Come la burocrazia continua ad uccidere l’iniziativa privata, anche quando si manifesta nei modi più semplici.
Dall’ufficio stampa di Compag, l’Associazione nazionale dei commercianti di prodotti per l’agricoltura, abbiamo ricevuto, con preghiera di pubblicazione, una testimonianza di un pensionato-hobbista veronese.
Noi ci occupiamo di fenomeni economici e di finanza: ma quando il mercato, qualunque esso sia, è distorto da una burocrazia in costante ed avanzato stato di putrefazione, asservita ad una euroburocrazia altrettanto ignobile, quanto onnipresente ed onnisciente, non possiamo non occuparcene. Anzi: avere le idee chiare su dove stiamo andando, ci farà trarre le debite conclusioni anche come investitori e trader: soprattutto ci renderà le idee più chiare quando leggiamo di “ripartenze”, “sviluppo” ed altre insulse amenità propinateci dalla stampa che scrive sotto dettatura.
Per questa ragione, nello spazio del mio editoriale, stavolta, c’è la voce di un pensionato, che vuole fare l’agricoltore hobbista in Italia. E che ha incontrato la burocrazia italiana, vestita di azzurro con le stelle dell’Unione Europea. E sentite che cosa ne esce fuori …
Egregio direttore,
scrivo non tanto per cercare un momento di visibilità, ma per condividere una situazione che ai miei occhi, ma oserei dire agli occhi di molti di coloro che la leggeranno, appare alquanto paradossale.
La mia è la storia di un uomo qualunque. Vivo ed abito in una provincia del Nord Est, un piccolo paese della campagna Veronese, Erbè. Non scrivo il mio nome solo perché, da uomo qualunque, non mi piace la pubblicità, non mi piace comparire.
Sono pensionato con una pensione da impiegato che mi permette a mala pena di arrivare alla fine del mese. Ho avuto in eredità da mio padre un piccolissimo appezzamento di terreno dal quale ricavo frutta e verdura per uso familiare, destinando le eccedenze ad amici e conoscenti. Parliamo di pochi chilogrammi di prodotto, quanto si può raccogliere da alcuni alberi di ciliegi, di pesche e da alcune centinaia di metri quadri di orto.
In agricoltura ho sempre operato perché mio padre era agricoltore, quindi fin da ragazzo, ho collaborato nei lavori di campagna.
Fino a quest’anno ho potuto coltivare liberamente il mio piccolo appezzamento trattando solo quando strettamente necessario per difenderlo dalle malattie. Tutto è cambiato all’inizio dell’anno, quando mi sono recato dal mio rivenditore di fiducia per acquistare i prodotti antiparassitari che ho sempre impiegato per la difesa dell’orto. Lui, a malincuore, mi ha dato una notizia molto spiacevole: non poteva più vendermi i soliti prodotti perchè non avevo il patentino per poterli maneggiare e utilizzare. Ero sorpreso perché acquisto sempre e solo solo prodotti come il verderame e lo zolfo, che si impiegano da sempre in agricoltura e che credo siano addirittura ammessi in agricoltura biologica. Ero sorpreso, ma tutto sommato non dispiaciuto del fatto di poter imparare qualcosa di nuovo seguendo il corso per ottenere il patentino. Mi sono pertanto recato alla società della Regione che rilascia i patentini, l’Avepa. E qui ho avuto la vera sorpresa, che in questo caso mi ha veramente demoralizzato: mi è stato detto che non ero un utilizzatore professionale e che quindi non avrei potuto ottenere il patentino.
Per me non ottenere quel patentino significa smettere di proseguire quella piccola attività agricola che mi permette di risparmiare su frutta e verdura, ma soprattutto mi permette di sentirmi occupato ed attivo nelle lunghe giornate da pensionato. Mi sono chiesto come è possibile che la legge voglia cancellare tutte queste piccole attività che solo nel mio piccolo comune veronese sono qualche centinaio e che in tutta la Regione Veneto sono diverse decine di migliaia. Attività tra l’altro che, oltre ad aiutare i singoli, permettono di avere una campagna ordinata e gestita in maniera appropriata…
Com’è possibile accettare che questa burocrazia distrugga tante micro attività svolte in maniera onesta e nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. In questo modo si distrugge l’anima veramente pulita del nostro Paese, quell’anima che ne ha costituito fino ad ora l’intelaiatura sana con la propria laboriosa concretezza.
Non trovo risposte.
Un lettore disarmato
Dall’Ufficio Stampa di Compag ci precisano, a beneficio dei nostri Lettori:
La testimonianza del pensionato-hobbista veronese fotografa perfettamente la situazione che stanno vivendo centinaia di migliaia di coltivatori amatoriali in tutta Italia, impossibilitati di rifornirsi di prodotti fino ad ora utilizzato come il verde rame e lo zolfo in quanto sprovvisti di patentino. Un patentino che in alcune Regioni non possono proprio ottenere, perché arbitrariamente rilasciato solo a utilizzatori professionisti.
Compag, che si sta battendo ferocemente affinché la norma nazionale sull’uso dei fitofarmaci venga correttamente applicata, e che sta facendo di tutto per sensibilizzare le Regioni ad attivare i corsi previsti dalla norma stessa, si fa portavoce del pensionato-hobbista deluso e si rende disponibile per qualsiasi approfondimento.
E aggiungo in fondo …
Forse di agricoltura, oggi, si occupano in pochi. Ma qui non è solo un problema di agricoltura: è un problema di LIBERTÀ individuali sottoposte ad attentato continuo da parte di un potere ignobile. È lo stesso potere ignobile che si accampa il diritto di guardare nei nostri conti correnti, nel voler sottoporre tutto a controllo, nel voler istituire registri, patentini, corsi di formazione e quant’altro: perché questo Popolo ignorante, secondo loro, va educato ad essere servo.
Insieme con Cuba e la Corea del Nord, siamo l’ultimo paese dove sopravvive il socialismo reale. Perché questo è socialismo reale.
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