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La recensione del film “I nostri fantasmi” e le mie interviste (anche) a Venezia 78

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L’articolo avrà due uscite su Traders’ Magazine Italia: la prima oggi, 29 settembre, qui su ‘Il Settimanale’ e l’altra i primi di ottobre su ‘Investors’ Magazine’, rivolto ad aziende e investitori.

Gli intervistati (in ordine cronologico):

il flautista Andrea Griminelli, protagonista a Venezia 78 di un concerto dedicato a Ennio Morricone; gli attori Michele Riondino e Hadas Yaron e il regista Alessandro Capitani; il Produttore e Ceo di Fenix Entertainment, Riccardo Di Pasquale; Tino Silvestri, Presidente della Fenix, e il consigliere indipendente Maurizio Paternò, Vice Presidente della stessa.

Premessa
Siamo alla Mostra del Cinema di Venezia e proseguiamo a Milano. Sto parlando delle mie interviste che hanno come protagonista la Società di produzione Fenix Entertainment, che opera nei settori della discografia e della filmografia cinematografica e in molti altri dei quali dirò nell’articolo.
Al Lido, la Fenix ha organizzato un concerto in omaggio al Maestro Ennio Morricone per ricordarlo e presentato il suo primo film prodotto e distribuito, dal titolo ‘I nostri fantasmi’. Se il primo è stato possibile grazie all’artista Andrea Griminelli, noto flautista, il secondo è stato diretto da Alessandro Capitani e interpretato, fra gli altri, da Michele Riondino e Alessandro Haber.
Nel mese di settembre, in Laguna ho scambiato due chiacchiere con Griminelli e incontrato il cast principale del film, mentre nella città meneghina ho conosciuto e intervistato Riccardo Di Pasquale, produttore del film e fondatore della Fenix, e, in seguito, il Presidente e il Vice Presidente di quest’ultima, rispettivamente Tino Silvestri e il mio amico da anni Maurizio Paternò.

I NOSTRI FANTASMI – La mia recensione
I nostri fantasmi è un film di genere drammatico. Durata 90 minuti. Prodotto da Fenix Entertainment, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. Distribuito da Fenix Entertainment-Europictures.
Film presentato in anteprima mondiale alle Giornate degli Autori alla 78° edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

F1) Locandina del film “I nostri fantasmi”


La locandina del film di Alessandro Capitani.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RMgg3sN_gXc

Recensione di “I nostri fantasmi”
Alessandro Capitani firma la regia di questo film prodotto dalla Fenix Entertainment, società di produzione cinematografica, nata nel 2016 e quotatasi in Borsa nel 2020. Il cast è composto, in particolare, dagli attori Michele Riondino, Hadas Yaron, Alessandro Haber, Paolo Pierobon e dal piccolo Orlando Forte. Potrebbe apparire come una simpatica commedia italiana dell’ultimo ventennio, invece questo film fa molto di più. Con la necessaria e sana leggerezza della commedia elegante, sa trattare dei temi, non solo seri e socialmente rilevanti, ma anche attuali e critici; il film è classificato di genere drammatico. Una tematica che salta all’occhio è quella (corrente) dei padri single, sofferenti e spesso sacrificati dalle leggi del nostro paese. Il papà del film (Riondino) è molto vicino al suo piccolino, orfano di madre, ma, avendo perso il lavoro, oltre all’amata moglie, si può permettere solo di farlo vivere in un polveroso sottotetto, che cerca di rendere magico ai suoi occhi, speciale.   L’appartamento di sotto viene affittato costantemente, ma di chiunque venga ad abitarci Valerio racconta a Carlo che si tratta di un invasore da cacciare via. Come? Si fingono fantasmi e spaventano i nuovi arrivati. Solo così, dice il papà al bimbo, si accumulano dei punti. L’obiettivo finale è 1.000 punti. Non c’è premio però. All’inizio del film, è una giovane mamma, Myriam, a prendere in affitto l’appartamento di sotto, portando con sè una bambina piccola di nome Emma. Proprio lei vedrà per prima i fantasmi della casa. Ma chi sono in fondo ‘i nostri fantasmi’? Papà e figlio travestiti o, piuttosto, le nostre paure ben nascoste nei meandri dell’anima? Per far credere al bimbo che può diventare invisibile, essendo un fantasma, Valerio si accorda con alcuni commercianti che fingono di non vederlo, quando entra nei loro negozi. Ciò cui l’uomo mira è proteggere suo figlio dalla durezza di quel mondo, che gli ha tolto l’amore e il lavoro. Ma l’arrivo di Myriam cambierà pian piano la sua visione e le sue convinzioni e scatenerà, come in un domino, una reazione positiva a catena generale. Infatti, tutti i personaggi finiranno per fare passi avanti nelle loro vite, aiutandosi ed ispirandosi a vicenda. Interessante e riuscito è, in particolare, il vicino di casa, melanconico e burbero, interpretato dal sempre bravo e intenso Alessandro Haber. Nemmeno lui ha una vita facile, caratterizzata da una grande solitudine, e anche la sua posizione di fronte alla vita e a chi ama subirà importanti modifiche in meglio. Tutti i personaggi evolvono e è grazie, innanzitutto, ai bambini, che, privi di inutili sovrastrutture, vedono oltre la maschera degli adulti.

