Federico Guglielmo III di Prussia fu re nel turbolento periodo delle guerre napoleoniche, dal 1797 al 1840. Nel 1806 perse metà del suo regno. Era il tempo in cui la strategia militare di Napoleone appariva essere invincibile.
Napoleone, come tutti i conquistatori, finanziava le sue guerre a spese dei territori occupati. Le casse del Regno di Prussia dovettero subire ben presto il salasso dei ricatti napoleonici e il regno andò in gravi difficoltà finanziarie. Del resto, che c’era di meglio per Napoleone che rendere poveri i potenziali suoi nemici futuri, in modo da non dargli la possibilità di riarmarsi?
Negli anni successivi, il re di Prussia, con estrema riluttanza, aderì, o meglio fu costretto ad aderire, alla coalizione degli stati che combattevano Napoleone. Eil suo grande problema era come finanziare il riarmo e la riorganizzazione dell’esercito per dare il proprio contributo alla coalizione. All’inizio, fu fatta una campagna per richiedere ai cittadini di donare il proprio oro alla Patria, per restituirle la libertà e consentirle il ritorno dei territori perduti. C’era una classe di prussiani molto agiata, che avrebbe potuto contribuire in modo sostanzioso con il proprio oro: i gioielli erano degli status symbol che stimolavano la vanità della classe alta e medio-alta prussiana, ed erano molto esibiti durante tutte le occasioni pubbliche. La campagna, completamente volontaria, fu un vero flop. Sostanzialmente nessuno aderì, nessuno voleva privarsi di quegli status symbol.
Sembra sia stato un consigliere della principessa Carlotta, figlia del re, destinata poi a diventare imperatrice di Russia, allora poco più che bambina, a suggerire di adottare una formula particolare, mantenendo l’assoluta libertà e volontarietà del contributo. Chi avesse aderito a donare il proprio oro per finanziare la guerra contro Napoleone, avrebbe ricevuto in cambio gioielli in ferro, che riportavano la dicitura che quella persona aveva donato il suo oro per la patria. Il successo fu straordinario.
L’idea di poter esibire un simbolo tale di “ricchezza”, di essere così ricco da avere donato il proprio oro, e di potersi fregiare di quella nobiltà altruistica,indusse tutti coloro che possedevano oro a donarlo. Era cosa ben diversa che non esibire nulla. L’idea del gioiello in ferro, sostitutivo di quello in oro, si rivelò vincente.
Le decisioni vengono dal nostro ego, prima che dal nostro cervello. Questa storia è un grande insegnamento: nel trading, è ciò che dobbiamo evitare.La decisione di pancia, quella per adularci, quella perché “odiamo la perdita”, quella perché non vogliamo provare la delusione, quella perché “vogliamo recuperare”. Tutti esempi di decisioni potenzialmente sciagurate che possiamo prendere.
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P.S.: Nel 1813, la sesta coalizione, di cui faceva parte la Prussia, sconfisse Napoleone e la Prussia riebbe i suoi territori, liberandosi del giogo del dittatore francese. Quel consigliere la sapeva lunga sul modo con cui gli umani prendono decisioni: la guerra fu vinta anche grazie a lui. Noi dobbiamo essere su una lunghezza d’onda di consapevolezza di questi fenomeni, perché possiamo diventare i primi nemici di noi stessi. Se vuoi battere i mercati, devi esserne cosciente.
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