Money Management: tener conto della volatilità aiuta a selezionare lo stop loss

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Riceviamo da Money.it e pubblichiamo per i nostri lettori

Uno dei segreti per avere successo nel trading è la gestione delle posizioni, tanto quelle corrette che quelle sbagliate. Tra i perni centrali di quello che in gergo viene chiamato money management vi è il setting degli stop loss. Considerati, giustamente, gli amici più fedeli dei trader in quanto contribuiscono a preservare il capitale finanziario e psicologico quando il mercato prende una posizione opposta rispetto alle attese, nascondono molte insidie quando si deve decidere dove e come posizionarli.

Diverse sono le tecniche di posizionamento dello stop loss che possono essere selezionate. Da quello grafico, a quello percentuale fino a quello monetario. O magari un mix di essi. Oggi Money.it ha individuato un modello che permetta di impostarlo correttamente, tenendo conto della volatilità del sottostante, in riferimento al timeframe operativo.

Individuare il livello di stop loss in base alla volatilità può aiutarci a limitare al massimo il rischio che i prezzi possano colpirlo a causa di movimenti avversi e temporanei per poi riportare le quotazioni nella direzione precedentemente assunta.

Misurare la volatilità

Partendo dal presupposto che la volatilità è ciclica, tende cioè ad oscillare con una certa regolarità, non si può non evidenziarne un’altra sua caratteristica: la persistenza. Quando la volatilità inizia un trend, allontanandosi così dalla sua media, esso prosegue fino a quando non raggiunge un punto estremo. Giornate con volatilità in crescita tenderanno ad essere seguite da giornate con volatilità in aumento, suggerendo che la volatilità di oggi probabilmente sarà simile a quella di domani.

Per calcolare la volatilità media ci serviamo del famoso indicatore creato da Wells Wilder, l’Average True Range (ATR), settato di default a 14 periodi. Dal momento che l’ATR fornisce un valore medio per il periodo preso in esame, per fissare lo stop loss è necessario impostare un valore distante almeno il valore dell’ATR stesso.

Come legare stop loss e volatilità

Se la distanza dello stop loss dal livello di entrata è minore del valore di volatilità media espresso dall’ATR significa che lo stop loss è troppo vicino al prezzo di entrata ed è quindi una situazione di pericolo perché ha una probabilità maggiore di essere toccato.

Se questo livello di stop loss, nonostante sia stato impostato come il valore di volatilità, sembra comunque a livello grafico troppo vicino al prezzo corrente di mercato, gli operatori possono essere più conservativi modificando la distanza dello stop loss in base ai multipli del valore di ATR. Spesso si moltiplica il valore dell’ATR per 2, prevedendo così un margine di sicurezza maggiore rispetto ai movimenti del mercato.

Un esempio pratico sul DAX

Ora guardiamo un esempio reale di come l’utilizzo dello stop loss in base alla volatilità avrebbe potuto salvare una posizione aperta a seguito di un segnale long sull’indice DAX.

Il giorno 2 marzo 2018 l’indice tedesco apre in gap down a 11.831,57 punti e, considerando la presenza di un forte livello supportivo che ha invertito il corso dei prezzi l’agosto scorso, sarebbe stato interessante ipotizzare il formarsi di un pattern oops di Larry Williams con implicazioni rialziste.

Effettivamente in giornata i prezzi recuperano il gap lasciato aperto e superano il minimo della seduta precedente a 11.877,66 punti attivando l’entrata in direzione long come da criteri standard del pattern. Lo stop loss sarebbe stato posizionato appena sotto il minimo segnato prima della ricopertura del gap a 11.830,98 punti.

F1) Dax

Fonte: Money.it

 

Ma avrebbe funzionato correttamente? Come si può notare dal grafico, dopo un primo impulso rialzista durato cinque giorni, il mercato ha ultimato quello che era considerabile come un ritracciamento della tendenza ribassista di lungo periodo per poi iniziare un nuovo impulso ribassista. Proprio questo nuovo impulso ribassista ha portato la quotazione del DAX più in basso dei minimi registrati il 5 marzo (che coincidevano anche con il pattern oops) di conseguenza toccando anche lo stop loss e chiudendo la posizione degli operatori che non l’avevano già liquidata.

Uno stop loss sul pattern oops posizionato in base alla volatilità avrebbe consentito di rimanere a mercato dando eventualmente la possibilità di catturare buona parte del rialzo avvenuto dai minimi di marzo al top toccato a maggio.

Il valore dell’ATR al momento dell’apertura in gap down delle quotazioni era pari a 195 punti, quindi dal livello di entrata (il minimo del giorno precedente a 11.877,66 punti) si dovevano tenere come ampiezza dello stop loss almeno 195 punti ottenendo il livello di stop loss in base alla volatilità a 11.682,66 punti (11.877,66 – 195), livello che l’indice non ha toccato e non vede dal febbraio dell’anno scorso.

Dalla Redazione di TRADERS’ Magazine