Vederlo? – Sì! Convintamente. Il mio voto per questo bel film, elegante e ricco di spunti, è 8.

Quando esce – Giovedì 30 settembre 2021 uscirà nei cinema italiani.

Le mie interviste:

Riccardo Di Pasquale, Produttore del film e AD e fondatore della FENIX Entertainment

Intervista del 14.09.2021

F2) Riccardo e Matteo Di Pasquale con Roberta Giarrusso


Il produttore Riccardo Di Pasquale, fondatore della Fenix Entertainment, e l’attrice Roberta Giarrusso, sua moglie. Con loro Matteo Di Pasquale.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

Basile: Caro Riccardo, anzitutto complimenti per I nostri fasntasmi, mi è piaciuto molto. Ti chiedo qualche numero, ossia un’idea di budget e cosa si prevede come incassi e come iter del film.

Di Pasquale: Guarda, è un film dal budget medio, tra i 3 e 5 milioni euro, che ha avuto un contributo importante anche da parte del Ministero della Cultura. Come iter, dopo l’uscita nelle sale il 30 settembre prossimo, avrà quello di un film di qualità, perché io credo che sia gentile, elegante e molto ben realizzato. Poi farà un percorso di broadcaster pay e, dopo 12-14 mesi, andrà in Rai, cui sono stati venduti scrittura e progetto.

Basile: I tempi di realizzazione e le location del film quali sono stati?

Di Pasquale: Abbiamo girato per 7 settimane, preparandolo in altre 7. Lo shooting, fra Torino e Roma, è durato, per l’esattezza, 7 settimane e 3 giorni.

Basile: Tu sei stato presente?

Di Pasquale: Io generalmente faccio la parte iniziale. Poi, sono un po’ come un’ombra che è sempre presente, ma cerco di lasciare molto spazio al mio team sia organizzativo sia, soprattutto, produttivo. Se servo, significa che c’è qualche problema. Miro a dare il via e a costruire la parte finanziaria, mentre, per esempio, al montaggio cerco di non essere presente. Voglio godermi il film esattamente come uno spettatore.

Basile: Quindi la prima volta che l’hai visto quando è stata? Prima di Venezia naturalmente.

Di Pasquale: Poco prima. Ho visto la copia campione e mi è piaciuta. L’ho rivista una volta lavorata e siamo andati avanti. C’è chi lo guarda nella mia posizione 50 volte, invece io non voglio consumare il film, desidero godermelo in sala, che è un’altra cosa.

Basile: Hai, dunque, lasciato molto spazio e potere a Capitani, il regista. La storia viene da alcuni programmi tv nei quali lavorava, giusto?

Di Pasquale: Gli ho lasciato spazio, sì. È un ragazzo bravo, meritevole, cui auguro il meglio. Magari con noi. È vero del programma, ma la storia è nata a una cena, come spesso accade. Me l’ha raccontata lì, poi è venuto in ufficio da me, quindi è partita la scrittura e così è uscito fuori il film.

Basile: Un’ultima domanda sulle previsioni di incasso.

Di Pasquale: Molto difficile farne, soprattutto in questo momento nemmeno ancora post-pandemico. Tuttavia, sono convinto che questo film possa dare grandi soddisfazioni, soprattutto agli addetti ai lavori, ma anche a tutti coloro che amano il cinema indipendente di qualità.

