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Interviste su Joblio Inc. (3° ed ultima parte)

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Interviste a due Advisor di Joblio: John Gavigan e Dennis C. Vacco

Montecarlo. Interviste del 6 luglio 2021, ‘in ordine di apparizione’

Concludo l’introduzione su Joblio iniziata nelle scorse due uscite, l’ultima delle quali conteneva le interviste, in merito, a Jon Purizhansky e David Arkless, il Ceo co-fondatore e il Presidente di Joblio.

JOBLIO. Dal Comunicato Stampa di Joblio: ‘attualmente si stima siano 24.9 milioni i lavoratori sottoposti a condizioni di lavoro forzato (..) L’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che almeno 150 milioni di lavoratori lasciano, ogni anno, i propri Paesi d’origine per ricercare opportunità lavorative in un Paese estero. (..); ‘nelle economie sviluppate, il profitto annuale per vittima di lavoro forzato è pari a circa $35,000. Buona parte di questo introito è intascata da reclutatori (..) che travisano volutamente le posizioni offerte dai datori di lavoro’.

Joblio contribuisce al salvataggio di vite umane. È del 2021 il Premio “Excellence Innovation Award in Human Rights Protection’’ assegnato alla società dall’Abrahamic Business Circle

Di seguito, ecco le mie ultime due interviste su Joblio.

John Gavigan
Advisor di Joblio

Basile: John, tu hai vissuto in Italia, a Milano. In che anni? Io vivo lì. In quale zona eri, per curiosità?

John Gavigan: Non ricordo dove stessi, ma ero vicino al Duomo, infatti ci andavo a piedi. Milano, a differenza di Roma, non dà la sensazione di una città turistica, ‘you have to earn it’, va scoperta. Io vengo da Buffalo (NY), ma, a proposito di Italia, ho delle origini marchigiane.

Basile: Forte! Come un pezzo della mia famiglia materna, che ora purtroppo non c’è più. Fra i miei avi marchigiani c’era lo sfortunato e prezioso Giacomo Leopardi. John, ho letto che sei il Managing Director di Endeavor, la grossa organizzazione no profit che supporta imprenditori ad alto potenziale in tutto il mondo. So che c’è un branch anche in Italia. In realtà, siamo qui per parlare di Joblio Inc., per la quale sei un importante Advisor.

John Gavigan: Esatto, ma si collega a Endeavor. Noi aiutiamo le start up, non tanto in fase iniziale, ma quando sono già a un livello avanzato di sviluppo. Le supportiamo nella scalata e a diventare globali. Abbiamo risorse sparse in tutto il mondo che possono fortemente influenzare l’entrata in un mercato, la raccolta di fondi, la ricerca di talenti. Noi cerchiamo imprenditori che pensano in grande, i quali ci facciano capire in che modo pensano in grande. Si parla, per esempio, di mercati industriali da 3 trilioni di dollari. In sostanza, noi possiamo aiutare Joblio a ingrandirsi come società e a estendere i suoi servizi a sempre più persone e realtà.

Basile: Esattamente in Joblio il tuo ruolo in che cosa consiste e come si lega a Endeavor?

John Gavigan: Le chiamerei Market connections. Abbiamo uffici in Spagna, Portogallo, Italia appunto, Malta che ottimizzano le attività lavorative interne ai relativi paesi e aiutano la connessione alle risorse interne, non solo umane, grazie alle quali Joblio potrà realizzare con maggiore forza e successo la sua visione imprenditoriale. Il ramo italiano di Endeavor sta proprio a Milano ed è una sede molto consolidata. Quanto a me, sono uno dei 40 Managing Director a livello globale del gruppo, che opera nel campo da 25 anni, soprattutto con un interesse per le aziende a impatto sociale ed è formato di personale molto influente. Non c’è solo il grosso gruppo finanziario nel nostro mirino, cioè, lo ripeto, ci interessa supportare anche molta realtà aziendale socialmente impattante. Seguiamo e abbiamo affiancato alcune fra le start up più influenti al mondo. Arrivando nuovamente a Joblio, come vedi, ciascuno di noi, interno o vicino alla stessa, ha competenze ed esperienze diverse, estremamente complementari per l’attività e l’obiettivo umanitario della società.

F1) John Gavigan, al fianco di parte del Team di Joblio Inc. al CC Forum di Monaco

Nell’immagine F1, da sinistra, dopo Jon Purizhansk e Valentina Castellani Quinn, John Gavigan.
Fonte: per gentile concessione di Valentina Castellani Quinn

Basile: Ti ringrazio molto per questa intervista. Buon proseguimento in Montecarlo, John e arrivederci in quel di Milano.

