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Quella Banca Rotta del Rinascimento

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La finanza ha origini lontane.

 

Nel pieno del Rinascimento, epoca di splendore artistico, intrighi di palazzo e progressi scientifici, il mondo della finanza non era da meno. 

Mentre Michelangelo dipingeva soffitti e Galileo, anni dopo, osservava le stelle, i banchieri italiani muovevano il motore economico delle città-stato con prestiti, transazioni e un po’ di… dramma teatrale? 

Già, perché se c’era una cosa che le banche dell’epoca avevano, oltre al denaro, era un pizzico di teatralità. 

Immaginate di passeggiare per Piazza della Signoria a Firenze o al mercato di Rialto a Venezia.

Le piazze brulicavano di mercanti, artisti e, naturalmente, banchieri.

Non c’erano uffici di marmo o scrivanie eleganti.

I banchieri lavoravano su semplici tavoli di legno, chiamati banche, dai quali svolgevano le loro operazioni.

Tutto era visibile: tintinnavano le monete, volavano pergamene e si facevano calcoli con gli abachi.

Ma non era tutto oro e prosperità.

Proprio come oggi, non tutti i prestiti venivano rimborsati e non tutti gli investimenti davano i risultati sperati.

E quando un banchiere raggiungeva il limite dei suoi debiti, lo spettacolo cominciava.

 

Il rituale della banca rotta
Quando un banchiere non riusciva a far fronte ai propri obblighi, le autorità intervenivano in modo simbolico e forte: facevano fallire la sua banca.

Nel mercato, davanti a clienti e curiosi, gli agenti facevano a pezzi il tavolo di legno, facendo capire che il banchiere non poteva più operare.

La scena era, senza dubbio, un misto di umiliazione pubblica e di avvertimento per gli altri aspiranti finanziatori.

Per descrivere questa situazione si cominciò a usare l’espressione “banca rotta”, che alla fine diede origine al termine “fallimento”.

Non era solo una punizione simbolica, ma anche pratica.

Senza la sua banca, il banchiere non aveva letteralmente nessun posto dove operare, chiudendo così la sua carriera nel mondo finanziario. 

È facile immaginare la reazione del pubblico in quei momenti.

Ci sono stati applausi? Risate nervose?

Forse qualche mercante dispettoso ha mormorato: “Ecco cosa c’è che non va in lui che mi ha fatto pagare così tanti interessi”.

D’altro canto, probabilmente c’erano banchieri rivali che sorridevano soddisfatti vedendo cadere un concorrente.

Ma cosa è successo al banchiere caduto in disgrazia. 

In molti casi si ritirava a vita privata, spesso con i pochi soldi rimasti, ma senza la possibilità di rientrare nell’attività.

Anche se in altri casi, da buoni italiani del Rinascimento, cercarono modi ingegnosi per tornare.

 

Lezioni da una banca rotta
La storia della bancarotta è più di un curioso fatto storico.

È un promemoria di come la finanza sia sempre stata un delicato equilibrio tra rischio e rendimento. 

Allora non esistevano salvataggi governativi o moderne politiche fallimentari.

Se le cose andavano male per te, le conseguenze erano immediate e visibili a tutti. 

Tuttavia, è anche un esempio di come il sistema finanziario si è adattato. 

I mercati cambiarono, i clienti trovarono nuovi banchieri e l’economia di queste città-stato continuò a prosperare. 

In un certo senso, rompere la banca non era solo un atto di giustizia, ma un modo per proteggere la fiducia nel sistema.

Oggi, per fortuna, nessuno viene a rompere i tavoli se un’impresa fallisce. 

Abbiamo invece termini come “ristrutturazione” che suonano molto più tecnici, ma lo spirito del fallimento rimane lo stesso: un punto di rottura che costringe a riorganizzare i pezzi.

Tuttavia, lo spirito della storia rimane lo stesso: la finanza è un gioco di rischi, creatività e resilienza.

Proprio come i banchieri del Rinascimento affrontarono l’incertezza, oggi anche ogni imprenditore e investitore ha l’opportunità di trasformare le sfide in successi.

 

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P.S.: Sebbene il termine “fallimento” abbia origine in Italia, i sistemi fallimentari esistevano molto prima. 

Nell’antica Mesopotamia, più di 4.000 anni fa, veniva praticato qualcosa chiamato “giubileo del debito”. 

I re decretarono, in certi periodi, la cancellazione di tutti i debiti per evitare tensioni sociali ed economiche.

Questo antico sistema, anche se più drastico, mostra come le società abbiano cercato per millenni di bilanciare il gioco finanziario tra creditori e debitori. 

La finanza ha origini lontane, studiarne la storia antica e contemporanea fa capire molte cose sulla natura umana. 

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Maurizio Monti
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