Basile: Grazie Riccardo per questa bellissima definizione che condivido e supporto.

Alessandro Capitani con Michele Riondino e Hadas Yaron, ossia regista e protagonisti del film

F3) I protagonisti del film “I nostri fantasmi” in una scena


Michele Riondino, Hadas Yaron e il piccolo Orlando Forte in una scena del film.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

Segue l’intervista al cast principale del film, arricchita dalle domande, che riporto, di 5 giornalisti presenti come me alla ‘press junket’. Ci trovavamo al Lido, nel dehors dell’indirizzo assegnato alle Giornate degli Autori.

Basile: Io vorrei sapere come avete lavorato come attori. Quanta preparazione ha preceduto il set? C’è stata qualche difficoltà nel lavoro? Qual è stato l’ostacolo maggiore per voi, Michele e Hadas?

Yaron: Michele e io abbiamo iniziato a lavorare su zoom. La prima lettura insieme ha coinciso con quando ci siamo incontrati. Il tutto online. Anche con Alessandro (Capitani), fin dall’inizio.

Riondino: L’online, ecco la vera difficoltà! (ndr, ride, ridiamo tutti). C’è una distanza che passa attraverso la fibra ottica, una difficoltà nei rapporti veri, no? Quando ci siamo visti sul set, Hadas ed io, è parso subito di esserci conosciuti tempo prima, grazie al lavoro su zoom, ma, in realtà, non era proprio così: all’inizio è, comunque, servito un tempo fisiologico per avvicinarci. Comunque, devo dire che, con lei, non è stato un problema.

Hadas annuisce restituendo la stessa impressione rivolta a lui e al lavoro sul set insieme

Basile: Alessandro, ho trovato interessante e divertente il vicino di casa, il personaggio che nel film è ben interpretato da Alessandro Haber. Ecco, vorrei capirne l’introduzione nella storia?

Capitani: Noi abbiamo creato uno specchio delle realtà famigliari che ci circondano. Nello specifico, Haber, o meglio il suo personaggio, racconta il tema dell’incomunicabilità famigliare. Succede che fra genitori e figli spesso non ci sia comunicazione. Il vicino poi ha un’evoluzione, un suo arco temporale: prendendo ispirazione da Michele, che osserva, attua un cambiamento nel suo comportamento e, così, nella sua vita. Questo film, nel quale tutti i personaggi imparano guardando gli altri, prospetta anche l’ipotesi che siano i figli a suggerire agli adulti come comportarsi.

Basile: Come ti sei trovato a lavorare con Fenix Entertainment? Anche sul piano produttivo, se puoi dirmi qualcosa. È il tuo primo film con loro, giusto?

Capitani: Sì. Io mi sono trovato bene con la Fenix Entertainment. Ho anche apprezzato molto lo sforzo produttivo e il fatto che mi sono trovato a lavorare con figure professionali di grande qualità, quali Daniele Ciprì (fotografia), Ludovica Ferrario (scenografie), Nicoletta Taranta (costumi) e tutti gli altri. E poi è stato bello costruire il film proprio con loro (Fenix), convinti, insieme a me, della storia e di proporre qualcosa di diverso come film da immettere sul mercato.

Basile: Michele, quando ti è stato proposto il ruolo, che cosa ti ha colpito, in particolare, della sceneggiatura?

Riondino: Mi ha subito colpito la figura dei fantasmi. Il mio personaggio e il figlio, interpretato dal piccolo Orlando, si fingono fantasmi – veri, nel senso che non si fanno vedere, si nascondono nel sottotetto – per occupare la casa e scacciare chi viene a starci, essendosi trovati in una situazione di povertà improvvisa. Poi, però, arriva un’altra solitudine, quella di Myriam, e le cose cambiano. Il film passa da una dimensione onirica, fantastica, ad una dimensione drammatica e usa queste due solitudini per creare un gioco di specchi, dove, non solo l’uno si mostra all’altro, ma ciascuno dei due si mostra a se stesso per riconoscersi e darsi una forza.

Basile: Un tema del film è quello dei padri sfrattati, che vivono da soli, che hanno problemi. È una problematica molto attuale. Va raccontata, no?

Riondino: Sì, va raccontata, ma, secondo me, evitando il pietismo in merito. Si tratta di solitudini molto dignitose. Io ho, però, lavorato, soprattutto, sulla fallibilità del genitore che cerca di proteggere suo figlio per interpretare Valerio.

