Milano. Intervista telefonica avvenuta il 15 aprile 2021
Nella scorsa uscita, l’intervista verteva sul compleanno e sui progetti di Sergio fra il 2020 e l’anno in corso, fra concerti, film e teatro – a proposito di quest’ultimo, ricordo ‘Teresa, la ladra’, con un cenno alla Maraini, e ‘Sono sempre stato libero’ – e sulla possibilità, ben più estesa ed economica oggi rispetto al secolo scorso, di ascoltare musica. Sempre nella scorsa uscita, si è parlato di Rino Gaetano, scomparso esattamente il 2 giugno di quarant’anni fa: con lui Sergio scoprì di essere imparentato solo dopo la sua morte. Infine, il riferimento a Michelle, un grande amore di Sergio.
Gran galà e incontri accattivanti
Basile: Mi ha divertito leggere di quando hai suonato a un Gran Galà della Croce Rossa, con ospiti mondani fra i quali menzioni il Principe Giovannelli.
Sergio Cammariere: Sì sì, c’erano tutti i personaggi della mondanità romana, come Giovannelli o Marta Marzotto o quel matto di Bracardi (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bracardi) che imitava Jango Edwards (https://it.wikipedia.org/wiki/Jango_Edwards), un intrattenitore fra i più grandi, stava fra il cabaret e il surreale: beveva dai bicchieri degli spettatori, si spogliava nudo e poi a fine show abbracciava uno ad uno chiunque fosse andato a vedere il suo spettacolo.
Basile: Che bello sentire parlare di abbracci in un momento in cui è ancora un qualcosa quasi di proibitivo.
Sergio Cammariere: Ritorneranno. Tornerà tutto.
Basile: Concordo. A proposito dei momenti di vita che racconti nel libro, molto accattivante fu quello con il grande Joe Cocker, mentre era in visita a Roma, con Mickey Rourke e Kim Basinger e con il regista Adrian Lyne, per la promozione in Italia del film ‘Nove settimane e ½’. Facciamo così un salto indietro di 35 anni! Credo che chiunque abbia in mente quel brano così sensuale e magistralmente reso da Cocker dal titolo ‘You can leave your hat on’: https://www.youtube.com/watch?v=hfgwrdYUQ2A.
Sergio Cammariere: Fantastico! Non dico che Cocker fosse un ubriacone, ma beveva parecchio, aveva sempre il calice di rosso in mano. All’epoca, era la metà degli anni Ottanta, suonavo con Mario Bertotti[1] che conosceva perfettamente inglese e francese e che, quindi, gli chiese di tutto. Per esempio, gli domandò come fosse nata ‘With a little help from my friends’, che Joe Cocker aveva cantato a Woodstock nel 1969 (https://www.youtube.com/watch?v=tfLyK2DVVUU), ma che nasceva come canzone dei Beatles passata quasi inosservata (https://www.youtube.com/watch?v=75Oct1Qv8x0), mentre lui l’aveva trasformata in un capolavoro. Questa è la bellezza della musica: si può rileggere e rifare continuamente. Anche la musica classica può avere un senso diverso in dipendenza di chi la suona, del suo cuore, della sua mano. Le grandi cover delle grandi canzoni sono spesso persino migliori degli originali. Così capitò a Cocker. È stato un grande! Pensa che uno dei primi dischi da me comprati fu ‘Something to say’, appunto di Joe Cocker. Me lo ricordo bene, erano i primi anni Settanta.
Basile: Avevo letto che, secondo te, se uno ripropone un pezzo artistico, in questo caso musicale, ma lo sposo anche per il teatro e il cinema e, probabilmente, per molti altri mestieri creativi, lo (può o) dovrebbe fare, rendendolo suo.
Sergio Cammariere: Certamente. Penso, per il cinema, a ‘Profumo di donna’[2]. Forse è più fattibile con la musica che con un film e, in particolare, con la musica leggera e con il Jazz, è più semplice.
Steiner diceva che c’è molta differenza fra la musica e la pittura e che la pittura, per avvicinarsi alla musica, dovrebbe consistere in una serie di quadri, siti in una stanza in cui ci si trova, che ci ruotino tutti intorno. Allora, forse, si potrebbe avere una sensazione simile a quella che propaga la musica.
Basile: Mi fai tornare in mente una frase di Sant’Agostino che ho anche letto nel tuo libro: ‘Chi canta prega due volte’.
Sergio Cammariere: Certo! Io poi ho dato diritto canonico, ti ho detto tutto. Lì si parlava praticamente solo di Sant’Agostino (sorride, ndr).
Basile: Con questa tua cultura immensa, perché non insegni? Musica o storia della musica.
Sergio Cammariere: Non l’ho mai fatto, perché sono una persona non costante. Per esempio, al mattino non mi sveglio, prima di mezzogiorno non ragiono (ride, ndr). Però, senz’altro, alla mia età, una persona ha accumulato delle esperienze importanti e quelle ti permettono di non rifare degli errori, anche se è proprio attraverso gli errori che si cresce, no?
Basile: Direi di sì.
