Recensione e intervista ai doppiatori italiani
Il film ha conquistato una nomination all’Oscar per il migliore film internazionale 2022
Lunana: il villaggio alla fine del mondo è un film unico, se non altro per come è stato realizzato, ed è poetico, coraggioso, inspirational, positivo, semplice e adatto a tutti, preferibilmente ai bambini, sia quelli reali sia quelli dentro di noi. Inoltre, è curato, ha un messaggio chiaro e universale, è scorrevole e diretto, è piccolo ma grande. Andrebbe visto al cinema, perché lì, nell’ampia sala buia, il suono e le immagini, i dialoghi, la musica, persino la nostra immaginazione correlata ci aiutano a immergerci nel mondo dell’Himalaya, quello raccontato, fra i brevi confini del villaggio glaciale di Lunana, con i suoi appena 56 abitanti, dal trentottenne bhutanese di origini indiane Pawo Choyning Dorji[1]. I panorami che le riprese video ci regalano e il villaggio stanno a 4.800 metri di altezza al confine fra Bhutan e Tibet e, per raggiungerli, otto sono i giorni di cammino da affrontare; il cammino è caratterizzato dall’assenza di strutture moderne. L’energia elettrica non è di casa a Lunana, solo quella solare, che non è sempre garantita. Inutile dire dei collegamenti Wi-Fi a Lunana.
F1) Locandina del film Lunana: il villaggio alla fine del mondo di Pawo Choyning Dorji
La figura F1 mostra la locandina del film distribuito da Officine UBU in collaborazione con CAD.
Fonte: per gentile concessione dell’ufficio stampa ECHO
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=_uXaA9H6z7g
Trama, analisi e recensione di Lunana: il villaggio alla fine del mondo di Pawo Choyning Dorji
Trama
All’inizio del film siamo in Bhutan, dove la nuova gioventù, molto similmente a quella di altri stati nel mondo, è addetta a tecnologia, ambizioni, viaggi, incontri ed esigenze, talune essenziali e altre meno, talvolta inculcate dai media. Il nostro protagonista, il giovanissimo Ugyen Dorji (Sherab Dorji) vive con la nonna, che se ne occupa da sempre, e fa l’insegnante, ma mira a costruirsi una carriera come cantante, possibilmente in Australia. Non pare mancargli nulla, in verità, perché ha una casa, la nonna, un impiego ben pagato, gli amici, una ragazza e, attraverso iPod e cuffie, la sua amata musica. Eppure, non c’è verso: vuole andarsene. Accade che viene spedito a concludere l’anno accademico – dopo il quale, secondo i suoi piani, partirà – nella scuola più lontana dello stesso stato del Bhutan: si tratta di una scuola, sita in un villaggio piccolissimo a poco meno di 5.000 metri di altitudine, che è considerata la più remota del mondo (!). Ecco che Ugyen deve intraprendere il viaggio, fatto di tratti in pullman e tratti pedibus calcantibus, per arrivare, distrutto, a Lunana. In sua compagnia, per il tratto a piedi, c’è Singye (Tshering Dorji), che appare alla fermata dove il maestro scende per iniziare, il giorno appresso, l’arduo – definiamolo così – trekking: la strada è, in buona parte, in salita, fra sentieri ripidi e fangosi, e non è granché popolata. Una sosta viene fatta presso una povera locanda, dove viene ospitato con generosità dalla famiglia che la gestisce. Una volta a destinazione, l’accoglienza per Ugyen, da parte dei locali, è commovente e divertente e, data la ‘folta’ popolazione, inferiore alle sessanta unità, vi prendono parte tutti. Il nostro protagonista, spaventato da tanta arretratezza, anche tecnologica, e dalla mancanza, nell’unica aula, di lavagna e libri, elementi da noi ritenuti essenziali per l’insegnamento, è più che mai persuaso della giustezza della sua decisione di effettuare la sua dipartita quanto prima: non crede che resisterà per i mesi previsti. Poi, con il passare dei giorni, accade qualcosa di determinante: i bambini del luogo gli infondono quel tipo di felicità che ti regala una prospettiva diversa.