Basile: Alessandro, l’origine della trama viene da alcune tue inchieste televisive. Ci racconti?

Capitani: Io ho lavorato per anni per Rai 3, in un programma di Domenico Iannacone[1] che si chiamava I dieci comandamenti. In un’edizione, andammo a Milano a raccontare di un ufficiale giudiziario che entrava nelle case delle persone e comunicava loro lo sfratto. Una volta, siamo arrivati con i carabinieri e un fabbro nell’appartamento di un immigrato che, poverino, continuava a pagare l’affitto a uno che era stato, a sua volta, sfrattato dallo stesso appartamento. Ne sono rimasto colpito e, tornando a casa, ho iniziato a fantasticarci su. Ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare di un uomo che, in una tale situazione, invece di andarsene, si fosse nascosto, magari nel sottotetto. L’esigenza del film è, anche, quella di raccontare la parte emotiva della storia e dei personaggi e di come, nella vita, è – o sarebbe bello – avere una seconda possibilità. Il film porta con sè, dunque, un messaggio di positività. Io sono un fan degli happy end. In tutti i film che ho fatto, anche nei miei corti, bene o male c’è un finale positivo. Questa è la mia visione del cinema. Il film, per me, è un’esperienza. Ho bisogno, pure in un racconto drammatico, di far uscire il pubblico dalla sala con un sorriso; non deve andare per forza tutto bene, ma alla fine deve uscire con una luce di speranza.

F4) Alessandro Haber, il vicino di casa in “I nostri fantasmi”


Il bravo Alessandro Haber in un momento del film di Alessandro Capitani.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

Basile: Michele, hai utilizzato la tua reale esperienza di padre per affrontare il personaggio? E, invece, tu Hadas come ti sei relazionata con il tuo?

Riondino: Ero contento di fare un padre, ma, per interpretare questo personaggio, ho poi deciso di distaccarmi dal mio modo di esserlo, vuoi perché ho due femminucce e, quindi, questa era una mia prima volta, vuoi perché mi ha aiutato di più concentrarmi sulla complessità di alcune dinamiche famigliari di Valerio, come quella di un padre che deve gestire un figlio piccolo la cui mamma è morta. Per me, comunque, se essere genitori è istintivo e naturale, sapersi tali non lo è. Si impara a fare i genitori. Mi sono concentrato sulla fallibilità genitoriale, mantenendo, però, sempre alto il livello d’amore. Tecnicamente, ho fatto un lavoro sulle espressioni del viso di Valerio, diversificandole, con Alessandro, in base alla presenza o all’assenza del figlio nella scena.

Yaron: Secondo me, il bambino non deve essere un piccolo te. Il mio personaggio è preoccupato di salvare la bambina che, come lei stessa, è in pericolo, se non fugge dal passato, da una persona. Ho lavorato su questo.

Basile: Alessandro hai scelto una location particolare per il tuo film: il villaggio Leumann[2]. Tu non sei di Torino, come sei venuto a conoscenza di quel posto che, nell’immaginario collettivo, ha un che di esoterico?

Capitani: Siamo andati apposta a cercare un posto magico e Torino fa parte di un triangolo esoterico[3]. È stata la risposta alla domanda che ci siamo posti: ‘dove lo giriamo?’. Pensa, i costumi dei personaggi sono ispirati a quelli degli operai del 1800, come se li avessero trovati nel sottotetto della casa o avessero voluto truccarsi e vestirsi similmente, fingendo di essere degli abitanti del tempo. C’è un museo al Villagio Leumann[4] con tutte le foto delle persone e delle case dell’epoca.

Basile: Alessandro, quanto ha influito l’aver girato in tempi di Covid e Lockdown?

Capitani: Parecchio, specie a livello produttivo. Quando giravamo, Torino era pressoché deserta, perché era zona rossa. Di conseguenza, ci si spostava da un punto all’altro della città rapidamente. Inoltre, abbiamo tolto una scena prevista in esterna, perché, con l’allora obbligo della mascherina anche fuori casa, ci siamo detti ‘ma come si fa con la mascherina sulla faccia di tutti quanti?’. Un altro aspetto direttamente collegato era, naturalmente, il tampone, previsto per tutti almeno due volte alla settimana. Tra l’altro, un paio di giorni prima di partire per le riprese, abbiamo avuto due casi positivi all’interno della produzione.

