Recensione del film e intervista al regista, Maurizio Gigola
Riprendo da dove avevo interrotto: si parlava di Marchesi e del suo iniziale fuoco per la musica.
Gigola: La sua passione iniziale per il pianoforte lo aveva spinto a studiarlo fin poi a capire quale fosse la sua vera strada, però una delle sue citazioni riguardava la ricetta, che, come uno spartito, andava seguita e composta alla lettera, senza alcuna variante aggiunta discrezionalmente.
Basile: Ciò mi ricorda il modo del mio acting coach di approcciare un testo, da un po’ anche il mio. Qualcuno mi aveva detto che Peter Brooks aveva paragonato l’ottimo regista al grande cuoco, sostenendo la responsabilità e la capacità di entrambi di gestire e armonizzare ingredienti e persone. Io aggiungo che le arti si supportano a vicenda e che apprezzo l’abitudine che aveva Marchesi dei richiami colti alla letteratura, alla musica o ad altre arti per spiegare le sue idee in tema di cucina.
Gigola: Come gli sport o le performance in generale, anche le arti si possono dividere in due mondi: quello delle arti individuali e quello, per me interessante, delle arti di squadra. Per esempio: in una orchestra sinfonica da dirigere non v’è una individualità che possa garantire la performance, un violino che assicuri il risultato di una grande sinfonia. Con un film anche l’ultimo macchinista può interagire positivamente o, se collude a creare un’atmosfera tesa o non risolve un problema che gli spetta gestire, negativamente. Le ragioni dell’interazione, positiva o no, fra i membri del team di lavoro (cinematografico, musicale, gastronomico, …) e il risultato finale dipendono molto da chi gestisce la squadra (leader), che cura l’armonia dei valori e delle azioni dei singoli partecipanti.
Gli step organizzativi e produttivi
Basile: Come ti sei mosso per realizzare la tua idea cinematografica? Qual è stato l’iter?
Gigola: Semplice. Sono andato da Marchesi, gli ho proposto il film e lui ha detto ‘ fico!’.
Basile: Tu hai intervistato diverse persone ai fini di questo lavoro, fra i quali Daniel Canzian del ristorante milanese Daniel, dove sono stata e ho mangiato molto bene.
Gigola: Sì. Paolo LoPriore (Il Portico) uno degli chef preferiti da Marchesi, per un periodo ha lavorato con Daniel.
Basile: Su che ordine di grandezza viaggiava il budget? Quali gli sponsor del progetto?
Gigola: Marchesi era un personaggio molto amato, quindi avere la disponibilità degli intervistati a partecipare al progetto, così come degli sponsor a finanziare il film, non è stato difficile. In più, Marchesi aveva raggiunto una certa età e, per tutti (chef e sponsor), essendosi resi conto della sua importanza come figura di riferimento e come cambiamento radicale della cultura gastronomica italiana, salire a bordo di questo mio progetto significava entrare in un pezzo di storia.
Il cinema documentaristico, in termini di distribuzione, difficilmente ti porta a coprire gli investimenti fatti; contano, perciò, gli aiuti istituzionali, come quelli del Ministero dei Beni culturali e delle Film Commission, e/o le sponsorizzazioni. Non potendomi dedicare ai primi, io ho scelto le seconde, insieme all’utilizzo di mezzi propri. Sono così transitati circa 450/500.000 euro nella società inglese, mia con dei soci, Food and Media e il film è stato realizzato nei tempi stabiliti. Con i 4 sponsor del film – Illy caffè, Parmigiano Reggiano, Ferrari spumanti, San Pellegrino waters – non sarebbe stato difficile trovarne altri, se li avessi cercati, ma dovevo cominciare a girare.
Basile: Quanto tempo sono durate le riprese? E per la distribuzione dei tuoi film come ti muovi?
