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Il rally dei mercati e il report semestrale della FED

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Un potente cavallo di razza.

La settimana passata si è conclusa con la conferma di un clima particolarmente favorevole a rally e massimi storici su tutte le borse mondiali. 

Siamo ancora nella fase stagionale di sostanziale incertezza, tipica del periodo metà febbraio – metà marzo, ma, al di là, di qualche sporadico tentennamento, gli indici hanno continuato a mostrare il clima euforico innescatosi dopo il minimo del 27 ottobre. 

Oltre agli indici americani, i massimi storici sono stati registrati anche nei Paesi Bassi, in Germania, Giappone e India. 

In Cina, l’indice Shanghai Composite ha continuato il suo rally del 14% superando quota 3.000, anche se, solo poche sessioni di negoziazione fa, era crollato al prezzo più basso degli ultimi cinque anni.

Anche l’oro ha avuto una settimana rialzista, insieme con il Bitcoin che ha mostrato la potenza della continuazione del rally oltre quota 60.000 .

Leggiamo il commento di Reuters al report semestrale della FED rilasciato venerdì pomeriggio, prima di una raffica di interviste ai governatori, trasmesse in diversi canali americani. 

Nella sostanza, viene confermato che l’abbassamento dei tassi di interesse sarà possibile solo quando la FED vedrà concretamente avvicinarsi il tasso di inflazione al 2%. 

E questo non è di certo una novità, se non la conferma che le fantasiose previsioni bla bla bla dei bla-sonatissimi riguardo a imminenti e ripetuti cali dei tassi erano solo pura e semplice manipolazione per innescare un bel clima di euforia rialzista, che, una volta acceso, si autoalimenta. 

Il rapporto Reuters, poi, così sintetizza le previsioni sull’anno riguardo ai tassi di interesse:

“Le previsioni della Fed dalla chiusura dello scorso anno, rafforzate dai commenti dei funzionari, hanno tutte indicato tagli dei tassi quest’anno in un contesto di calo delle pressioni inflazionistiche. Ma la forza economica e un percorso irregolare verso il 2% hanno respinto le aspettative del mercato su quando inizierà l’allentamento, probabilmente verso l’estate.” 

Quindi, il percorso di discesa dell’inflazione è “irregolare” (nella storia, io non ne ricordo uno regolare in picchiata o caduta libera, invero), e di taglio dei tassi ne parliamo “verso l’estate”.

Una parte del report è ulteriormente degna di riflessione.

La FED afferma che i livelli di indebitamento e di utilizzo della leva finanziaria sono da valutare come “eccessivi”. Troppi shortisti che stanno per saltare? 

E poi fa la sconcertante affermazione che i prezzi delle azioni sono “close to historical highs”, che alla lettera significa “vicino ai massimi storici”. 

Vicino? Ma non li hanno superati da un pezzo? O intendono “prossimi” ai massimi storici, con una azzardata quanto impropria previsione e un uso un po’ impreciso delle parole?

Ora, ci attende una settimana di Powell Superstar, con due giorni di audizione del capo della FED al Congresso, con relativo bombardamento di domande da parte dei politici.  

Venerdì 8 marzo alle 14.30, avremo il non-farm payroll, nella settimana a successiva il CPI e il PPI, e poi il 20 marzo il comunicato e la conferenza di Powell sui tassi di interesse. 

Ora nessuno se li aspetta più in calo, ma la conferenza, come sempre, sarà molto ascoltata per poi concludere, probabilmente, che nulla è cambiato. Forse un piccolo ritocco dei tassi in giugno, o forse più in là. Il cammino è ancora lungo.

 

 

 

 

 

 

 

Maurizio Monti

Editore Traders’ Magazine Italia

 

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