Perso nello spazio
Nel 1991 il cosmonauta sovietico Sergej Konstantinovič Krikalëv (Leningrado, 27 agosto 1958) si trovava a bordo della MIR, parola russa che significa sia mondo che pace.
La MIR, entrata in servizio nell’86, era considerata come ulteriore successo di prestigio del programma spaziale sovietico e permetteva all’umanità di studiare e provare per la prima volta la vita umana nello spazio.
Sempre nel 1991, l’Unione Sovietica come sappiamo affrontò la sua fine e, dopo un fallito colpo di Stato, si dissolse.
Sergej che in quel momento si trovava nello spazio viene considerato per questo l’ultimo cittadino dell’unione Sovietica e questo favorì la creazione di leggende secondo cui era impossibilitato a rientrare a terra, poiché il suo Stato non esisteva più.
Ce lo immaginiamo preoccupato ed attaccato alle comunicazioni spezzettate e frammentarie, cercando di capire che stesse succedendo 350 km sotto di lui, magari sbirciando dal finestrino quando la stazione spaziale passava sopra il suo paese…“Devo rientrare?”, “La mia missione continua?” Nessuna risposta da un luogo che stava nel mezzo di una delle più grandi transizioni della sua storia.“Che cosa devo fare?” “Mi ricevete?”
A causa della mancanza di fondi Sergej rimase 10 mesi nella MIR, e tornò nel 1992 su una terra profondamente diversa da quella che aveva lasciato.
Una ulteriore leggenda narra che in una intervista, alla domanda se si fosse disperato per la singolare situazione vissuta nello spazio, abbia risposto: “I cosmonauti non piangono, perché le lacrime galleggerebbero nell’aria!”. Stoicismo sovietico…
La storia corre alla velocità della luce, starle dietro è difficile, ma fondamentale… per questa ragione, il nostro focus principale è sempre nella cultura finanziaria anzitutto, ma anche sociale e storica.
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Michele Monti
Editorial Board
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