Gigola: Le riprese sono durate un paio d’anni. Anche perché i personaggi intervistati sono stati tanti, fra cui: Berton, Cracco, Cipriani, i ragazzi di Enrico Crippa, Ducasse, Oldani, Pinchiorri, i Troigos. Grazie allo sponsor San Pellegrino, è stato organizzato a Cannes un evento dedicato, con il coinvolgimento di blogger e giornalisti da tutta Europa. Il film ha avuto successo ed è uscito in 60 cinema del circuito UCI. Inoltre, è volato nelle principali capitali mondiali, da Washington a San Francisco, dove ho fatto le mie personali proiezioni, a Tokyo, Chicago, Parigi, Mosca, Shangai, grazie anche alla Fondazione Gualtiero Marchesi e a 2 società di distribuzione: a livello mondiale, la TriCoast Worlwide ha distribuito il film su delle piattaforme VOD[1]; a livello italiano, con la Twelve Entertainmentin, il film è andato in onda su Sky ed è su Amazon (DVD, sarà in streaming).
La voce narrante, la musica e altre scelte registiche
F1) Gigola con Marchesi impegnati nel film
Maurizio Gigola in un momento di confronto ‘rubato’ con il suo attore.
Fonte: per gentile concessione di Maurizio Gigola
Basile: Caro Maurizio, tu sei quindi autore del soggetto, regista e anche voce narrante del film.
Gigola: Esatto, è la mia voce fuori campo quella che senti. Volevo un racconto, non esattamente autobiografico, bensì nello stile James Joyce e stream of consciousness: raccontando la storia del film in prima persona e in tono intimo, ci si racconta. È un modello di storytelling che ha molto senso nel cinema documentaristico, dove, se un tempo si educava trasferendo informazione, ora si porta alle persone un’esperienza di vita – il cui modo di presentarla è influenzato da come la vede chi fa il film – creando un punto di contatto fra l’artefice del documentario e l’audience. Con tale obiettivo, ho deciso di mettermi in scena, cosa che farò con più coraggio nei miei prossimi lavori.
Basile: Che bella voce! La seguivo perfettamente. Ci hai già lavorato?
Gigola: Grazie! In realtà, ho fatto molta radio. L’uso della voce mi piace e mi diverte. Del resto, uno perché alla mia età dovrebbe fare queste cose? Anche e fortemente per divertirsi, no?
Basile: È un bellissimo progetto armonico fra storia, voice over, montaggio, giochi di luce e musica originale di Giovanni Sollima (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Sollima). Anche per chi non è, come me, così affine al tema della cucina, questo film è gradevole, interessante, attraente. Ritengo che sia stato realizzato in maniera elegante e raffinata. È decisamente un film adatto a tutti.
Gigola: Un’altra scelta da me fatta è stata quella di non mettere mai commenti sulle ricette, ma di optare per la colonna sonora. Volevo mostrare l’esecuzione del piatto senza spiegarla, lasciando ampio spazio all’esperienza sensoriale e visiva, grazie alla fotografia e alla musica di Sollima.
Basile: Il film è in lingua italiana, ma avete realizzato anche altre versioni linguistiche?
Gigola: Quello italiano, che ti ho girato, ha i sottotitoli in inglese, ma li ho anche in giapponese, cinese, francese, russo e, insomma, in tutte le lingue dei paesi in cui è stato visto.
Basile: Per concludere su ‘Gualtiero Marchesi. The Great Italian’, ci sono degli sviluppi futuri?
Gigola: Rimarrà sulle piattaforme dove si può vedere, poi si vedrà in futuro. Ora ho altri progetti di cui parlarti.
I progetti cinematografici e gli aspetti produttivi
Basile: Volentieri! Allora, caro Maurizio, raccontami dei tuoi progetti, presenti e futuri.
