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S&P500 a 3000, e poi?

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Che cosa è differente stavolta  

1929-2020: i due fattori chiave.
In molti articoli precedenti, nelle ultime settimane, ho rimarcato la somiglianza di comportamento della borsa americana del 2020 con il 1929. Continuo a dire: non guardare il 2008-2009, quella era crisi monetaria.

Qui è una crisi economica devastante e i mercati finanziari sviluppano una diversa reazione nei due casi, come ci ha dimostrato la storia.

Quando si parla del 1929, si fa riferimento al crollo della grande depressione, ma si trascura di dire che, in realtà, i minimi veri della borsa si sono verificati negli anni successivi, quando, appunto, la conseguenza della crisi economica arrivò a travolgere definitivamente i listini.

C’è anche un particolare molto importante di cui tenere conto. In questa crisi economica, per lo meno al momento, i giganti della tecnologia sembrano non essere stati toccati, quando non ne hanno tratto addirittura beneficio.

Ma se verranno toccati o meno, più avanti, ovviamente, è tutto da verificare: il mercato dell’advertising, per dirne una, può subire forti contraccolpi, la cui conseguenza su detti giganti può essere da nulla a molto. Ancora, nessuno è in grado di stimarla.

Per ora, guardando alla realtà, il peso sulla borsa americana che hanno i vari come Apple, Google, Facebook, Microsoft, Amazon e ne tralascio molti altri è talmente ampio da avere contribuito in modo eccezionale al recupero dal minimo del 23 marzo scorso.

Venerdì 8 maggio, l’azione Apple ha chiuso a 310.83, a una manciata di punti dal massimo del 29 gennaio a 327.85 e sta entrando nell’area di massima resistenza critica, calcolata dai nostri algoritmi fra 313.25 e 320, e al livello superiore al doppio massimo di 327.85.

È abbastanza chiaro, da questo esempio, quanto hanno pesato i tecnologici nel recupero impressionante delle borse americane, e quanto questo sia sufficiente a capire come borse europee ed italiana non siano state in grado di eguagliare consimili performance.

E il miglior listino americano è stato il Nasdaq che ha toccato venerdì 8 maggio il massimo di giornata e il più alto prezzo dal 21 febbraio a 9238, a un passo, anch’esso, dalla resistenza critica collocata dal nostro sistema fra 9247 e il massimo storico di 9763.

Ad avvalorare ulteriormente lo scenario di cui sopra, il comportamento delle borse cinesi, ammantate di tecnologia, che hanno performato alla grande con nuovi massimi.

Due fattori, quindi, di cui tenere conto: il primo, la curva di probabilità di sviluppo di nuovi minimi più bassi di quelli del 23 marzo depone a favore del fatto, oggi, 10 maggio 2020, che questi non si verificheranno nel breve termine, e con maggiore probabilità non nell’anno in corso. Saranno le conseguenze economiche di medio termine a pesare, probabilmente peggiorate ulteriormente da qualche altro fattore non del tutto prevedibile che ancora non vediamo.

Non sarà la conseguenza immediata che abbiamo sotto gli occhi a devastare i listini. Per intenderci: nuovi minimi si verificheranno nel 2021 o 2022, più probabilmente che nel 2020.

Il secondo fattore è che ogni raffronto con il 1929 deve tenere conto che, al momento, alcuni comparti dell’economia, quali i tecnologici, non siano stati toccati di fatto dalla crisi e non sia prevedibile al momento la probabilità che possano esserlo. Più avanti, pubblicheremo alcuni studi di previsione su tale argomento, riguardanti la capacità o meno di resistenza dei tecnologici ad una crisi economica duratura.

I prezzi attuali.
Ci riferiremo come sempre all’S&P500. I nostri sistemi continuano a prevedere un punto di inversione da rialzo a ribasso al 15 maggio più o meno 4 giorni: significa 11-21 maggio.
Il sistema vede il fulcro delle probabilità più ampie nei giorni del 13 maggio, dove altri fattori ci dicono di stare in guardia da segnali fake che possono verificarsi, e nella giornata del 15 maggio o nei giorni successivi.

