Alla luce degli ultimi eventi trascorsi, a cavallo tra il 2022 e il 2023, abbiamo notato un forte inasprimento da parte delle banche italiane nella loro avversione nei confronti degli operatori autorizzati “EXCHANGE” in crypto attività, includendo, in tale avversione, i loro stessi clienti che detengono un conto corrente presso una filiale della banca.
Il principio di fondo da parte di questi istituti di credito è contrastare con ogni mezzo possibile le operazioni che le persone o gli operatori eseguono nel mercato dei crypto asset.
Dal 27 di maggio 2022, in Italia, è stato istituito il registro per gli intermediari autorizzati che operano in crypto attività presso l’Organismo Agenti Mediatori (OAM), che autorizza appunto gli iscritti ad operare sul territorio italiano, come previsto dalle normative vigenti.
Naturalmente l’istituzione ed efficacia di tale Registro ha reso entusiasti tutti gli operatori che intendono operare in estrema trasparenza e onestamente, essendo, intanto, resa esecutiva una oggettiva selezione che suddivide coloro i quali hanno i requisiti per operare rispetto a chi, di fatto, questi requisiti non li ha e non risulta quindi in regola o vuole, ancor peggio, continuare ad operare in modo illecito.
Si pensava, e sperava, che questa importante evoluzione avrebbe migliorato la relazione che gli Exchange hanno con le banche (locali e nazionali).
Purtroppo, questi entusiasmi hanno lasciato velocemente il campo manifestando la cruda realtà di un forte ostruzionismo da parte degli operatori bancari, ostruzionismo visibile nel momento in cui l’exchange converte da crypto a denaro fiat (euro). Non è quindi cambiato nulla nella posizione di alcune banche che, nonostante la regolamentazione sia oramai evidente, minacciano la clientela di chiudere i conti qualora risulti una “attività con Exchange” (sul significato di tali affermazioni non si specifica alcunché, rendendo incomprensibile l’affermazione stessa) o, peggio, chiudono i conti agli Exchange per rendere ancora più difficile la conversione nel mercato locale.
Il caso di UNICREDIT/CRYPTO, avvenuto il 7 gennaio 2022, ove si comunicò mediante un tweet ad un cliente la chiusura del conto corrente perché “operava con cryptovalute”, non si è per nulla fermato nonostante la replica della banca contenente una smentita in tal senso.
Pensate che sia una reazione isolata? Pensate che un cliente possa andare in banca e pianificare un trasferimento dal suo conto ad un Exchange senza che gli sia fatta una ramanzina o addirittura gli venga palesemente minacciata la chiusura del conto corrente? Pensate che sia impossibile che la Banca rifiuti di eseguire il trasferimento di denaro nonostante l’ordine da parte del cliente di eseguirlo?
Ebbene dal lontano gennaio 2022, a distanza di un anno, gennaio 2023, una banca ha minacciato una società di revocare gli affidamenti e chiudere tutte le sue posizioni qualora avesse eseguito un bonifico per acquistare potenza di calcolo in TH/s. (potenza che normalmente si utilizza per minare bitcoin).
Ovviamente l’imprenditore, che fortunatamente conosce molto bene il diritto bancario, ha chiesto alla banca che mettesse per iscritto tutte le motivazioni legali della chiusura palesando apertamente le motivazioni dette a voce. Ad oggi naturalmente, e diremmo ovviamente, non ha avuto alcun riscontro scritto.
Questo modo costante e mirato, ci porta a credere che i funzionari che lavorano in banca minaccino i loro clienti e trovino ogni scusa possibile per evitare di inviare il denaro ad un Exchange, in alcune occasioni affermando di avere preso informazioni dalle quali emergevano elementi preoccupanti sul conto dell’operatore, la minaccia dell’alto rischio delle operazioni, solo per citare alcune delle strategie utilizzate per evitare che venga trasferito il denaro.
Si potrebbe pensare che tali situazioni si verifichino quando si tratti di operazioni di migliaia o milioni di euro. Purtroppo, assolutamente no: accade spesso anche per poche centinaia di euro.
Non sono casi isolati, e se avete conti online come wise, paysera, ecc., troverete le medesime situazioni. Chiudono arbitrariamente il conto.
