Il prodotto interno lordo americano è sceso dello 0.9% nel secondo trimestre, contro una aspettativa positiva.
Da un punto di vista tecnico, gli Stati Uniti sono in recessione, avendo visto due trimestri consecutivi di crescita negativa.
Nondimeno, Powell, nella conferenza stampa di mercoledì 27 ha convinto i mercati che il peggio è alle spalle: l’inflazione è al picco o vicino al picco, non ci sono ragioni di temere una recessione seria e la disoccupazione ai minimi storici è un chiaro indizio che l’economia americana non ha nulla da temere.
Powell ha convinto così tanto i mercati, che l’S&P500, malgrado l’aumento dei tassi, peraltro atteso, dello 0.75%, ha fatto un balzo in avanti mentre parlava e ha continuato una corsa rialzista per tutta la giornata di giovedì e venerdì scorso: ha superato 4140 e chiuso a 4136.
Livelli di prezzo che cominciano a minacciare l’area di resistenza dei massimi relativi precedenti, a 4180 circa: il superamento di tali massimi negherebbe il mercato ribassista e significherebbe una conclamata onda rialzista in corso.
Ottimismo ed euforia sono tornati, in apparenza, sui mercati: anche se a vedere bene, indagarne le ragioni è piuttosto difficile.
Gli indici europei e mondiali hanno seguito all’unisono l’euforia americana: Dax, Eurostoxx50, Ftse Mib italiano, FTSE inglese, AEX olandese, Ibex spagnolo, SMI svizzero sono andati tutti nella stessa direzione rialzista. E lo stesso in Asia e Oceania, con il Nikkei giapponese, gli indici cinesi, l’ASX australiano e il Nifty indiano.
L’oro è rimbalzato dal punto esatto di supporto da noi previsto in area 1680 e ha fatto tutto il corridoio di volatilità rialzista relativo alla settimana: simile sorte per l’argento.
Lo scenario che vedevamo problematico per le due settimane prima di Ferragosto non è cambiato: vedendo il mercato ora, potrebbe essere il ritracciamento dell’onda rialzista in corso, che ha preso obiettivamente uno slancio forse troppo rapido e richiederà conseguentemente una pausa di ricarica.
La settimana più probabile a questo punto è quella dell’8-12 agosto, per un picco e un ritracciamento. O qualcosa di più, ora è difficile dirlo.
Peraltro, c’è in tutto questo qualche cosa che non fa pensare bene per i prossimi mesi: e cerco di spiegare meglio.
Da un punto di vista psicologico, ci stiamo abituando alla guerra.
Anche i media, stanno mettendo in secondo piano l’Ucraina e le pagine dei giornali italiani sono piene delle diatribe di una politica impresentabile impegnata in una squallida quanto curiosa campagna elettorale estiva.
Il 30 settembre 1938 Adolf Hitler, Benito Mussolini e i premier di Francia e Inghilterra siglarono il patto di Monaco, con il quale, di fatto, Francia e Inghilterra abbandonavano l’alleata Cecoslovacchia nelle mani di Hitler. Sappiamo che cosa accadde poi.
La grande tentazione europea, di fronte agli evidenti ricatti di Putin, è di trovare una via di mediazione.
E le opinioni che, di fatto, consegnerebbero alla Russia tutta la parte strategica dei territori ucraini, pur di fermare lo Zar, stanno abbondando in tutta Europa.
L’Italia, poi, è speciale quanto a idee poco chiare della politica e quindi da noi spiccano, anche sui social, i massimi esponenti di tali teorie.
La Germania teme un inverno di recessione e al freddo, e gli altri paesi europei, certamente, non hanno una situazione migliore.
E’ evidente che l’avere conquistato la pace per decenni in Europa, è qualche cosa a cui è difficile rinunciare.
Ma la pace la si difende preparando la guerra ed essendo pronti a farla. Questo fu evidente anche ai Romani, che, non per nulla, riuscirono a fondare un Impero su questo principio.
Il fatto di volere la pace non significa che ci sarà la pace, se l’avversario vorrà la guerra. E un errore che l’Europa, o gli Stati Uniti, non possono commettere è di ripetere un vergognoso patto di Monaco in stile contemporaneo.
Significherebbe il rafforzamento della politica espansionista russa.
La Russia ormai parla esplicitamente, con tutti gli avanzi di galera che la governano, di guerra alle democrazie occidentali, e punta tutto su un nostro desiderio disperato di acquiescenza e disponibilità a concedere, pur di non avere la guerra in casa.
La guerra è già in casa nostra, è già dentro i confini dell’Europa. E non possiamo fare a meno di combatterla, costi quello che costi.
Non è con una politica di concessioni che otterremo la pace, se dall’altra parte c’è la convenienza a fare la guerra di espansione nel bieco desiderio di ricostruzione di un Impero distrutto, quello sovietico, perché imploso a causa della sua stessa incapacità di organizzarsi e svilupparsi.
Il mondo è di nuovo diviso in due.
Gli Stati Uniti hanno finanziato con 280 miliardi di dollari il rientro in patria delle fabbriche che producono tecnologie relative ai semiconduttori. Questo è un segnale chiaro, e questo è ciò che dovremo realisticamente seguire, prendendo atto che la cortina di ferro è tornata.
Ora, torniamo alle borse.
Le guerre non fanno necessariamente scendere le borse. In genere scendono nelle fasi iniziali delle guerre, quando gli esiti sono incerti, quando può esserci un effetto sorpresa, quando lo scenario è in movimento.
Nella fase di assuefazione, le borse non scendono e addirittura sfruttano il momento per salire e acquistare a prezzi più convenienti.
Nondimeno uno scenario di guerra crea turbolenza e lo abbiamo visto.
La Russia vuole Odessa e questo aumenterà la sua esposizione al rischio di un eccesso di impegno nella catena degli approvvigionamenti e nello stress militare. Nel contempo, è evidente che la reazione dell’Ucraina è ai limiti della disperazione e sarà molto forte.
Questo significa che da entrambe le parti possono esserci sorprese di qualsiasi genere.
Personalmente, vedo un pessimo autunno di guerra e un clima europeo piuttosto agitato.
Quanto a quello italiano, auguro la migliore fortuna al nostro Paese, perché la follia che ci ha mostrato la politica italiana nelle ultime settimane è da istituto psichiatrico. E se dovesse esserci lo zampino della Russia, cosa tutt’altro che impossibile, la cosa si fa molto complicata.
Non so dove sia diretta l’umanità. Sulle borse, seguiamo l’onda rialzista, attenzione doppia alla settimana prima di Ferragosto, o forse a qualche giorno dopo. Però, la prudenza è d’obbligo…
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