Siamo alla soglia del doppio massimo rispetto al valore del 30 aprile toccato a 2965. I valori di 3024 e il leggendario 3082 (previsto dal nostro sistema nel dicembre del 2018 in piena fase di crollo dei mercati, come target del 2019) sono i livelli successivi.

Un segnale molto chiaro di possibile inversione ci verrebbe regalato nell’analisi giornaliera da un eventuale comportamento difforme dei tre indici principali USA nelle performance. Per esempio, rottura in chiusura di resistenze settimanali di uno e non degli altri due. Oppure grandi spike rialziste oltre le resistenze settimanali seguite da immediata ritrazione, in modo incoerente nei tre indici. Oppure nuovi massimi settimanali non coerenti fra i tre indici (uno o due fanno nuovi massimi, uno o due no).

Solo per completezza, le resistenze settimanali calcolate dal nostro sistema sono le seguenti:
Dow Jones  24700-24800
S&P500       2990 – 3018
Nasdaq        9502 – 9570

Ognuno può utilizzare, ovviamente, valori calcolati dai propri indicatori o individuare segnali ribassisti nel modo preferito.

Al verificarsi di un segnale ribassista concreto, la nostra posizione sarà temporaneamente short, per andare a prendere un probabile target collocato fra 2624 e 2470, ma con la massima probabilità nella prima metà più alta di detto range, e con valori che possono modificarsi in funzione del prezzo a cui avverrà effettivamente l’inversione.

Algoritmi per il futuro
Ho parlato spesso di uno dei nostri algoritmi che continuava a prevedere nuovi massimi per le borse americane nel 2020, con probabilità che variavano in modo significativo in funzione di quanto le borse hanno oscillato nelle ultime settimane. Un simpatico lettore, incredulo di fronte a questa possibilità, mi ha anche chiesto se non fosse il caso di mandare in pensione quel sistema.

Confermo che non è ora di mandarlo in pensione. Dal 18% di probabilità, il minimo oltre il quale il sistema non è mai andato, ora siamo al 37% di probabilità. Nel contempo la probabilità di nuovi minimi nel 2020 si è ribaltata andando sotto il 32%.

Quando un algoritmo non azzera i suoi valori, anche se la nostra convinzione porta a dirci il contrario, è meglio non banalizzarne il significato, che è uno: quel 18% stava comunque ad indicare una probabilità esistente. Non del 2 o 3% ma del 18%. Ora è al 37%.

La nostra visione è che l’onda di recupero che si è creata finora subirà il ritracciamento di cui abbiamo parlato in questo articolo. Da lì partirà un nuovo rialzo. E se l’onda sarà abbastanza potente potrebbe fare nuovi massimi. Per dirlo, vedremo le probabilità che si formeranno quando avremo visti i minimi di ripartenza alla fine del ritracciamento che prevediamo in questo articolo.

Il Martedì della Borsa
Abbiamo avuto il modo di discutere di mercati, delle nostre previsioni, e anche di qualche titolo da monitorare, nel webinar di Scelta Vincente, insieme con Giorgio Pallini, nel ciclo de I Martedì della Borsa, il 12 maggio scorso. Unisciti a noi per un’ora imperdibile di grande Cultura Finanziaria. Iscriviti e vedi la registrazione.

 

P.S.: Abbiamo parlato di oro, di petrolio, di indici mondiali. E poi, la nostra attenzione è stata su Borsa Italiana e sui titoli da tenere in osservazione per fare una Scelta Vincente: indicazioni molto preziose, per chi vuole prendere la borsa come va presa: maledettamente sul serio. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

 

Maurizio Monti

Editore TRADERS’ Magazine Italia

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