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Il rischio dell’eccesso di confidenza: una trappola del nostro cervello

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Cobra o Pitone.

Cobra Reale e Pitone Reticolato sono due serpenti comuni nei deserti africani, specie in Africa Occidentale.

Il Cobra Reale è estremamente velenoso: quando attacca, si erge in modo pauroso allargando il corpo nella sua parte superiore e preparando le ghiandole velenose, per poi cercare il collo della vittima per iniettare il suo veleno paralizzante.

A seconda della dimensione, in genere, la malcapitata creatura che cade nella sua trappola muore nell’arco di 30 minuti o anche meno.

Il Pitone Reticolato non è velenoso. Ma ha una forza incredibile, e stritola le vittime avvolgendole con pazienza e immobilizzandole gradualmente, stringendo in modo parossistico la presa.

Entrambi i serpenti detengono un record: l’essere, il primo, il serpente velenoso più lungo del mondo, e il secondo il serpente più forte del mondo.

Recentemente, alcuni ricercatori hanno assistito ad una lotta straordinaria avvenuta fra questi due serpenti.

Il Cobra Reale aveva attaccato il Pitone Reticolato.

Perfettamente mimetizzato con l’ambiente circostante, eretto sulla parte superiore del suo corpo, il Re dei serpenti ha atteso il passaggio di un sonnolento e maestoso Pitone Reticolato.

L’attacco è stato preciso, al collo del pitone, inevitabile nella sua ferocia, mostruosamente efficace nel suo intento.

Il Pitone è un animale immenso, pesante.

Il potente veleno del Cobra non lo ha immobilizzato subito. Il Cobra, eccessivamente confidente della forza del suo veleno, non staccava la presa dal collo… firmando così la sua condanna.

Il Pitone cominciò ad avvolgerlo con il suo corpo.

Con la sua tecnica sopraffina, il risultato incredibile di millenni e millenni di evoluzione della specie, la prima spira del suo corpo andò ad avvolgersi senza esitazione proprio alla base del collo del Cobra.

Il quale, perso nel suo eccesso di confidenza, anziché ritrarsi o tentare di farlo, cercò di uscire dalla parte sbagliata, proprio dalla parte del collo del Pitone che teneva serrato all’interno della sua bocca.

Fu la cosa più sbagliata che potesse fare, il risultato di un istinto feroce e primordiale che gli suggeriva di continuare a tenere serrato il collo della vittima, perché questa, ben presto, sarebbe stata del tutto immobilizzata grazie al potente veleno, che la natura gli conferiva la capacità di produrre in grandi quantità.

Ma aveva a che fare con un Pitone… e questo non trovò di meglio che avvolgerlo con una seconda spira, e un terza, e poi rinchiudere a sua volta le tre spire in una sorta di copertura avvolgente.

E stringeva, stringeva, stringeva…. e il Cobra, tenendo la sua poderosa mascella sul collo, sempre più disperatamente iniettava veleno …

Ben presto il Cobra Reale, il re dei serpenti velenosi, completamente soffocato dalle spire del Pitone, morì strangolato, e nell’ultimo spasmo rimase attaccato al collo del Pitone con i suoi denti acuminati.

Il Pitone cominciò a sentirsi mancare le forze, il veleno ormai era diffuso in tutto il suo corpo, nei suoi centri nervosi.

L’istinto gli impediva di mollare la presa, le spire erano una trappola per le sue vittime, la sua difesa, il modo per procurarsi il cibo, l’ultra-millenaria capacità di sopravvivere come specie.

Morì anch’esso, con il suo corpo contratto e avviluppato intorno al Cobra Reale.

L’immagine finale del combattimento era agghiacciante, del Cobra Reale era solo visibile la bocca e i denti infilati nel collo del Pitone, completamente sommerso e soffocato dalle spire del suo nemico.

Il Pitone era nella sua posa abituale di quando vince un duello contro una preda, ma soccombente a causa del veleno iniettato nel suo corpo. La coda del Cobra Reale usciva dalle spire, dal lato opposto.

Un Re e un Principe si erano sfidati a duello, senza riuscire a prevalere l’uno sull’altro.

Sconfitti ambedue, per ragioni fisicamente diverse, ma in realtà con un denominatore comune: l’eccesso di confidenza nelle proprie capacità, l’innata pervicace convinzione di seguire il proprio istinto come naturale fonte di sopravvivenza per la prova a cui Madre Natura li aveva sottoposti.

Il Cobra, fiducioso nella sua capacità di attaccare, abusò della propria possibilità di rischiare. Il rischio era di molto superiore alla sua capacità di fronteggiarlo, moderarlo, gestirlo, ricondurlo a valori accettabili.

Un rischio eccessivo: un caso clamoroso di iper-confidence.

Un caso che come trader ed investitori ci insegna molto: non sfidare la sorte per la soddisfazione di una preda ambita, ma controlla il rischio come primo fattore. Pensa a non perdere e poi, forse, potrai guadagnare.

Il Pitone era stato attaccato, si è esposto in modo inconsapevole ad un rischio, è caduto in una imboscata, in un momento in cui la sua guardia era bassa ed inefficace.

Si è difeso eroicamente, strenuamente, ma la sua difesa era inadeguata per consentirgli di sopravvivere. Ha ucciso il nemico suicidandosi.

Quando il mercato ci attacca, ci tende una imboscata, avviene all’improvviso, come il morso del Cobra Reale.

Vedi il Vix innalzarsi o il mercato venirti contro, o tutte e due le cose insieme, il tuo portafoglio è maledettamente gonfio quando non avrebbe dovuto esserlo, i tuoi margini sovrautilizzati.

Non puoi fare altro che difenderti, ma nel modo giusto … altrimenti rischi di suicidarti.

E l’istinto va lasciato da parte, la tua razionalità, la lucidità, la freddezza deve prevalere su ogni emozione.

Perfino chiudere le posizioni rinunciando ai profitti diventa un comportamento adeguato. Anche la fuga fa parte della saggezza quando occorre. Ed anche accettare le perdite alle volte, senza illudersi che possano esserci sistemi che non le includano nel proprio track record.

Non essere Cobra, non essere Pitone.

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P.S.: Difficilmente pensiamo a due serpenti che si affrontano. L’imprevedibile, in natura, è parte di ogni processo.

L’imprevedibile è parte della natura umana, e dei mercati che ne riflettono l’essenza.

Sii pronto all’imprevedibile. Arriva, è dietro l’angolo. Anche nei momenti migliori è lì ad attenderti.

Dormire la notte deve essere il tuo obiettivo, altrimenti non ne vale la pena.

Il controllo del rischio prima di tutto. Un piano A che già contenga tutte le regole per sopravvivere. E poi, quando occorrono, i piani B, che diventeranno, la prossima volta, parte integrante di un piano A sempre più perfetto.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa

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