Dennis C. Vacco
Advisor di Joblio

Basile: Buongiorno avvocato Vacco. Inizierò con il dire che Dennis C. Vacco suona molto italiano.

Dennis Vacco: Sì, sì. C sta per Carvin. I miei nonni paterni emigrarono negli Stati Uniti dall’ Italia del sud nel 1907. I miei nonni venivano da Aviano (FVG) entrambi, lui si chiamava Donato. Negli anni 50, quando nacqui io, i miei genitori si trovavano in America: io divenni Dennis, ma avrei preferito Donato. Sono tornato al paese delle mie origini moltissimi anni dopo. Negli anni 90, nella mia carica di Procuratore Generale di NYC, ho avuto l’opportunità di presentare una conferenza sulla droga a Messina. Ci andai e proseguii per la Basilicata e, infine, andai nei luoghi dei miei genitori, dove un cugino prete, che era già stato prima di me ed era rientrato in USA, aveva dato un’occhiata ai registri della chiesa per scoprire se ci fossero ancora dei parenti in vita della famiglia. Mi aveva detto di no, che non ce n’erano più, ma non era nemmeno andato al Comune a verificare. Io, nella mia veste di funzionario del governo, scoprii altro: fui introdotto a dei parenti ancora siti nel paesino dei miei, seppure non vicinissimi non avendo il cognome Vacco. Fu davvero emozionante per me tornare laddove mia nonna era nata, ad Aviano appunto. Spero un giorno di portarci i miei figli. L’Italia è un posto molto speciale per me. Ecco, quando ho sentito John parlarti di Milano, ho pensato anch’io a una città in Italia che è fra le mie preferite in assoluto: Firenze. L’ultima volta che sono stato nel tuo paese, ci sono andato in treno da Fiumicino. Bellissima città!

Basile: Grazie per questo elogio anche molto personale del mio paese spesso tanto criticato, forse per semplice modo di fare malsano, proprio dagli italiani. Se torna la aspetto a Milano! O a Roma, da dove vengo. Arrivando a tempi più recenti, mi dica di lei, Jon e Joblio. Da quanto conosce Jon?

Dennis Vacco: Ci conosciamo da circa 8 anni. L’incontro è avvenuto, perché Jon era un cliente del mio studio legale in Buffalo. Uno studio, formato da 135 avvocati, nel quale io gestivo le pratiche relative alle indagini governative. Per lo più, lo studio opera sulla costa orientale, quindi a Jackson, Washington dc, New York City, poi ci sono due uffici, anche, a Toronto e a Chicago. La visione imprenditoriale di Jon mi fu chiara non appena me ne narrò e diventammo amici. Ricordo che ci trovavamo nella lobby di un hotel a Tel Aviv. Abbiamo, come studio, degli affari, anche, in Israele, dove, prima della pandemia, sono stato 3 volte. A proposito di Jon, pure lui è un avvocato ed è basato a NYC. Ecco, avendo io, soprattutto, una visione e una mentalità americana, quando Jon ha condiviso con me il suo progetto, gli ho detto ‘questa cosa per certo funzionerà negli Stati Uniti, dove la questione confini è molto più rigida che in altri posti e non necessariamente in senso positivo. Come procuratore generale di NY, carica che rivestii per 4 anni, avevo un ufficio in Buffalo dal quale potevo vedere il confine canadese, ciò che, per la prima volta nella mia carriera legale, mi fece iniziare a pensare alla questione confini e a ragionarci[1]. Per questione confini intendo la serie di problematiche collegate, come il commercio di droga, il traffico umano, il passaggio illegale di persone da uno stato all’altro e così via. Mi sono chiesto: ‘come può essere buono per i governi?’. Mi è sembrato che la piattaforma di Joblio costituisse, non solo un vantaggio per i lavoratori migranti e per i relativi datori, ma anche per i due governi coinvolti, quello che manda e quello che riceve le persone a lavorare. Il governo ospitante spesso non sa che esiste una responsabilità nello spostamento di persone. Un’altra cosa che mi ha spinto verso questa realtà è che, seppure è vero che sono un avvocato, continuo ad amare il business della mia famiglia d’origine: mio nonno era un agricoltore. Ebbene, le coltivazioni sono ormai effettuate a mezzo macchinari, i prodotti della terra sono raccolti meccanicamente, ma è sempre necessario avere personale tecnico preparato e competente ed è, a mio parere, sempre difficile trovarne di volenteroso, interessato a spendere tante ore nel mondo della agricoltura. Invece, l’agricoltura è un settore che, molto spesso, costituisce la base formativa e lavorativa di molti di questi migranti che Joblio vuole aiutare. Perciò, anche per questo, Joblio è uno strumento reale che val la pena utilizzare. Non voglio enfatizzare troppo i vantaggi di datori e governi, di cui ho già detto, ma il vantaggio del lavoro, appena esemplificato, sì. Insomma, tutti ne beneficiano. È difficile che ci si siano cose che siano davvero buone per tutti.