Gigola: Sì. Si dipanano su diversi fronti. Inizio da quelli in ambito di produzione cinematografica. Ho una serie televisiva che si chiama Wine Odyssey, giunta al termine del primo episodio di sei, girato completamente in Friuli fra la prima e la terza ondata e intitolato Harvest 2020. Gireremo il secondo episodio, io e Omar Sosa (https://omarsosa.com/), a Napa Valley, con un pick-up con cui incontreremo dei musicisti. Gli episodi successivi verranno girati in Georgia, Grecia, Francia, Germania. Il tema è la relazione uomo/vino. Sui tempi di realizzazione, finiremo nel 2022-2023.
Basile: Anche in questo progetto sei, oltre che regista e autore, in scena?
Gigola: Sì. Faccio delle interviste. Facilito la storia, aiutandone lo svolgimento. Io ci sono nella misura in cui mi serve inserire qualcuno che faccia da filo conduttore per e in tutti gli episodi.
Basile: Volendo proseguire con i tuoi lavori cinematografici, quali altri progetti stai realizzando?
Gigola: Sto lavorando a un documentario su Amedeo Giannini, un personaggio italo-americano. La madre genovese partorì in America colui che sarebbe diventato famoso creando una nuova etica bancaria, basata fortemente sulla mutualità e sull’inclusività delle minoranze. All’inizio, era diventato qualcuno, in particolare, per la minoranza italiana presente in America che, allora, era poco inclusa socialmente (l’accesso alle risorse economiche locali non era semplice). Poi si era contraddistinto per i finanziamenti fatti, per esempio, alla Walt Disney e per quelli destinati alla costruzione del Golden Gate Bridge. Il docufilm su Giannini rientrerà nella serie di documentari intitolati ai ‘Great Italian’, come pure quello su Olivetti, che realizzeremo contestualmente. Tre, dunque, sono i ‘miei’ grandi italiani: lo chef simbolo della nostra gastronomia e della vicina cultura agricola con i suoi valori, il banchiere che ha contribuito a portare l’Italia nel mondo, concorrendo a una parte importante degli Stati Uniti d’America, e l’innovatore nonché papà della tecnologia.
Basile: Gli Sponsor saranno gli stessi per i 3 film ‘The Great Italian’?
Gigola: No. Di volta in volta valutiamo. I founders saranno 25 e si potrà accedere a delle finanze istituzionali, oltre ad avere dei mezzi propri. I fondi per il docufilm su Giannini derivano anche, per esempio, da una fondazione costituenda a lui dedicata, della quale sono uno dei soci fondatori.
Basile: Sei il produttore di Wine Odyssey. Tu hai delle case di produzione a Londra. Tutte lì?
Gigola: Sì. Ho delle case di produzione a Londra, diverse per ogni progetto, che associo a delle case di produzione locali, come quella in Italia, la Format. Quelle inglesi, che si chiamano Single purpose vehicle poiché ognuna si occupa di un singolo stream di produzione, sono: In vino umanitas, che produce Wine Odyssey; The Great Italian, che produce i documentari su Marchesi, Giannini e Olivetti; Food and Media. Mi interessa creare alleanze e avere soci diversi a seconda del progetto e del relativo sviluppo.
F2) Gigola in un quadro
Maurizio Gigola in uno scatto artistico.
Fonte: per gentile concessione di Maurizio Gigola
Basile: Direi che la tua è una vera e propria attività imprenditoriale.
Gigola: Io mi occupo di progetti culturali che partono dai documentari, ma vanno un pò oltre. Mi affiancano sempre dei soci: uno si chiama Valica ed è un leader nel digitale del turismo e del food, con 90 milioni di impressions al mese; l’altro è la società ODR, di cui sono partner, con sede a Udine, che si occupa di intelligenza artificiale. Con ODR sto sviluppando, in particolare, un museo virtuale del vino. Wine Odyssey è sostenuto anche da Promoturismo FVG, dal Comune di Aquileia, che è in fortissimo sviluppo, e da un terzo sponsor, al momento non ancora certo. Quanto alla distribuzione, ho degli accordi con Zenit Distribution in Italia e con Tricoast Worldwide all’estero.