Analisi e recensione
Il film esce dagli schemi. Ti costringe a fare i conti, come il giovane maestro della storia, con quel modo di vivere che oggi rifuggiamo, convinti che i mezzi moderni, con i quali comunichiamo, viaggiamo, lavoriamo, ci relazioniamo e, spesso, facciamo conoscere una nostra parvenza, così come la frenesia quotidiana, supportata dal tenersi occupati con mille attività, siano il modo corretto e unico per costruire il nostro futuro o valorizzare il presente; nonché per la tanto ambita, nobilitata e, forse, sopravvalutata felicità, sopravvalutata se fraintesa nella sua essenza. Quella felicità, infatti, non corrisponde all’ingrediente principale del FIL: in Bhutan, invece del PIL, si applica l’indice di Felicità Interna Lorda[2]. La storia del film si accompagna con tempi leggermente più lenti di quelli cui siamo abituati e, a mio parere, è voluto: il film, in altre parole, ti comincia a far dimenticare lo stressante schema giornaliero nel quale ciascuno di noi tendenzialmente vive, costringendoti a rilassarti e ad assaporare, con Ugyen, passo per passo, il cammino dalla così detta civiltà a un posto minuscolo, caratterizzato da esseri umani, yak o bovini tibetani, natura e poco più. Gli occhi del maestro sono anche i nostri; il crescere del suo stato felice fa sentire anche noi parte di quella condizione, in fondo, così nuova. Gli interpreti, fra i quali il protagonista e un altro sono attori professionisti, e altri sono locals, sono bravissimi tutti, dunque ben diretti. Un regista, a mio parere, è l’anima del prodotto, film o pièce che sia. La piccola coprotagonista, Pem Zam, che fa se stessa è dolcissima. Chissà cosa farà da grande? A far ammirare la regia concorrono, anche, le condizioni in cui il film è stato realizzato, oltre a luce, panorami, magnifiche riprese. La piccola storia sa arrivare al cuore senza difficoltà. E, quando Ugyen si trova in Australia a cantare in un locale in mezzo alla gente e fa qualcosa di emotivamente sorprendente per lui, noi siamo lì con lui, volendolo stringere in un sincero abbraccio virtuale, perché il cambiamento è avvenuto. Voto: 8.
Vederlo? Dove?
Sì! Il film è uscito nelle sale italiane il 31 marzo e contiamo che vi resti a lungo.
‘Lunana: il villaggio alla fine del mondo’ è un film sceneggiato e prodotto da Pawo Choyning Dorji (regista), Stephanie Lai, Stevn Xiang, Jia Hongling e distribuito da Officine UBU di Franco Zuliani in collaborazione con CAD. Gli interpreti principali sono: Sherab Dorji (Ugyen), Ugyen Norbu Lhendup (Michen), Keldem Lhamo Gurung (Saldon), Pem Zam (se stessa).
La mia intervista:
Monica Pariante con Vittoria Colombo (CAD), Andrea Oldani e Sabina Cattaneo Della Volta: società di doppiaggio e (principali) doppiatori del film
Intervista del 31.03.2022
Una breve prefazione, tratta dal comunicato stampa del film. La parola ‘Lunana’ significa letteralmente ‘la valle oscura’; una valle così lontana che la luce non la raggiunge nemmeno. Il villaggio è così isolato che ancora oggi non ci sono elettricità e collegamenti alla rete cellulare. A causa della mancanza di strutture, la produzione del film dipendeva totalmente dalle batterie a carica solare. I temi principali della storia sono la ricerca della felicità e il senso di appartenenza, temi universali cui tutti possono relazionarsi. ‘Ho voluto presentare questi temi – Pawo Choyning Dorji – attraverso un mondo e un popolo così diversi, non solo dal resto del mondo, ma anche dal Bhutan; anche in un mondo così lontano le speranze e i sogni che collegano l’umanità sono gli stessi’.
Milano. È giovedì sera e, dopo una corsa da un seminario di formazione attoriale allo IED, terminato ben più tardi del previsto, verso il Multisala Anteo, dove si trova la mia cara amica Gabriella Maviglia[3], arrivo a destinazione, non solo per la prima di Lunana: il villaggio alla fine del mondo, ma, anche e soprattutto, per intervistare il cuore del doppiaggio del film: Monica Pariante e la sua squadra. In particolare, ho l’occasione ambita di parlare proprio con Monica insieme a Vittoria Colombo – con Melissa D’Angelo sono socie di CAD (Compagnia Attori Doppiatori: https://caddoppiaggio.com/) – e con Andrea Oldani, la voce italiana del protagonista del film Ugyen, e Sabina Cattaneo della Volta, che ha doppiato, a soli 9 anni, Pem Zam, la coprotagonista.
Gli intervistati in breve:
Monica Pariante[4] – doppiatrice, direttrice del doppiaggio, attrice e dialoghista; è responsabile della direzione del doppiaggio e della direzione artistica della società CAD (Compagnia Attori Doppiatori)
Vittoria Colombo[5] – responsabile della direzione generale e dell’amministrazione della società CAD
Andrea Oldani[6] – doppiatore
Sabina Cattaneo della Volta[7] – doppiatrice, speaker e cantante
F2) L’intervista al cinema Anteo di Milano
Nella figura F2, gli intervistati e l’intervistatrice di spalle.
Fonte: ph. Massimo Bietti
Basile: Cara Monica, inizierei da te. Tu sei un’importante doppiatrice e hai iniziato dal teatro.
(Il mio amico, attore ed eccellente doppiatore, Marco Benedetti[8] mi presentò a Monica, nel 2013, per un suo aiuto sulla pronuncia corretta di alcune battute di ‘Dolores’[9] con l’accento napoletano. Monica fu davvero gentilissima: ci sedemmo su un divano, in un momento di pausa del suo lavoro, e io registrai le battute interpretate da lei per aiutarmi a essere il più napoletana possibile.
