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S&P500, sarà S&P5000 ?

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Dal 27 ottobre al 29 dicembre, l’S&P500 future ci ha mostrato una eccezionale accelerazione rialzista, che ha registrato da minimo a massimo ben 719 punti.

La resistenza di luglio, dopo una breve esitazione, è stata polverizzata.

Il 29 dicembre e i primi giorni di questa settimana hanno visto invece un ritracciamento che ha portato il future circa 100 punti più in basso rispetto al massimo di dicembre.

Si tratta del primo sintomo di ritracciamento “vero”, in un’onda rialzista che quasi non ha avuto pause.

Ora c’è da chiedersi se l’onda rialzista, con la evidente esagerazione con la quale si è sviluppata, sia giunta al termine.

Molti indicatori ci dicono l’esatto contrario, in prospettiva di qui ai primi quattro, e forse cinque mesi del 2024. Esaminiamo qui due fattori: il Sentiment di mercato e il rapporto Put/Call.

Il Sentiment secondo Goldman Sachs.

Il sentiment dominante del mercato continua ad essere positivo sul fronte dei tassi.

Ieri sono uscite le valutazioni di Goldman Sachs, che parla di cinque ribassi dei tassi nel corso del 2024. Altri analisti parlano di sei ribassi. La loro proiezione sul tasso di interesse del Treasury americano a dieci anni è dell’1.7% entro la fine del 2024.

La crescita, dice sempre il rapporto di Goldman, regge “molto meglio del temuto”.

In effetti, sia l’occupazione, sia i consumi sembrano dare indicazioni congiunturali sostanzialmente positive.

Il ritracciamento di gennaio è una normale conseguenza della grande corsa precedente, e l’analista di Goldman ritiene che potremmo avere un mese di gennaio debole sulle borse.

Sulle aziende tecnologiche il giudizio resta molto positivo, con particolare focus sul segmento della Intelligenza Artificiale, dove la crescita rilevante dei titoli, a parere di Goldman, è proporzionale alla crescita degli utili, maturati o attesi.

Le considerazioni di Goldman Sachs coincidono con quelle di molti altri analisi e nomi blasonati del settore.

Intendo dire, quindi, che a prescindere se abbiano ragione o torto, il sentiment che esprimono verso il mercato depone a favore di una crescita ulteriore dei corsi azionari nel primo semestre.

L’indicatore Put/call.

Un indicatore interessante, quindi un numero, che è sempre meno opinabile di qualsiasi altra pur blasonata considerazione, è dato dal rapporto Put/Call calcolato dal CBOE. Il numero è inversamente proporzionale alla tendenza rialzista del mercato.

Il valore attuale è intorno a 0.65. Ed è un valore intermedio che non indica né minimi né massimi importanti troppo vicini.

Un rapporto Put/Call molto basso, per esempio a 0.35/0.45, indica una tendenza molto rialzista e, in genere, un picco di mercato non troppo lontano. E’ il rapporto che abbiamo vissuto per molti mesi in uscita dal Covid, fino a ottobre-novembre del 2021.

Un rapporto molto alto, invece, sopra 0.85 e oltre indica un trend ribassista e tanto più il rapporto aumenta tanto più è probabile che il mercato vada a segnare un minimo importante.

Negli ultimi sei mesi, il rapporto ha oscillato fra 0.60 e 1.00: dove 1.00 è stato toccato e anche leggermente superato a settembre-ottobre: quando poi il mercato ha toccato il minimo.

Poco prima di Natale, l’indicatore ha stazionato intorno a 0.64/0.65, poi è salito leggermente nei giorni successivi fino ad ora, toccando 0.74/0.75.

In uno scenario di brevissimo termine, in gennaio, di modesto ritracciamento, senza eccessivo aumento di volatilità, dovremmo aspettarci, probabilmente un altrettanto modesto rialzo dell’indicatore, seguito da una caduta importante per tornare ai valori pre-natalizi.

Per mostrarci la possibilità di una area di massimi importanti di borsa, dovremmo vedere una rottura del livello pre-natalizio.

Vedendo 0.40-0.50 sull’indicatore, potremmo cominciare a pensare che il mercato abbia sviluppato la forza rialzista e sia alla conclusione del rialzo.

In questo senso, sembra di poter dire che la strada da fare è ancora lunga.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa

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