La posizione delle banche su questo mercato degli asset digitali è assolutamente incomprensibile e fuori luogo.
Come accade per i fondi di investimento, o gli operatori in oro, o per la vendita in borsa di azioni e obbligazioni quotate, in cui è prevista la presenza di una banca depositaria che consenta la circolarità del denaro ricevuto a cambio della vendita dei titoli, la stessa cosa dovrebbe essere concessa agli Exchange, sotto l’egida della BCE, in forma assolutamente naturale. Eppure, questo periodo storico non ha per nulla agevolato l’operatività.
Al contrario vengono strumentalizzate le informazioni di fallimenti e chiusure di società crypto come se non accadesse null’altro nel panorama finanziario internazionale.
Lo staff di TESORA SPA, ovvero il dipartimento legale, sta portando sui tavoli istituzionali questa enorme problematica che, oltre a rendere difficoltosa la gestione ordinaria delle conversioni, rallenta i processi in modo considerevole. Inoltre, Tesora ha aderito ad una nuova iniziativa che vede la possibilità di partecipare ad una associazione di categoria, che rappresenti tutti gli operatori e gli intermediari di questo mercato, esattamente come le banche hanno fatto attraverso ABI.
Nel frattempo Vi terremo informati, offrendo in modo assolutamente trasparente la gestione delle attività che sono presenti sul territorio italiano. Tesora Spa si adopera ogni giorno per assistere sia gli emittenti delle crypto presenti nel proprio portafoglio e allo stesso tempo per dare il miglior supporto possibile a tutti i Clienti che utilizzano wallet di Tesora. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli che gli operatori bancari possano far emergere costantemente, siamo attivamente proiettati nella soluzione dei problemi che possono intaccare i flussi di conversione che, se pur rimodulati nel tempo, gli emittenti dei token si impegnano a portare a termine, gestendo le conversioni attese, eseguendo frazionamenti presso l’Exchange anche se in modo progressivo.
Tesora Spa, ha adottato una linea estremamente conservativa nella gestione dei wallet offrendo unicamente la gestione di custodia. Questo rende il portafoglio crypto di ogni cliente sicuro e stabile nel tempo.
Anche gli emittenti dei token, che hanno scelto Tesora, apprezzano notevolmente la stabilità della custodia che non subisce alterazioni né è intaccata da oscillazioni di mercato o da strumenti alternativi proposti tipicamente dagli Exchange più aggressivi.
La nostra politica, centrata nel servizio di consulenza e sulla gestione della custodia degli asset digitali, ha sempre premiato, fornendo un servizio alla clientela di altissimo livello. E anche in questo panorama, che propone costanti ostacoli, sapremo fornire i migliori supporti a tutti i nostri Clienti che possiedono un wallet di Tesora con la custodia dei loro asset digitali.
La partecipazione di Tesora alla nuova piattaforma Xpoverse nonché alla struttura di imminente apertura per la gestione degli NFT utilizzati nell’economia reale, offre a tutti una scalabilità di ulteriori opportunità nella gestione del proprio portafoglio. Daremo nelle prossime settimane ulteriori utili informazioni a riguardo.
Nessuno può prevedere quale possa essere l’evoluzione della collaborazione tra banche ed Exchange, ma certo è che qualcuno troverà una soluzione alternativa visto che il progresso non lo si può fermare e anche le banche europee dovranno fare i conti con l’avanzare di una economia digitale che sposterà sempre di più le proprie iniziative su crytpovalute e asset digitali.
Per questo non ci sarà da stupirsi se in futuro avremo diverse economie e diverse organizzazioni che accetteranno di operare con una loro moneta unica, così come accadeva nei feudi nel lontano medioevo, eliminando completamente l’intermediazione bancaria.
Ovviamente la cosa più logica sarebbe che le banche si conformassero ai tempi ed iniziassero a pianificare nuovi orizzonti sia di sistemi sia di processi, sfruttando al meglio le opportunità digitali rese possibili dall’avanzare della tecnologia. Fino ad allora, però, saremo costretti a lottare contro istituzioni bancarie obsolete e incapaci di facilitare il cambiamento sperando in un cambio, il più rapido possibile, del loro approccio al mondo digitale.