Grazie! , ndr)
Pariante: Ho iniziato nell’anno ‘mille’ con la compagnia di Eduardo De Filippo allo Stabile di Eduardo e quella è stata veramente una cosa di cui uno si può un pochino vantare (ride, ndr). È stato bellissimo, emozionante, importante e formativo. Poi, ho fatto la Silvio D’Amico. Ho lavorato con personaggi quali Aldo Trionfo, Lorenzo Salveti, Andrea Camilleri.
(Monica ha lavorato, anche, con Pino Quartullo, Renato Giordano, Francesco Anzalone, Wanda Marasco, Marco Ceso Bona. Per il cinema e la televisione, ha lavorato con Monica Vitti, Luciano De Crescenzo, Pippo Baudo e Antonio Lubrano e altri, ndr).
Pariante: Un anno in cui lo spettacolo di Ronconi nel quale lavoravo fallì, a causa della mancanza di sovvenzioni, rimanemmo a piedi in 5 attori e 5 attrici. Così mi rivolsi ad Anna Miserocchi[10], che fu la mia grande maestra all’accademia, e lei mi disse di andare a fare un lavoro di doppiaggio e io mi finsi doppiatrice, con la figura che puoi immaginare. Poi, in qualche modo ho continuato. In seguito, mi sono dedicata alla direzione del doppiaggio, dopodiché Vittoria, Melissa D’Angelo e io abbiamo creato la Compagnia Attori Doppiatori (CAD), di cui Vittoria è il presidente; cito una colonna portante di questa società: Simone Pavan[11]. I nostri settori: televisivo, cinematografico.
Basile: La società è nata nel 2003 e si è aperta al doppiaggio nel 2009.
Colombo: Sì. Nel 2003, è nata come cooperativa di teatro; essendo tutti noi dei doppiatori, abbiamo iniziato con il doppiaggio, arrivando, poi, a chiudere la cooperativa.
Basile: Perché chi inizia come attore volge al doppiaggio?
Pariante: Per denaro (spiritosa, ndr). Per amore del mestiere. È un ambiente che ti cattura, ti diverte questa recitazione a ostacoli, dove dai la voce alla faccia di un altro, ricevendo risposte generalmente in inglese. A me e a noi piace questa perversione (ridiamo, ndr). C’è anche chi demonizza il doppiaggio, però, personalmente, siccome Tolstoj ancora non riesco a leggerlo in russo, penso sia un’opzione valida per non leggere i sottotitoli per tre ore. Noi doppiatori italiani, di sicuro, siamo bravi, perché allenati, in quanto compriamo tantissimi prodotti (film) dall’estero.
Basile: E tu Sabina, che hai solo 9 anni, da quanto fai la doppiatrice?
Cattaneo Della Volta: Questo è il primo film che doppio.
Basile: Hai già fatto un sacco di cose, so. Hai cantato, fatto pubblicità. Cosa è stato facile e cosa difficile in questo lavoro di doppiaggio?
Cattaneo Della Volta: È una domanda difficile…
Basile: Hai ragione, scusami! Dimmi cosa ti è piaciuto del personaggio che hai doppiato, ti va?
Cattaneo Della Volta: Pem Zam è gentile, dolce, le piace cantare. E mi è piaciuto doppiarla, perché mi sentivo me stessa.
Basile: Bello! Andrea, tu dai la voce al protagonista. Ho visto che hai un curriculum lunghissimo.
Oldani: Sì. Io doppio il maestro, cioè Ugyen. Sono 11 anni che faccio questo mestiere in pianta stabile. Faccio film, documentari, serie, reality e così via. Sempre con la stessa passione. Ho avuto ed ho la fortuna di lavorare con Monica molto spesso. Mi ha permesso di doppiare personaggi diversissimi in film molto interessanti. Lavorare con Monica è sempre una bella palestra per me.
Pariante: Io ho la fortuna di avere questa forza gigantesca con me (quasi abbracciando Andrea). Ha fatto un Rostand nel film Cyrano mon amour[12] indimenticabile. Lui e Pasquale Anselmo hanno fatto un duetto, in quel film, strepitoso. Alessandra, ti consiglio di vederlo, è un film sul teatro.
F3) L’attore Sherab Dorji doppiato da Andrea Oldani nel film di P.C. Dorji
Nella figura 3, Sherab Dorji interprete del maestro Ugyen in Lunana: il villaggio alla fine del mondo
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa ECHO
La seconda parte continua nella prossima uscita de Il Settimanale
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https://it.wikipedia.org/wiki/Felicit%C3%A0_interna_lorda#Bhutan_e_la_sua_FIL ↑
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https://caddoppiaggio.com/curr_mpariante.php ↑
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https://caddoppiaggio.com/contacts.php#contacts ↑
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https://adap.it/speakers/sabina-cattaneo/ ↑
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https://www.antoniogenna.net/doppiaggio/voci/vocimbened.htm ↑
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http://www.teatromanzoni.it/manzoni/spettacoli/dolores-due-sorelle-due-storie-una-sola-violenza ↑
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com