La gavetta in televisione. Anche con Arbore.
Basile: Tornando (dalle uscite precedenti) al discorso della memoria culturale, anche abbinata a chi c’è ancora, mi è piaciuto quando, nel libro, hai detto di Arbore: ‘Dove c’è il talento, dove c’è la sorpresa, dove c’è l’improvvisazione, dove c’è la buona musica, lì c’è Renzo Arbore’. Tu hai fatto anche molta televisione: è stata una bella esperienza?
Sergio Cammariere: La mia gavetta è stata parecchio in tv, facevo il pianista di servizio per diversi varietà televisivi negli anni 80. Naturalmente, lo facevo per avere solidità finanziaria, perché si guadagnava bene, potendo intanto stare, per tre o sei mesi, concentrati su un progetto, sul futuro.
A proposito dei giovani di oggi, ti dirò sono abituati diversamente. C’è molto questo desiderio di apparire, che passano i format televisivi, tanto che mi pare vogliano prima diventare famosi e poi imparare a suonare uno strumento. Però non funziona così. Si deve costruire tutto con sacrificio, perché nessuno ti regala niente in questa vita, te lo devi costruire sulla tua pelle, con i tuoi sforzi e le tue rinunce, anche con quella saggezza che pian piano, negli anni, riesci a cumulare.
Basile: È per questo che una delle band musicali che hai creato l’hai chiamata Stress Band?
Sergio Cammariere: (ride, ndr) Sì. In realtà, venivo chiamato Stress, poi me lo sono dato io come soprannome. Addirittura, la colonna sonora del film di Pino Quartullo è firmata ‘Stress: Sergio Cammariere’. A lui piaceva troppo quel nome, tanto che sono dovuto andare dal notaio a dichiarare, documento d’identità alla mano, che Cammariere e Stress erano la stessa persona.
Basile: Tra i tantissimi artisti che hai incontrato, ho letto di Pino Daniele: hai anche cantato con lui? Qual è quello che ti è rimasto particolarmente impresso?
Sergio Cammariere: No, cantato no. Conosciuto sì. Pino venne a registrare in playback la sigla di ‘Raimondo’, un programma tv che andava in onda su Raiuno all’inizio degli anni Novanta.
Beh, ne ho conosciuti tanti di artisti, ma, per me, Lucio Dalla è stato il più… insomma il più grande! Ricordo che, mentre stava facendo un suo concerto a Roma, al Teatro Olimpico, il mio violinista Olen andò a prenderlo con il motorino e lui venne al locale dove suonavo (‘Il Locale’). Lì mi fece l’occhiolino, salì sul palco e suonammo insieme per un’ora. Tra l’altro, puoi trovarci su Youtube.
(Detto fatto, ecco il video: https://www.youtube.com/watch?v=2eDtRr1ngwk. Tuffiamoci in un lontano concerto rimasto nella storia, non solo della capitale, targato 1997, ndr).
Basile: Su Youtube, immagino, vi sarà un’infinità di tuoi brani e video relativi ai tuoi concerti.
Sergio Cammariere: Sì, perché, a parte i canali delle case di produzione con i miei video ufficiali, ci sono oltre 1.500 video che ho postato io, con tutte le ‘session’ [3], dagli anni 90 al 2020-2021. C’è anche il mio primo cortometraggio, intitolato ‘La domenica delle palle’, dedicato a Sergio Bardotti.
(Https://www.youtube.com/watch?v=qYhEr3F7Y4Q. Molti i personaggi dal volto noto che vi partecipano. Presente anche la voce di Ornella Vanoni. Commovente e interessante. Consiglio, ndr).
Basile: Anche quella è stata una bella esperienza, no? Ho subito riconosciuto Gianmarco Tognazzi.
Sergio Cammariere: Molto bella. Sì, anche perché con Jimbo e Luca Lionello ci siamo video-ripresi per anni! Infatti, abbiamo migliaia di ore di materiale.
Basile: E prossimi lavori con Gianmarco ce ne sono?
Sergio Cammariere: Abbiamo in mente uno spettacolo teatrale. Non so come né quando, fra i suoi impegni e i miei. Lo spettacolo verte proprio su questo materiale di quando eravamo ragazzi, che abbiamo raccolto, in particolare, quando avevamo trent’anni.
Basile: Ecco, come o dove vi siete conosciuti tu e Gianmarco?
Sergio Cammariere: Ci siamo conosciuti a Cavalese alle olimpiadi dello spettacolo, che venivano organizzate da Franca Bettoja (https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Bettoja), la mamma di Gianmarco, con Babette Callarà (https://it.wikipedia.org/wiki/Babette), moglie di Pino Patitucci, il manager di Ugo Tognazzi. Era un luogo di incontro per tanti artisti. Ricordo che Gianmarco aveva già la telecamera. Era il 1990.
F1) Sergio Cammariere in uno scatto in bianco e nero
Sergio Cammariere in una bella immagine di tre quarti in bianco e nero.
Fonte: Ph. Credits: Manuela Kalì
Aneddoti. Dalla Vanoni al Premio Tenco.