F2) Dennis C. Vacco, Advisor di Joblio Inc.

Un momento della mia intervista, a Montecarlo, a Dennis C. Vacco.
Fonte: per gentile concessione di Valentina Castellani Quinn

Basile: Lei è un Advisor di Joblio. Esattamente, in che modo? Conosceva gli altri del team?

Dennis Vacco: Brevemente, se Jon va dalla A alla Z per il suo progetto, secondo la sua visione strategica, io guardo alle 24 lettere in mezzo. Jon e io ci siamo incontrati su zoom al riguardo. Quanto a Michael Shvartsman, l’ho incontrato 5 anni fa e ho visto le altre società che ha sviluppato: Jon è fortunato a lavorarci insieme. Lo stesso dicasi per David Arkless, ottimo elemento del team.

Basile: Nella sua significativa carriera come avvocato, so che si è battuto contro Cosa Nostra.

Dennis Vacco: Quando fui nominato da Ronald Reagan negli anni 80, Cosa Nostra, come la Mafia in generale, non voglio dire che si trovasse nei suoi giorni di massima popolarità, forse vi si era trovata negli anni 50-60, ma, in America, era parecchio influente, con un focus più sul business più che su droga, prostituzione, gioco d’azzardo e così via, cioè la trovavi alla gestione di sindacati o in posti di lavoro nell’edilizia. A proposito, secondo me, va detto che esiste, ancora, un certo pregiudizio da parte delle forze dell’ordine, a livello istituzionale, nei confronti degli italo-americani presenti negli Stati Uniti, ossia, se ne vengono arrestati 3-4, si parla subito di criminalità organizzata. È vero che alcuni americani con i cognomi italiani hanno fatto cose pessime, ma non tutti gli italoamericani sono colpevoli. Io sono stato fortunato a essere eletto procuratore generale nel 1994, infatti era anche la prima volta in 75 anni che veniva scelto qualcuno proveniente dalla parte ovest dello Stato di NY. Considera che Buffalo e Nyc sono geograficamente non vicine e sono assai diverse politicamente.

Basile: Il suo caso più importante quale fu?

Dennis Vacco: Quello del gennaio 1997 chiamato il ‘Wait to die case’ (il caso ‘aspetta di morire’)[2], sulla questione del suicidio assistito. Quel caso mi comportò tantissimo lavoro, ma poi ebbi ragione di quanto asserivo. La corte appoggiò la mia tesi, perché, negli Stati Uniti, non c’era una legge che tutelasse il diritto a uccidere. Oggi, a parte alcuni stati che hanno adottato politiche indipendenti, dal punto di vista nazionale e costituzionale ancora non è possibile legalmente aiutare il suicidio. La causa si era svolta fra me e un medico coinvolto. Si trattava della causa Vacco vs. Quill. A me interessavano, soprattutto, le categorie deboli, ossia dai disabili a tutte quelle situazioni di pazienti restati senza nessuno, perché diventavano spesso più un business se li si aiutava a terminare la loro vita piuttosto che se li si curava. Insomma, mi interessava la parte vulnerabile della popolazione.

Basile: Ed ecco il collegamento con Joblio.

Dennis Vacco: Sì, esattamente. Joblio, infatti, ha la stessa filosofia.

Basile: La ringrazio per avere condiviso con me la sua vita professionale e il suo credo in Joblio. Spero vederla presto in Italia, Dennis.

Conclusione
Giungono al termine le mie cinque interviste al team principale, consiglieri inclusi, di Joblio Inc., che invito, dunque, a visitare e a conoscere. L’obiettivo è importante e di rispetto, deve solo funzionare. Forza Joblio!

Joblio: www.joblio.co; Press Office Joblio: Esther Katz cmo@joblio.co; Global Media Director e Spokesperson Joblio Valentina Castellani-Quinn vquinn@quinnstudiosentertainment.com; Press Office: Grazia Zuccarini grazia@graziazuccarini.com

  1. ‘Fui eletto procuratore generale da Reagan nel 1988 capo procuratore della parte occidentale di US.’ Mr. Vacco was elected New York State Attorney General in 1994 and served until 1999. In 1988, he was appointed United States Attorney for the Western District of New York by President Ronald Reagan after serving 10 years as an Assistant District Attorney in Erie County – https://www.lippes.com/team/dennis-c-vacco-82
  2. https://www.law.cornell.edu/supremecourt/text/521/793

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

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