La grande trappola
“Siamo sinceramente preoccupati dell’incremento di disordini interni negli Stati Uniti, con un clima da quasi-guerra civile in alcune zone degli Stati Uniti, conseguente alla radicalizzazione delle divisioni create dall’amministrazione Trump e dalla difficile gestione che attende il Presidente Biden.”
Nella giornata del 3 gennaio, nell’articolo “Il 2021 sotto la lente”, ancora presente sulla sezione Ultima Ora del sito di Traders’ Magazine e in email ai nostri più affezionati lettori, scrivevamo e pubblicavamo quanto sopra.
L’altro ieri abbiamo visto qualche cosa che rimarrà a lungo nei nostri occhi e nella nostra mente. L’attacco simbolico alla più grande democrazia del mondo, rappresentato da una folla di invasati, istigati dal Presidente Trump, incapace di accettare la propria sconfitta elettorale.
Non il presidente di uno sperduto staterello in qualche angolo del mondo in cerca di democrazia. No: il Presidente degli Stati Uniti d’America, tuttora in carica, legittimamente, fino al 20 gennaio prossimo.
Abbiamo assistito ad un prolungamento dell’anno 2020. In realtà siamo nel biennio 2020-2021: non dobbiamo meravigliarci troppo. Preoccuparci, forse, sì, ma nessuna sorpresa.
Tutti i nostri contatti negli Stati Uniti, quelli veri, non di agenzie di stampa o di tromboni oltreoceano, ma di persone, professionisti, trader, investitori, da sempre in contatto con noi, ci raccontano un Paese diviso. La cui lacerazione appare difficile da ricucire.
Il risultato di un leader dissennato che per quattro anni ha diviso per schierare. Arrivando a commettere un crimine contro la democrazia, per egoismo, affermazione personale, incapacità di accettare le regole della democrazia medesima. Un crimine, non dimentichiamolo per rispetto, che è costato morti e feriti.
Nella storia, sembrano esserci momenti in cui i popoli perdono la lucidità. La capacità di discernimento.
Pensa al 1933, in Germania, quando il 33% della popolazione, stanco della presunta incapacità di quella Repubblica di Weimar di ristabilire ordine e benessere, votava per Hitler, consentendogli di impadronirsi del potere.
Pensa agli anni dell’affermazione di Chavez, nell’allora ricco e florido Venezuela, quando addirittura la maggioranza della popolazione arrivò a votare per lui, decretando la fine della democrazia e l’instaurazione di una dittatura brutale che ha portato all’attuale terribile crisi economica e istituzionale e alle sofferenze più inaudite inflitte alla popolazione e mai conosciute in tale misura nell’intero continente sudamericano.
Pensa al 2016, all’elezione di Trump, da parte degli americani.
Pensa a quella parte di spagnoli, per ora minoritari, che votano Podemos, il cui capo viene proprio dalla scuola venezuelana di Chavez e Maduro: pensa al pericolo che questo costituisce per la democrazia spagnola.
Non cito l’Italia, per amore di patria. Rammentiamo soltanto che, nelle ultime elezioni, un terzo degli italiani, oggi per lo più pentiti, ha votato per le stesse persone che hanno voluto partecipare alla grottesca autocelebrazione del citato Maduro, uscito vincitore, in Venezuela, dalla consueta elezione-farsa.
Fai i dovuti raffronti, perché dalla storia molto possiamo imparare, quando chi governa non ha la più pallida idea di che cosa sia la democrazia, per ignoranza o per malafede, e di quale rischio corrano le democrazie in tali circostanze.
C’è un filo comune in questi avvenimenti: la scarsa considerazione delle regole della democrazia e la scarsa consapevolezza che la peggiore democrazia è migliore della più efficiente dittatura. Vale a dire, la grande trappola in cui cadono sovente i popoli.
L’Italia, l’Europa, noi tutti abbiamo bisogno di una America forte. Per questo siamo preoccupati. Vediamo una America preda di disordini e rivolte, di divisioni, di lacerazioni profonde. L’America e la democrazia americana vinceranno.
Ma non fa bene a nessuno vedere la democrazia americana sbeffeggiata da un gruppo di fanatici rivoltosi che prendono possesso del Parlamento, per impedire lo svolgimento delle regole democratiche.
Sappiamo che non è finita qui. E che i prossimi quattro anni, non vedranno Biden avere vita facile. Biden ha speso promesse con l’ala sinistra del partito che sono come fatture da onorare. E con il Congresso e il Senato entrambi dalla sua parte, non potrà troppo tirarsi indietro. Questo potrà avere un impatto forte sulla società americana, sull’economia e sulla finanza.
Soprattutto, potrebbe agitare un’ala violenta di opposizione. Arriviamo a temere per la sua vita o, comunque, per una forte perturbazione che coinvolgerà il suo mandato e che renderà la sua missione molto difficile.
Ci auguriamo, di cuore, di sbagliarci.
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P.S.: è una grande trappola. Quella in cui cadiamo, quando pensiamo che per migliorare occorre “l’uomo forte”. Non l’uomo o la donna capace. Ma “l’uomo forte”.
La nostra è una società che ha fatto scarseggiare la presenza dei papà, e così li ricerchiamo in età adulta. Ogni tanto, se qualcuno se ne esce, e chiede o si prende più poteri di quelli che dovrebbe avere, alle volte applaudiamo.
Pensiamoci. Solo, pensiamoci un po’ di più.
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Editore TRADERS’ Magazine ItaliaMaurizio Monti