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L’oro, non sempre alle stelle

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Comportamenti controintuitivi.

Era il 2008. Il mondo finanziario sembrava al collasso, caduto in una crisi di proporzioni epiche.

I mercati azionari stavano crollando, le grandi banche vacillavano sull’orlo del baratro e la paura attanagliava i mercati.

Nel mezzo di questo caos, uno dei beni più antichi e affidabili della storia, l’oro, è stato protagonista di una storia inaspettata.

Per molti l’oro era il rifugio per eccellenza.

Nel corso dei millenni, il metallo prezioso è stato un simbolo di stabilità in tempi di incertezza. Si diceva che quando tutto il resto falliva, l’oro restava un solido baluardo.

Sorprendentemente, nei primi mesi della crisi finanziaria del 2008, l’oro non ha funzionato come tutti si aspettavano. Invece di offrire riparo, il suo prezzo è sceso.

Con l’aggravarsi della crisi, migliaia di investitori e grandi istituzioni finanziarie si sono confrontati con una realtà brutale: avevano bisogno di liquidità, e ne avevano bisogno velocemente.

Il crollo dei mercati ha causato una serie di margin call, ovvero gli investitori che avevano operato con denaro preso in prestito hanno dovuto fornire più garanzie.

In quei momenti di panico non c’era tempo per pensare a lungo termine. L’unica cosa che contava era sopravvivere alla giornata.

È qui che l’oro, nonostante il suo prestigio come bene rifugio, è diventato un’immediata fonte di liquidità.

La sua natura liquida, la facilità con cui può essere acquistato e venduto sui mercati, lo hanno reso il candidato perfetto per essere liquidato rapidamente.

Grandi fondi di investimento e banche in difficoltà vendettero le loro riserve auree, non perché dubitassero del suo valore a lungo termine, ma perché era uno dei pochi asset che potevano rapidamente convertire in contanti per coprire le perdite in altri settori.

Pertanto, quello che altrimenti sarebbe stato un asset in crescita è diventato temporaneamente vittima del disperato bisogno di liquidità.

Tra agosto e novembre 2008, con il crollo dei mercati azionari, anche il prezzo dell’oro è sceso, attestandosi intorno ai 700 dollari l’oncia, un calo significativo rispetto ai quasi 1.000 dollari che aveva raggiunto all’inizio dello stesso anno.

Per gli investitori che avevano scommesso sull’oro come rifugio, questa situazione sembrava un tradimento. Non era il risultato atteso.

In teoria, l’oro avrebbe dovuto aumentare di valore in mezzo all’incertezza. Ma i mercati finanziari non sempre si comportano secondo le regole, soprattutto in tempi di panico estremo.

La realtà è che, sebbene l’oro sia considerato un bene rifugio in tempi di crisi, la sua doppia natura di rifugio e di liquidità immediata può far sì che venga venduto quando la necessità urgente è di coprire le perdite.

Questo comportamento controintuitivo è ciò che molti investitori hanno imparato a proprie spese nel 2008.

Tuttavia, come ogni bella storia, il crollo dell’oro del 2008 non ha segnato la fine. Dopo i primi mesi di caos, i mercati finanziari hanno cominciato a stabilizzarsi, anche se il danno era già stato fatto.

Con le banche centrali che pompano miliardi nei mercati attraverso politiche di stimolo economico e tassi di interesse estremamente bassi, gli investitori hanno iniziato a preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine: inflazione e un sistema finanziario debole.

All’improvviso l’oro brillò di nuovo, questa volta più luminoso che mai. Con l’aumento del timore di una svalutazione monetaria, gli investitori sono tornati all’oro come bene rifugio come era sempre stato.

Nel 2011, appena tre anni dopo la crisi, l’oro ha raggiunto il massimo storico dell’epoca di 1.900 dollari l’oncia, quasi triplicando il suo valore rispetto ai minimi del 2008. Sappiamo anche che cosa è avvenuto poi.

Questo aumento dell’oro riflette non solo la paura dell’inflazione, ma anche la crescente sfiducia nel sistema finanziario.

I salvataggi bancari e gli enormi debiti pubblici generati dai governi di tutto il mondo hanno indotto molti investitori a considerare l’oro come un’assicurazione contro quello che percepivano come un fragile sistema monetario globale.

La storia dell’oro durante la crisi del 2008 ci ricorda fortemente che i mercati non sempre seguono schemi prevedibili. Anche gli asset più stabili possono sperimentare una volatilità inaspettata, durante periodi di stress estremo.

Ma ci insegna anche che, nel lungo termine, l’oro resta uno dei pilastri più affidabili del mondo finanziario.

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Maurizio Monti

Maurizio Monti

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