Basile: Direi di concludere con qualche simpatico aneddoto, anche se già me ne hai raccontati.
Sergio Cammariere: Ne ho tanti, anche non scritti nel libro.
Uno che mi sovviene è questo: Ornella Vanoni si trovava a Roma al Teatro Sistina con un suo concerto e mi chiamò a cantare dal vivo e a suonare ‘L’azzurro è immenso’ (https://www.youtube.com/watch?v=JnHZOEo_1og), la canzone che Sergio Bardotti e io avevamo composto per lei.
Poi conservo in me esperienze bellissime legate al Premio Tenco[4], ma ancor più al ‘dopo Tenco’: ricordo cose incredibili laddove si cenava, perché c’era un palco dove, fino alle quattro di mattina, tutti noi artisti improvvisavamo, trovandoci coinvolti in delle ‘Jam session’ memorabili. Tra i tanti personaggi della musica lì presenti c’erano:
Stefano Bollani (https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Bollani),
Francesco Guccini (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Guccini),
Mauro Pagani (https://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Pagani),
Morgan (pseudonimo di Marco Castoldi; https://it.wikipedia.org/wiki/Morgan_(cantante)),
Jimmy Villotti (https://it.wikipedia.org/wiki/Jimmy_Villotti).
Ricordo, perché per me è indimenticabile, quella sera in cui Francesco Guccini volle cantare il Rock and Roll.
(La nostra conversazione, che frattanto ha felicemente assunto i colori di una chiacchierata in leggerezza più che di un’intervista formale, si interrompe per alcune telefonate sopraggiunte sul cellulare di Sergio, il quale mi propone di risentirci in caso di altre domande, ma io, a quel punto, realizzo che ho davvero molto materiale su cui lavorare. Così lo ringrazio, anche per un po’ di sano apprendimento per me in tema di storia della musica, sulla quale Sergio ha una cultura enorme che spazia nel tempo e nei periodi storici che hanno segnato questo genere di arte, non solo da noi.
L’arte della musica, come mi diceva anche il mio acting coach, è fra le arti la più vicina a Dio. Alcuni nomi importanti, non solo del panorama musicale, ma della storia e della cultura che hanno attraversato il mondo, hanno espresso il loro favore ed il loro profondo sentore per la Musica; ecco alcune di quelle affermazioni per chiudere questa intervista – per me, e conto anche per chi la leggerà, davvero piacevole, interessante, arricchente – e per augurarci un ritorno sfavillante alle esibizioni ‘live’ senza timori e alla Cultura, che sia base consolidata di una buona civiltà. Da leggersi, ritengo, come si trattasse di un unico paragrafo: ‘La musica è l’armonia dell’anima’ (Alessandro Baricco). ‘Penso che una vita per la musica sia una vita spesa bene ed è a questo che mi sono dedicato’ (Luciano Pavarotti). ‘Un buon compositore non imita: ruba’ (Igor Stravinskij). ‘Il ritmo ha qualcosa di magico; ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga’ (Johann Wolfgang Von Goethe). ‘La musica è il genere di arte perfetto. La musica non può mai rivelare il suo segreto più nascosto’ (Oscar Wilde). ‘Dopo il silenzio ciò che si avvicina di più nell’esprimere ciò che non si può esprimere è la musica’ (Aldous Huxley). ‘Se c’è qualcuno che deve tutto a Bach, questi è proprio Dio’ (Emil Cioran). ‘La vita senza musica non è vita’ (Friedrich Nietzsche). [5], ndr).
Conclusione
Sergio, senza conoscermi, se non attraverso la mia cara amica Alina Di Biase, che ho già menzionato e ringrazio per la stima e la fiducia, mi ha dedicato il suo tempo, con disponibilità e simpatia, oltre, tutte per me, ad alcune note di ‘Per Elisa’ di Beethoven. A fine intervista, lo saluto, in attesa, un giorno, di conoscerlo de visu, forse a Roma, mia città d’origine o, comunque, a un suo concerto, che, mi auguro, possa tornare a fare nella città meneghina, magari proprio alla Scala.
- Mario Bertotti è mancato nel 2003: https://www.questotrentino.it/articolo/8871/il_mario_aveva_swing ↑
- Al Pacino, diretto da Martin Brest, interpretò con successo il remake di quel ‘Profumo di donna’ girato da Dino Risi con Vittorio Gassman nel 1974 e ispirato al romanzo, ancor più agé, ‘Il buio e il miele’ di Giovanni Irpino, 1969. ↑
- Le ‘Jam session’ sono sostanzialmente le improvvisazioni di due o più artisti musicali https://educalingo.com/it/dic-it/jam-session#:~:text=CHE%20SIGNIFICA%20JAM%2DSESSION%20IN%20ITALIANO&text=Il%20termine%2C%20che%20probabilmente%20deriva,poi%20diffuso%20anche%20nel%20rock ↑
- https://it.wikipedia.org/wiki/Club_Tenco ↑
- Fonte: https://letteralmente.net/frasi/musica ↑
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore civile. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
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Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
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