Il 2024 si decide ora.
Nel nostro articolo pubblicato il 7 gennaio scorso sulla rubrica Ultima Ora del sito di Traders’ Magazine
(https://www.traders-mag.it/gennaio-mese-doppio-bivio-borse/ ) , abbiamo ipotizzato un gennaio con doppio snodo: il primo intorno al 10-12 gennaio e il secondo 10-14 giorni più tardi.
Avevamo inoltre individuato il pattern del 12 gennaio, dove quasi costantemente avviene un aumento della volatilità registrata dal Vix.
Il punto critico intorno a tale data ci ha fatto vedere un ritracciamento dell’S&P500 durato il minimo sindacale di tre giorni (e che ci aspettavamo un poco più profondo di come poi si è verificato).
Dal 18 gennaio, il mercato ha ripreso il solido trend ascendente iniziato il 30 ottobre e siamo ora all’inizio della quattordicesima settimana di ciclo da tale minimo.
Negli ultimi tre giorni della settimana trascorsa abbiamo assistito ad una compressione di volatilità, con utili delle aziende non brillantissimi, e apparente perdita di forza della spinta rialzista.
E’ stato soprattutto il Nasdaq a lasciare orfani gli altri due indici. Alle volte il Nasdaq è anticipatore rispetto all’S&P500.
Con il massimo attuale a 4934, l’S&P500 future si è fermato quasi esattamente sull’87.50% del range futuro da noi disegnato e rappresentato negli ultimi articoli, che vedrebbe il massimo proiettato a 5046.
Sappiamo che tale livello è spesso molto critico e comunque sta dimostrando di essere una resistenza dura da rompere.
Nella settimana il supporto calcolato dal nostro metodo è 4879 e la resistenza 4949.
Il posizionamento sulle opzioni, che è stato carico di passione nella settimana trascorsa a causa dell’incertezza di breve termine creatasi per l’incontro dell’euforia rialzista con la paura di una giravolta improvvisa, vede il livello più alto di resistenza di breve sulle call a 4978.
Nel contempo, c’è stata una vera e propria pulizia dal lato put, con livelli piuttosto bassi, indizio che c’è molto timore a vendere put (quindi la paura di un affondo improvviso del mercato sta aumentando).
Il Fear & Greed Index di CNN è finito nell’area Extreme Greed a 77 punti.
Il periodo 26 gennaio-15 febbraio, negli ultimi 15 anni, è stato positivo 12 volte e negativo 3 volte. Le tre negatività si sono verificate nel 2018 e 2009 (anni, invero, particolari) e nel 2016 (debole negatività).
Per di più il periodo 1-25 gennaio nel 2024 è sotto media rispetto alla media di rendimento degli ultimi 15 anni.
Quindi, in realtà, senza voler fare altre considerazioni sul forte rally precedente, l’S&P500 sarebbe addirittura, al momento, ancora scarico rispetto alla statistica degli ultimi 15 anni sul mese di gennaio.
Al contrario, la seconda metà di febbraio negli ultimi 15 anni ha manifestato una tendenza molto più debole.
Negli ultimi 5 anni è stata sempre negativa (e questo, per la naturale alternanza statistica non depone necessariamente a favore del fatto che lo sia nel 2024).
Per quanto riguarda gli appuntamenti di calendario, rammentiamo che mercoledì 31 gennaio avremo la conferenza di Powell, con una possibile continuazione del clima di attesa che forse non faciliterà fino a martedì grandi movimenti del mercato.
Nondimeno, le più importanti società che trainano il listino annunceranno gli utili in questa settimana: il 30 gennaio Microsoft e Alphabet (Google), l’1 febbraio Apple, Amazon e Meta, il 2 febbraio Exxon.
Abbastanza per sballottare in su e in giù gli indici, in un clima che finora, come detto, quanto a utili, non ha brillato granché.
Aggiungiamo che il 2 febbraio alle 14.30 ora europea avremo il non-farm payroll, il dato mensile sull’occupazione americana.
Da tutto questo, proviamo a fare un quadro degli scenari possibili che ci attendono.
Riteniamo improbabile il raggiungimento di quota 5046 entro il 15-16 febbraio, anche se manteniamo tale target come possibile obiettivo (e magari anche di più entro aprile-maggio, ma andiamo con ordine).
Sopra 4930, resistenza attuale, è possibile venga raggiunto 4950 o 4980 (resistenze individuate con la prospettiva grafica o di posizionamento sulle opzioni, come spiegato sopra).
Una eventuale spike positiva sulla FED potrebbe essere lo scenario per raggiungere la vetta di cui sopra, supponendo che 4934 non sia già un massimo relativo importante.
Se il mercato decide di ritracciare potrebbe farlo ora, in concomitanza con la FED o anticipandola, oppure potrebbe rinviare l’inizio di un ritracciamento intorno alla metà-fine della settimana ancora successiva (7-9 febbraio), mantenendo una possibile condizione di lateralità ed incertezza fino alla scadenza tecnica del 16 per poi scendere o quanto meno manifestare debolezza per tutta la seconda metà di febbraio.
A parte il supporto di brevissimo termine, testato più volte la settimana scorsa, a 4900, un ritracciamento normale dell’S&P500 dovrebbe scendere sotto il massimo di dicembre (sotto 4840). Da 4810 a 4775, i supporti possibili sono tanti.
Se ritracciamento ci sarà, è possibile sia veloce, se avverrà prima del 15 febbraio, con discesa a velocità più moderata oltre tale data.
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P.S.: La settimana che entra è una delle più importanti degli ultimi mesi e condizionerà molto delle aspettative sul 2024.
La concentrazione di market mover importanti nell’arco di quattro giorni rende controversa l’interpretazione dello scenario futuro.
Il 27 ottobre abbiamo avuto un minimo a 54 settimane, a cui deve seguire un massimo importante, quello da noi identificato nel prezzo 5046 di S&P500 future.
Sarà probabilmente solo una tappa intermedia rispetto al massimo dell’anno 2024, che secondo la nostra valutazione sarà in primavera, nel periodo compreso fra aprile e inizio giugno, prima di un secondo semestre che, al momento, non vediamo positivo.
La probabilità statistica dice che la settimana del 29 gennaio o quella del 5 febbraio sono quelle che dove può verificarsi un po’ di inizio di moderato ritracciamento. Possono essere anche settimane di forte break-out, dipenderà, anche, dal sentiment del mercato conseguente ai market mover.
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Maurizio Monti
Editore Istituto Svizzero della Borsa