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Quei rendimenti sui Treasury

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Diversificare nel 2021 

Il Grafico del decennale americano, il crollo recente e un possibile punto critico di arrivo in caso di prosieguo del trend.
 

Perché il decennale americano è crollato? Perché, soprattutto, quella insolita velocità di discesa per una categoria di titoli che normalmente vediamo muoversi con costanza ma con lentezza?

È una risposta a una domanda complessa. E io non vorrei apparire come quello che fornisce una risposta troppo semplice, ma temo proprio sia così come vado a spiegarti: continua a leggere.

Nelle ultime due settimane, molto si è parlato di possibile shock inflazionistico, di sfiducia subentrata nel mercato azionario dopo un eccesso di euforia, di mercato in bolla.

Tutto vero, con le riserve che abbiamo più volte sottolineato: inflazione si crea se c’è ripresa economica e non economia cristallizzata, inflazione si crea quando l’economia ruota molto più velocemente. La voglia degli americani di tornare a vivere e godersi la vita, la voglia di Yolo (you only live once, vivi soltanto una volta), può essere una spinta verso l’inflazione, in una nazione che è riuscita a vaccinare già un terzo della popolazione.

La sfiducia nel mercato azionario? La paura della bolla? Sì, certamente ci sta, paura sotto la cenere, ed euforia che si trasforma facilmente in panico è la caratteristica di questa epoca, e se leggi i nostri contenuti, condividi con noi questa opinione da prima della crisi del Covid.

Ma tutto questo con una discesa così precipitosa del decennale non ha molto a che vedere. Soprattutto non ha molto a che vedere con quella velocità di discesa.

Io temo che gli Stati Uniti siano sotto attacco. E che quella discesa sia una nazione, uno stato, o più di uno stato che stanno vendendo. E che l’interesse a vendere sia una estensione della guerra della valute in guerra finanziaria molto più estesa.

Quel volume di discesa, quella velocità, quella pendenza, ripeto, non è da investitori, anche da istituzionali robusti. Uno stato sta vendendo. Una nazione o più nazioni in modo coordinato.

Costringere il dollaro a rafforzarsi costringendo ad una perdita di competitività il colosso americano in fase di risveglio? Danneggiare la velocità di ripresa dell’economia degli Stati Uniti costringendoli ad un rialzo dei tassi in un contesto già difficile? Colpire gli Stati Uniti proprio sul limite di uno shock di inondazione di liquidità che ha quintuplicato in un anno il volume di aumento della massa monetaria M2? Creare una potenzialità dissuasiva degli investimenti verso gli Stati Uniti per dirottare tali investimenti altrove?
 
Il rapporto di differenza dei Price Earnings fra mercato azionario e mercato azionario cinese, tanto per non fare nomi, ha raggiunto un livello di sconto del 61% per il mercato cinese. Una condizione che nel 2014 e nel 2016 ha portato il mercato azionario cinese a sovraperformare alla grande quello americano. Si stanno creando le medesime condizioni e qualcuno ha interesse ad attrarre soldi in mercati diversi da quello americano?
 
So che sto esprimendo una opinione (sottolineo per i seguaci ad oltranza del politically correct: opinione, non notizia) scomoda a molti. So di creare incertezza negli investitori.

Sto annunciando una guerra, combattuta non con le armi, ma sui mercati finanziari. Ma quello che vedo con l’occhio di alcuni decenni di esperienza a guardare grafici e a studiare le borse, mi porta a dire questo.
 
C’è una entità, questa è la mia opinione, che vuole un aumento dei tassi negli Stati Uniti e che sta usando la forza bruta per indurli.

Ovviamente, questo crea un flow, accende una miccia. Quel flow può essere seguito ed alimentato dalla paura degli investitori, dagli istituzionali. Un torrente che può trasformarsi in un fiume e poi in una esondazione.
 
E quella entità potrebbe trarne un insospettabile furbesco beneficio competitivo. Magari in un momento in cui comincia ad essere guardata con maggiore sospetto a causa della pandemia. Ma non ho alcuna prova di questo. Magari quell’entità è completamente diversa da quella che sto pensando io e che stai pensando tu.
 
È una ragione di più per stare in gruppo nelle nostre valutazioni di investimento. Una ragione di più per ascoltare chi vive ogni giorno la realtà dei mercati. Per questa ragione abbiamo creato i webinar de Il Martedì della Borsa. La prossima edizione è stata il 2 marzo scorso alle 10.30, insieme con Giorgio Pallini abbiamo scoperto insieme i titoli più caldi dove vale la pena di centrare l’attenzione per il nostro portafoglio. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

P.S.: Se fosse dimostrata la mia teoria sui Treasury, vedremo un sussulto dei tassi e una ripercussione sulle borse. E un 2021 piuttosto difficile, dove vanno a sommarsi una robusta ma naturale rotazione settoriale nelle borse (fenomeno mai indolore nell’impatto sugli indici), eventi esogeni come quello descritto, il tutto in un contesto di auspicata ripresa economica e ricongiunzione dei valori monetari con quelli effettivi. Abbastanza per ballare tutto l’anno con su e giù vorticosi sulle borse e un clima molto diverso da quello degli ultimi mesi del 2020.

Prima o poi, ci attende, quest’anno, il ritracciamento delle borse sull’intero rialzo successivo al Covid: un valore che potrebbe essere i 3200 punti o circa di S&P500. Questo offrirà ottime opportunità a chi le saprà cogliere.

Attenzione ai metodi: diversificali. Quando oro e azioni scendono insieme, significa che diversificare solo i sottostanti non è più sufficiente. Devi diversificare i metodi. Condividi con noi il parere di un grande professionista del trading e dell’investment: clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

 

Maurizio Monti

 

Editore Istituto Svizzero della Borsa

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