La serie è disponibile su Netflix e si compone di ben 7 stagioni per un totale di 91 episodi
La prima stagione di OITNB, acronimo ufficiale di ‘Orange is the new black’, è uscita circa 9 anni fa in patria e il 5 giugno 2014, anche in Italia, l’hanno potuta seguire sulla piattaforma di streaming on-demand Infinity TV, seguita dalla seconda stagione nel settembre dello stesso anno. La terza stagione è stata trasmessa il 13 giugno 2015, sempre su Infinity TV, e ciò avveniva in contemporanea con gli Stati Uniti, insomma li abbiamo recuperati. Anche su Netflix è arrivata per la prima volta nel 2013 e l’ultima stagione, la settima, è stata trasmessa nel 2019. A proporre questo programma di enorme successo, sia americano che europeo, ci hanno pensato, inoltre, il canale Mya di Mediaset Premium (dal 23 settembre 2014) e Rai 4 (dal 5 febbraio 2015). La serie è ispirata ai racconti autobiografici della scrittrice Piper Kerman, contenuti nel suo libro intitolato ‘Orange is the new black: my year in a Women’s Prison’. Piper, nata a Boston il 28 settembre del 1969, ebbe una condanna per riciclaggio di denaro sporco, per la quale scontò una pena di 15 mesi, in realtà ridotta poi a 13 mesi, nell’Istituto penitenziario FCI Danbury in Connecticut. Nelle sue memorie, ci sono i racconti di ciò che ha vissuto, delle esperienze in cui si è imbattuta e delle persone con le quali si è incontrata e scontrata. La serie parte da quelle pagine e il linguaggio ne è protagonista; un linguaggio scurrile e molto sesso-riferito. La protagonista – di nome Piper, guarda caso come l’autrice – è fidanzata con un ragazzo che la deve aspettare a casa, ma il reato a causa del quale è tenuta a passare diversi mesi in gattabuia è legato a un’altra donna con cui c’è stata, in passato, una relazione omosessuale. Molte le tematiche in ballo, dura la modalità espositiva.
F1) Locandina OITNB la serie Netflix sulle tv-detenute del Connecticut
La Figura F1 mostra la locandina della prima stagione della serie Orange is the new black.
Fonte: https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/static.screenweek.it/season/original/1437?1466096852
La vita in prigione: le difficoltà dentro e l’attesa fuori
Mentre Piper (Taylor Schilling) affronta un modus vivendi nuovo e molto difficile in mezzo a detenute dai denti marci, dai passati recenti pericolosi, dalla fisicità assai meno fortunata della sua e con formazione, cultura ed esperienze le più svariate, il suo Larry (Jason Biggs) è sotto pressione; ciò, perché soffre l’assenza della bella Piper, l’impotenza per entrambi nella situazione forzata che vivono, le tentazioni del mondo esterno verso un ragazzo giovane e attraente e l’angoscia di scoprire punti oscuri nelle vicende trascorse della sua amata. A proposito della tendenza omosessuale della protagonista della serie o, quanto meno, fluida, anche Piper Kerman e Taylor Schilling, quindi la vera Piper nonché l’autrice e la relativa interprete, lo sono, iroia della sorte. Il vero Larry – che si chiama Smith e non Bloom e che è il marito della Kerman – ha pubblicato, nel 2014, ‘My Life with Piper: From Big House to Small Screen’: si tratta di un audiolibro incentrato sull’essere, Larry, il compagno di una donna che viene spedita in prigione per parecchio tempo e sulla celebrità della loro vicenda grazie al piccolo schermo, con il suo modo di vivere e vedere l’interpretazione che di lui fa Jason Biggs; Biggs era stato il protagonista di quel famoso film commedia, primo capitolo di una saga degli anni 90, intitolato American Pie. Tornando alla vita grama e ruvida di una detenuta, la serie, nella sua infinità di episodi, ci fa cogliere, senza tanti giri di parole, anzi utilizzando, di queste ultime, le più spinte e volgari, l’essenza del day-by-day fra le sbarre, in un mondo tutto al femminile, guardie escluse. E, a proposito degli uomini in divisa, se sono vere, anche solo per metà, le vicissitudini con essi delle prigioniere della serie, beh, c’è da mettersi le mani nei capelli. Non è una scusante nel caso, ma una mera osservazione in proposito: anche per un vigilante o simile che viene ‘arruolato’ per controllare e/o gestire un mucchio di donne che, avendo delinquito, devono scontare pene lunghe e, poco accette, non è un lavoro all’acqua di rose, né gratificante. L’aria che si respira è pesante e, questo, dalla fiction tv si coglie. Quando, poi, qualche detenuta viene ulteriormente punita per un suo eventuale comportamento deplorevole con l’immediato invio in cella di isolamento, anche per lo spettatore è disagevole assistervi. Molto chiara è, per il pubblico, grazie a OITNB, pure la visione di un’esistenza al di fuori del carcere legata ad esso e, quindi, in qualche misura, dipendente da ciò che accade lì dentro; mi riferisco a chi è in relazione con qualcuno imprigionato. È terribile, per esempio, quando non vengono concesse visite ai detenuti, quando non se ne sa nulla, quando, vedendoli, non si può stare soli con loro o abbracciarli più di due volte, fra saluto iniziale e arrivederci finale, ed è ancora più ardua l’assenza, quando, nel proprio quotidiano, quella persona, ora in prigione, manca, fisicamente e spiritualmente al parente, all’amico o al compagno che ne attende il ritorno. Forse è un pò lunga questa serie – non volendo essere diplomatica, sì, lo è senza ‘forse’ – e, a tratti, ripetitiva, per quanto si sforzi di produrre sempre nuovi eventi o circostanze, ma ha il merito di far riflettere e di proiettarci le vite delle singole detenute nella loro umanità.