Basile: Concludendo e tornando al film, i nostri fantasmi sono, alla fine, le nostre paure più recondite.

Capitani: Gli occhi del cuore, i fantasmi dell’anima, che tutti abbiamo. Io ne ho tantissimi. Aggiungo una cosa: citando De Andrè, è attraverso gli altri che uno capisce meglio se stesso. I vari personaggi del film si ‘liberano’, grazie agli altri, così riuscendo a guardarsi meglio dentro.

Andrea Griminelli, celebre flautista e protagonista di un concerto, organizzato dalla FENIX Entertainment il 2 settembre 2021 a Venezia, in ricordo di Ennio Morricone

Intervista del 02.09.2021

Avevamo solo 7 minuti contati per l’intervista e uno strano divano nel foyer dello splendido hotel Hungaria, al Lido, per farla. Non si è perso un attimo e la sintonia è stata immediata.

F5) Andrea con me a fine intervista


La figura 5 mi mostra accanto al noto flautista Andrea Griminelli appena intervistato.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

Basile: Inizierò con il dire che Luciano Salce era un cugino di mia nonna. Fu lui a ‘scoprire’ Ennio Morricone come compositore di colonne sonore per i film e, infatti, il primo musicato dal Maestro fu Il federale del 1961, diretto dal regista di Fantozzi e interpretato dal grande Ugo Tognazzi (ne ho parlato: https://www.traders-mag.it/intervista-gianmarco-tognazzi-vinificattore/). Ed è corretto pensare, ne sono convinta, che la musica sia spesso protagonista dei film. Ho letto che, nel 2001, è uscito un suo cd con le musiche di Bacalov e Morricone intitolato Andrea Griminelli’s Cinema Italiano: A New Interpretation Of Italian Film Music. Dal 2001 del cd al 2021, l’anno che corre: stasera, qui, al Lido, il concerto che la vedrà fortemente coinvolto sarà dedicato al Maestro Ennio Morricone. Ne parliamo?

Griminelli: Il concerto di stasera è, innanzitutto, legato alla presentazione in anteprima di Griminelli plays Morricone. Il disco della Sony, prodotto da me e dalla Fenix Entertainment, uscirà il prossimo dicembre. Noi questo tributo a Morricone lo stavamo già progettando 2-3 anni fa, quando lui era ancora in vita. Ennio amava molto il flauto e i temi originali che aveva scritto per il flauto, da The Mission a Il prato a Per le antiche scale a tanti altri. Io non farò tutto il disco e, poi, ci saranno degli artisti che interpreteranno alcune musiche di Morricone, oltre me. Fra gli ospiti che suoneranno e canteranno in duetto con me ci saranno, in particolare, Sting, Zucchero e Nek. Per l’occasione, i brani più conosciuti di Ennio Morricone sono stati arrangiati da Stefano Nanni e Diego Basso, il quale, con l’orchestra di Budapest, dirigerà il concerto.

Basile: La realizzazione del concerto è frutto del suo rapporto con la Fenix Music[5].

Griminelli: Sì e ne sono particolarmente contento, anche perché per è una novità. Io sono un flautista classico e ho sempre registrato per le etichette del settore e avere un’immagine, diciamo, più moderna credo mi porterà nuovi risultati e sinergie. Quanto alla Fenix, che è legata al cinema, posso dire che la presentazione di un evento a Venezia, durante la Mostra d’Arte cinematografica, era ed è ciò che di meglio potesse capitare.

Basile: Venezia è, senz’altro, una tappa molto importante e fascinosa ed il suo film festival è uno step molto alto per chi fa cinema o lavora in quell’ambito, ma, Italia a parte, ho letto che lei ha girato tantissimo, insomma che è un musicista internazionale.

Griminelli: Tornando indietro, agli esordi, io sono di Correggio (Reggio Emilia); a vent’anni sono arrivato proprio a Venezia – dove ho vissuto per un periodo – grazie al concorso alla Fenice che avevo vinto, con cui ero entrato in orchestra; poi ho studiato a Parigi e a New York. Ho girato il mondo e cerco di farlo anche adesso, ma meno da quando sono sposato e ho due bambini piccoli.

Basile: Il suo debutto internazionale è stato con Pavarotti e ha suonato in ben 200 concerti suoi.