Basile: Bene. Abbiamo parlato di tutti i tuoi progetti cinematografici.
Gigola: C’è il mio documentario sulla musica venezuelana, con un obiettivo di tipo umanitario. Lo sto sviluppando con mia moglie, che è del Venezuela. Il titolo è Cambur Pinton: è il modo in cui i venezuali si ricordano le quattro note che servono per accordare il quattro, la chitarra venezuelana.
Basile: Interessante. Sono tutta orecchi. Tua moglie come si chiama?
Gigola: La musica venezuelana rappresenta una cultura minoritaria, non per questo di minore importanza rispetto ad altre, che rischia di essere dimenticata o sovrapposta, in termini di identità e storia, a quella cubana o brasiliana. L’idea è quella di raccogliere i fondi per supportare dei percorsi di valorizzazione di questa musica, cosa cui mia moglie, Rennea Coutteney, terrebbe molto. È una artista e vive a San Francisco. L’ho conosciuta al college negli anni 80. Ci siamo sposati 7 anni fa: è la mia terza moglie. Invece del figlio, data la nostra età, abbiamo deciso di fare un film insieme.
Basile: Se uno volesse collocarti geograficamente, dovrebbe optare per San Francisco, Salice Terme, dove anche stai, o Londra, dato il numero di case di produzione in loco rispondenti a te?
Gigola: Io sono dove serve io sia (dice convintamente con un po’ di ironia, ndr). Casa mia è con mia moglie, dunque in America. Poi ho i figli che vivono in Italia, a Milano, perciò passo spesso dal capoluogo lombardo; tra l’altro, i miei figli più grandi collaborano con me a qualche film. Poi, ho ottimi rapporti anche con la Grecia: attualmente, sto collaborando con Diane Kochilas, che ha un suo cooking show sulla cucina greca, che va in onda su PBS[2], la televisione pubblica americana.
(Tutte le informazioni a questo link: https://www.pbs.org/show/my-greek-table/ , ndr)
il festival e un piccolo sogno
Basile: Altri tuoi lavori in itinere?
Gigola: Gli eventi. Adesso sto lanciando un film festival, il Divine Film Festival, che avrà luogo nel mese di agosto ad Aquileia il 10-11-12, con una coda a San Francisco dal 23 al 29 dello stesso mese. Durante il festival, lanceremo una serie di contenuti, oltre a presentare Wine Odyssey.
Basile: C’è qualcosa che ti piacerebbe fare, anche fosse al momento un sogno?
Gigola: No, a parte una vacanza senza pensare a niente. Se non fosse faticoso, mi piacerebbe avere un ristorante o fare il cuoco in un chiringuito sul mare in Africa (ride, ndr). Direi che sto bene così, sono felice di portare avanti le tante cose che sto facendo, augurandomi di creare valore. Penso all’Italia, alla sua estetica che va dichiarata e valorizzata, nell’ottica di un’economia della bellezza.
Basile: E a livello più strettamente cinematografico, il tuo settore fin da ragazzo, qual è il sogno?
Gigola: Una sfida che potrei raccogliere è quella di fare una fiction. Mi avevano chiesto di girarne una sul tema del bullismo, quando stavo in America. Poi il progetto fu fermato.
Basile: In quel caso, caro Maurizio, mi informerò sui casting! Perché, se qui mi relaziono con te come contributor o autrice, in quell’occasione mi presenterò come attrice (simpatica ma convinta).
Conclusione
È di nuovo arrivato il momento di salutarci. Stavolta l’intervista è finita, ma aspetto l’evoluzione dei tanti progetti presentati dal bravo e simpatico Gigola che, nato nel cinema, ci è tornato in grande stile. E a chi dice che bisognerebbe appartenere a un solo mestiere per essere professionali rispondo che, al déjà-vu del singolo lavoro, oggi si contrappongono le attività plurime svolte da persone in gamba che, proprio grazie al loro bagaglio culturale e d’esperienza, si distinguono dalla massa.
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com