande agenzia di pubblicità Ogilvy & Mather[1]. Con le mie società, ho collaborato con vari gruppi, fra i quali Price Water House e le ‘sette sorelle’, come Accenture[2].

Basile: Nel 2001, è uscito un libro da te scritto: ‘Motivazione e persuasione nelle vendite’.

Gigola: Sì. In realtà, fu scritto, soprattutto, dal mio partner professionale, V. Buzzotta, che aveva sviluppato gli studi di cui al titolo insieme all’Università di St. Louis.

Basile: Hai detto di avere iniziato a fare cinema da ragazzo. Quanti anni avevi?

Gigola: Avrò avuto 17-18 anni. Avevo iniziato con il teatro di posa, a Milano, grazie alla casa di produzione Filmways (https://it.wikiqube.net/wiki/filmways). Prima di occuparmi di cinema, mi ero tuffato nella fotografia. Da giovanissimo, avevo curato alcune regie. In seguito, avevo collaborato, per circa due anni, a Roma, con Luciano Emmer (https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Emmer), nell’ambito sia produttivo che creativo.

Basile: Quando hai deciso di tornare al cinema?

Gigola: Intorno al 2008/2010. Volevo occuparmi di qualcosa che fosse più vicino alle mie passioni e mi divertisse di più. A un certo punto, sono anche andato a vivere, per motivi personali, a San Francisco e, cinque o sei anni fa, ho fatto partire il progetto su Gualtiero Marchesi.

F2) Maurizio Gigola in uno scatto campestre

La figura 2 mostra Maurizio Gigola in un simpatico scatto fotografico con sfondo capestre.
Fonte: per gentile concessione di Maurizio Gigola

L’idea su Marchesi in film

Basile: Come ti è venuta l’idea di far un film su Gualtiero Marchesi?

Gigola: Volevo fare un documentario e mi sono attenuto alle tematiche che mi erano (e mi sono) più care, come la cultura gastronomica e la matrice italiana. Ho pensato di cominciare da chi aveva, a mio parere, compiuto l’operazione più interessante sotto il profilo identitario nell’ambito culinario, dando vita a un’esperienza unica, quella di avere ibridato la cucina italiana con alcune altre cucine, in particolare con quelle francese e giapponese, modificando il nostro heritage, che ancora oggi è fortemente basato sulla cucina regionale, rendendolo più essenziale ed elegante. Marchesi vi aveva aggiunto il suo mondo estetico ed immaginario, fatto di esperienze, sapori e visual, di arte e musica, di gastronomia. Il maestro aveva grande rispetto della materia prima e sosteneva che le lunghe cotture potessero rovinarne il sapore, oltre alle relative qualità nutrizionali.

Basile: Capisco ancor più il suo apprezzamento per la cucina giapponese, almeno per quella che conosco.

Gigola: Nella cucina giapponese, in verità, non è tutto crudo; ci trovi, soprattutto, un grande rispetto degli ingredienti. Li valorizzano. O, comunque, li lasciano il più possibile ‘puliti’.

Basile: Rispetto a Gualtiero Marchesi, mi sono chiesta come mai nessuno abbia pensato prima di te di farne un film. Ecco pongo a te questa domanda.

Gigola: Me lo sono chiesto anch’io e vorrei saperlo. Forse, l’attenzione generale sul tema della gastronomia, come espressione di cultura e matrice italiane, è piuttosto giovane. Negli ultimi anni, si è sviluppato un forte interesse per i cuochi e si è creato così uno spazio, e dunque un’opportunità, per gli chef. A parte Jean e Pierre Troigros (quest’ultimo, che è fra gli intervistati di Gigola, è mancato due anni dopo l’uscita, nel 2018, di Gualtiero Marchesi – The Great Italian), che hanno accolto Marchesi in Francia, tutti gli altri (chef) appartengono a una generazione diversa, più giovane. Comunque, sono già stati realizzati dei documentari sulla cucina e su Marchesi, ma il mio ritengo si distingua per essere biografico. Netflix, ad esempio, ha prodotto Chef’s Table su vari protagonisti del settore, ma i risultati direi che sono molto meno biografici.

Dalla musica alla cucina nel nome di Marchesi

Basile: Guardandolo in video, Marchesi mi è apparso riservato, timido, compito. Era così?

Gigola: L’espressione più esatta per definirlo, secondo me, è: un uomo gentile. Era gentile e molto intelligente e, come spesso capita con chi è gentile e intelligente, aveva anche dei momenti di grande intolleranza, per cui diventava assai antipatico.

Basile: Come è andata l’intervista? Quali sono stati gli step successivi per dar vita al docufilm?

Gigola: Ho intervistato Marchesi a lungo in uno studio radio, poi ho cominciato a girare qualcosa con lui per vedere come si sarebbe comportato in camera. Come risultato, mi sono ritrovato con il testo dell’intervista e alcuni spunti su come lavorare sul personaggio, perché mi è risultato subito chiaro che lui fosse un personaggio. Ne ho, poi, tratto una sceneggiatura, fatta, in alcuni momenti, di alcuni suoi statement: Marchesi aveva questa caratteristica, cioè, da un lato, faceva spesso citazioni, da Socrate a Bach, che erano un po’ la sua punteggiatura, e, dall’altro, esprimeva ripetutamente le sue personali osservazioni in linea con la visione chiara che aveva su come fare le cose e sul loro valore, al punto da risultare anche rigido.

Basile: Quando era giovane, come anche dal tuo docufilm, si era appassionato alla musica e aveva iniziato a suonare il piano, lasciandolo, poi, per non togliere tempo al suo lavoro, e si era, in seguito, sposato con una pianista, dichiarando di essere così entrato in una famiglia di musicisti.

L’intervista continua, nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda parte.

  1. La Ogilvy and Mather è oggi nota solo come Ogilvy: https://it.wikipedia.org/wiki/Ogilvy
  2. Sono chiamate ‘sette sorelle’ le maggiori società di consulenza a livello mondiale: McKinsey, Boston Consulting, Bain & Company, Accenture, Deloitte, Ernst & Young e Kpmg.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

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