Lo scorso 30 marzo, il film vincitore dell’ Oscar al migliore documentario dell’anno, diretto da un collettivo israelo-palestinese formato da giovani registi, uniti nello sforzo di far vedere ciò che non si conosce altrove, ossia il livello di distruzione raggiunto da una guerra ignobile, che, come tutte le azioni sanguinarie di massa, colpisce ingiustamente e duramente i più deboli, gli innocenti, noi; si tratta di Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, che è stato rapito, picchiato e trattenuto, per fortuna, non a lungo, ma senza ragione, con crudeltà e del tutto ingiustamente(!).
Nonostante la liberazione dell’ostaggio, le proiezioni previste per l’ultima domenica del mese appena passato non sono state comunque interrotte: quanto avvenuto ha acceso un faro sulla cultura e l’informazione indipendente, che non possono smettere di circolare per paura.
Se chi fa cultura o si occupa di informazione non può essere libero di scrivere, filmare, diffondere e parlare e se, addirittura, deve temere per la vita propria e dei suoi cari, allora bisogna lottare contro questa forma di terrorismo e ancor più abbattere il muro del silenzio laddove viene eretto. Il mondo culturale italiano reagisce: siamo tutti coinvolti, responsabili. In questo caso, andare al cinema significa anche questo.
“No other land” simboleggia questa tematica di estrema importanza oltre a dar voce a quella palestinese.
Gli appuntamenti speciali si sono tenuti principalmente a Roma, nelle sale dell’Adriano e del Barberini, e a Milano, presso l’Anteo; ben oltre 40 le sale cinematografiche italiane che hanno ospitato una maratona nazionale di proiezioni del citato documentario.
A organizzare l’ubiquo evento e a sponsorizzarlo sono stati Alice nella Città, Every Child Is My Child, Unita, 100 Autori, WGI – Writers Guild Italia, Wanted Cinema, oltre a moltissimi fra associazioni, artisti e professionisti operanti nei mondi del cinema e della cultura. Così è nata HUMANLAND, il progetto collettivo mosso da solidarietà, unito dalle testimonianze e volto alla resistenza dove necessaria.
Trama
F1) Una scena inquietante fa da sfondo a “NO OTHER LAND”
Nella figura F1, una scena d’impatto, con il buio della sera, in Cisgiordania.
Credits: Ph. Stefania Collalto; fonte: ECHO Ufficio Stampa
Oltre che Oscar winner, “No other land” è risultato essere il miglior documentario agli European Film Awards, nonché il miglior film al Festival di Berlino, dove si è aggiudicato anche il Premio del Pubblico nella sezione Panorama.
Al centro della storia e del messaggio, sostenuto dalla patrocinante Amnesty International Italia, è la drammatica situazione in Cisgiordania, dove comuni cittadini si sono visti (e si vedono) espropriare delle loro abitazioni, letteralmente abbattute davanti ai loro occhi e a quelli dei loro bambini.
A realizzare il documentario sono stati quattro giovani attivisti palestinesi e israeliani – esattamente: nessun odio fra loro, ma piuttosto una collaborazione forte e sensata, basata su valori veri e profondi e su un grande coraggio – che hanno, in particolare attraverso due di loro, Basel e Yuval, raccontato, con un vero e proprio reportage quotidiano per giorni, le violenze e i soprusi subiti dalla gente del luogo, dalle loro famiglie e dagli amici, da loro stessi; si tratta della piccola comunità rurale di Masafer Yatta, come detto in Cisgiordania, e della sua distruzione da parte dell’esercito israeliano.
Basel, che vi assiste sin dall’infanzia, a un certo punto acchiappa una telecamera e comincia a far riprese… che parlano chiaro. I carri armati e le ruspe israeliane distruggono i villaggi, causando una evacuazione forzata dei locali.
La parte più bella e forse significativa del documentario è l’amicizia, nata sulle rovine di quel che furono le case degli abitanti di Masafer Yatta, fra Basel e Yuval, un giornalista israeliano allineato con lui nella lotta a questa sopraffazione così documentata: Palestina e Israele unite da valori comuni nel cuore, nella testa e nell’anima, ma anche nelle azioni, di due giovani ragazzi che davvero vogliono “solo” la pace.
Recensione
F2) Il protagonista in un momento di “NO OTHER LAND”
Nella figura F2, Basel Adra in un primo piano intenso del film.
Credits: Ph. Stefania Collalto; fonte: ECHO Ufficio Stampa
Il documentario si segue con attenzione e interesse, ma pure con il dubbio di stare assistendo a un telegiornale e non a un film, tanto è reale, poco “aiutato” scenograficamente o a livello di luci, inquadrature. Il protagonista con la videocamera in mano è uno di noi, noi siamo nel villaggio, ormai campo di battaglia, con lui, insomma noi siamo lui, lui è noi e quella è una guerra vera.
Il film-verità andrebbe proiettato ovunque, a iniziare dalle scuole: certe cose si devono sapere. Non c’è violenza fisica o forme di violenza che possano giustificare un divieto ai minori, i quali, invece, andrebbero anch’essi acculturati.
La location in senso lato è la Cisgiordania: il territorio, privo di sbocco al mare e sito sulla riva occidentale del fiume Giordano (Medio Oriente), fa parte, con l’ormai tristemente celebre striscia di Gaza, della regione storico-geografica della Palestina.
Voto a “No other land”: 9+.
I registi
F3) I due protagonisti del film “NO OTHER LAND” nonché due dei 4 registi
Nella figura F3, Basel Adra e Yuval Abraham nel film del collettivo israelo-palestinese.
Credits: Ph. Stefania Collalto; fonte: ECHO Ufficio Stampa
Li presentiamo, in breve, di seguito, perché, oltre quanto detto e al di là del documentario che passerà messaggi, i loro, significativi che li rappresenteranno tutti e quattro, si capisca con chi si ha a che fare (in senso molto positivo):
- Basel Adra, 28, è un attivista, avvocato, giornalista, regista, sceneggiatore e montatore palestinese, vincitore del Premio Oscar al miglior documentario per “No Other Land”;
- Yuval Abraham, 30, è un giornalista, regista, traduttore, sceneggiatore e montatore israeliano, vincitore del Premio Oscar al miglior documentario per “No Other Land”;
- Hamdan Ballal Al-Huraini, 36, è un regista e attivista palestinese, vincitore del Premio Oscar al miglior documentario per “No Other Land”;
- Rachel Szor, età non conosciuta, è una regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia israeliana, vincitrice del Premio Oscar al miglior documentario per “No Other Land”.
Conclusione
F4) Un bimbo davanti alle macerie della sua casa in “NO OTHER LAND”
Nella figura F4, il rosso del bambino contrasta con il colore uniforme di ciò che non c’è più.
Credits: Ph. Stefania Collalto; fonte: ECHO Ufficio Stampa
L’ITALIA SI CONFERMA IL PRIMO PAESE PER NUMERO DI SPETTATORI DI NO OTHER LAND
Tra i paesi, pare che solo gli Stati Uniti osteggino la diffusione del documentario, nel senso che quasi nessun distributore ufficiale in loco sarebbe interessato alla relativa proiezione nei cinema, eccezion fatta per la sala indipendente O Cinema di Miami Beach, che, per aver proiettato la pellicola, è stata a dir poco boicottata, addirittura minacciata di chiusura dal sindaco della cittadina.
I premi vinti dal documentario sono un po’ meno di 70, nel mondo, e i quattro dietro alla macchina da presa sono diventati fra i cineasti più premiati e celebrati nel 2024. È un bel segnale questo!
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Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com