Griminelli: Sì. Fu Luciano Pavarotti a lanciarmi nel mondo. Il debutto dei suoi grandi concerti nelle arene risale agli anni novanta, quando mi coinvolse sia in duetto con lui, chiedendomi di accompagnarlo in alcune canzoni, sia di fare alcuni brani classici da solista (p.e. dalla Carmen). Per un giovane come me che ancora studiava a Parigi era un sogno. Mi ritrovai su aerei privati e in alberghi a cinque stelle; Pavarotti era anche molto generoso.

Basile: Domanda banalissima, ma gliela faccio ugualmente, perché ho capito, leggendo, che il rapporto con Morricone era anche d’amicizia: qual è il suo brano preferito, fra quelli del Maestro, da suonare con il flauto?

Griminelli: Il primo che suonai con lui: Per le scale. Nei brani di Morricone, il leit motiv è che il tema, ossia il motivo del brano, si ripete due volte, con una modulazione diversa, quindi con note con altezze differenti.

Basile: E il leit motiv di Morricone, così pare dai video che lo riguardano, sembrerebbe essere stato l’umiltà che lo contraddistingueva in tutto ciò che faceva. Ricordo anche quando vinse il Premio Oscar nel 2016 e lo dedicò a sua moglie, cosa che pure Roberto Benigni ha fatto alla 78° Mostra del Cinema di Venezia con in mano il Leone d’oro alla carriera. Persone umili, nel senso più nobile del termine. Mi conferma di Morricone? Mi racconta qualche chicca sul Maestro?

Griminelli: Era umile, modesto, ma anche molto esigente nelle prove. Ennio era un genio e un lavoratore incredibile. Non credeva tanto nell’estro, quanto nel lavoro. Lavorava ore. E, comunque, l’estro gli veniva fuori quando suonava! È stato un innovatore cui molti compositori più recenti si sono ispirati e si stanno ispirando. Lo affermo, perché loro stessi lo dicono. Fra loro, Hans Zimmer[6].

Basile: Andrea, la ringrazio di questa rapida ma ricca intervista. Buon lavoro!

F6) Andrea Griminelli nel concerto organizzato dalla Fenix Entertainment


La Figura F6 mostra il flautista al Lido durante il concerto in omaggio a Morricone
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

Dobbiamo, ahimè, interromperci, ma spero vedere e, soprattutto, sentire Andrea Griminelli presto. Ecco un bel servizio sulla serata del concerto: https://www.youtube.com/watch?v=AF0GQ0KyweY

Conclusione
È stato interessante e formativo non limitarsi alla recensione di un film in uscita ma anche parlarne con chi l’ha realizzato sia produttivamente sia artistico-tecnicamente. È stato fascinoso conoscere, oltre agli attori e al regista, anche il produttore, la società di produzione e il presidente della stessa. Rinvio, a tal proposito, come da premessa, alle mie interviste a Tino Silvestri e Maurizio Paternò, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Fenix Entertainent, con un recall di quella al Ceo Riccardo Di Pasquale, pubblicate nel sito di Investors’ Magazine www.investors-mag.it in uscita i primi di ottobre. I tanti progetti della Fenix sono espressione di quel diffuso e comprensibile desiderio di ripartenza che sento anch’io e condivido appieno. Per fortuna, si tornerà a riempire le sale di cinema e teatri all’80%. Allora, mentre c’è chi fa film e serie tv e chi fa pièce teatrali, pronti, Via! Tutti al cinema.

Ufficio Stampa Fenix Entertainment – Marta Scandorza, marta.scandorza@fenixent.com

F7) Hadas con me a fine press junket


La figura 7 mi mostra accanto alla protagonista femminile del film “I nostri fantasmi”, Hadas Yaron.
Fonte: per gentile concessione dell’Ufficio Stampa Marta Scandorza

1.https://www.raiplay.it/programmi/idiecicomandamenti
2.https://it.wikipedia.org/wiki/Villaggio_Leumann
3.https://mole24.it/2019/10/21/triangolo-magia-nera-torino-citta-occulta-insieme-a-londra-e-san-francisco/
4.https://www.beniculturali.it/luogo/ecomuseo-villaggio-operaio-leumann
5.https://www.fenixent.com/category/musica/ 6.https://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Zimmer

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.
Email: Alessandra.Basile@outlook.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

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