F2) Piper come Kerman e Chapman (Taylor Schilling) di OITNB
La figura F2 mostra le protagoniste, reale e per fiction, della serie tv targata Netflix.
Fonte: https://static.nexilia.it/bitchyf/2016/06/Piper-Kerman-Piper-Chapman.jpg
Regie e attori
Un breve panorama dei vari registi e attori che hanno portato a realizzazione la serie di successo ideata da Jenji Kohan e prodotta da Lionsgate Television.
Cominciamo dai cinque directors: lo statunitense Andrew McCarthy, che è anche un attore: fu coprotagonista di Weekend con il morto del 1989, un film divertentissimo che ancora ricordo, ero poco più di una bambina, ha diretto 9 episodi della serie; Phil Abraham, nato in America, anche direttore della fotografia pluripremiato di svariate tv fiction, fra le quali I Soprano; Michael Trim, altro riconosciuto Direttore della fotografia americano e pure produttore televisivo: proprio in qualità di produttore ha lavorato per tutta la prima serie e metà della seconda di OITNB; terzo direttore della fotografia del team di registi della serie il newyorkese Constantine Makris, che ha ricevuto un Emmy per Law & Order; Mark A. Burley, americano e premiato come i precedenti, è anche un autore televisivo e, fra i suoi lavori, scrisse alcuni episodi della serie TV Lassie 1989/1992. Passiamo al cast (a parte i già menzionati Schilling e Biggs): Laura Prepon (Alex), Natasha Lyonne (Nicky), Danielle Brooks (Tasha), Samira Wiley (Poussey), Taryn Manning (Tiffany), Yael Stone (Morello), Kate Mulgrew (Red), Adrienne C. Moore (Cindy), Matt McGorry (John), Laura Gomez (Flores), Elizabeth Rodriguez (Diaz), Constance Shulman (Jones), Annie Golden (Norma), Alisya Reiner (Natalie), oltre agli uomini e alle donne in divisa Nick Sandow (Caputo), Michael Harney (Healy), Pablo Schreiber (Mendez) e Lauren Lapkus (Fisher) e molti altri attori/personaggi ancora. Quasi tutti attori emersi nel piccolo schermo con esperienza e riconoscimenti. Il livello artistico è decisamente molto buono, sempre. Merito, dunque, di regia e interpretazioni di alto profilo, impegnate e in armonia, elemento quest’ultimo fondamentale per il risultato finale.
F3) Larry come Smith e Bloom (Jason Biggs) di OITNB
Nella figura F3, i Larry, reale e per fiction, della serie tv targata Netflix.
Fonte: https://miro.medium.com/max/600/1*CvUQ0ZADCTyeumd_ImhgKw.jpeg
Conclusione
La serie è, dunque, ‘in giro’ da 9 anni, considerando la partenza americana, ma continua a accumulare pubblico. Perché? Perché è appassionante nel suo genere, piuttosto realistica, visto che si attiene ai racconti vissuti di cui al libro di memorie della Kerman, colei che ha per davvero scontato quella pena per tutti quei mesi, e provocatorio al massimo. È del tipo black comedy, quindi regala, seppure amara, qualche risata e parecchi momenti di leggerezza. Ed è universale per via delle persone, delle culture, delle estrazioni e, mi permetto di dirlo senza preconcetto, delle razze che riunisce e presenta. Come ho già detto, il livello artistico, e aggiungo tecnico, è considerevole. Avrei evitato tanta, a mio parere, sguaiataggine, che avverto essere qui e là forzata, quasi a volere avere un certo tipo di pubblico; ma sono io mai stata ‘nel gabbio’ (tanto per usare anch’io un po’ di gergo)? No. Quindi, forse, la mia visione è troppo borghese. Voto 7/8.
Vederlo e dove?
Sì. Ma non è assolutamente adatto né ai minori né a chi è troppo sensibile o un po’ perbenista. Sono alla stagione nr.1 e, solo di recente, ho scoperto che me ne aspettano altre 6. Niente male per una che non ama le serie(!). La trovate, oltre che su Netflix, su Infinity+ e su Chili.
Trailer in v.o.: https://www.youtube.com/watch?v=vY0qzXi5oJg
Trailer in italiano: https://www.youtube.com/watch?v=-yy36ztMB2A
F4) Scena dalla serie OITNB
Nella figura F4, vediamo Piper in un momento della serie con la sua Alex (Laura Prepon).
Fonte: https://i0.wp.com/lezwatchtv.com/wp-content/uploads/2014/09/oitnb.jpg?fit=2048%2C1363&ssl=1
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com