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Venezia 79, 2022, le mie recensioni in breve (4° parte)

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In concorso: Les enfants des autres con Virginie Efira e The eternal girl con Tilda Swinton;

Sezione Orizzonti: The happiest man in the world di Teona Strugar Mitevska. Sezione Orizzonti Extra: Amanda con Benedetta Porcaroli e Giovanna Mezzogiorno

Recensioni

Concorso ufficiale: Les enfants des autres di Rebecca Zlotowski con Virginie Efira.
Lei ama lui ricambiata e la sua bambina, ma Leila ha già una madre

F1) La locandina del film “Les enfants des autres”

Nella figura F1 la locadina del film con Virginie Efira diretto da Rebecca Zlotowski.
Fonte: https://fr.web.img6.acsta.net/pictures/22/08/04/17/31/4594115.jpg

Les enfants des autres è un film drammatico di Rebecca Zlotowski con la brava Virginie Efira, che è Rachel, un’insegnante quarantenne senza figli. È bella e ancora giovane, ma non per potere rimandare l’eventuale progetto figli. Vive una bella vita, ricca di soddisfazioni e riconoscimenti dagli amici, dai colleghi, dagli studenti. Non ha un compagno, poi incontra Ali, un separato, e pensa a un colpo di fulmine; velocemente, arriverà a una relazione vera e propria con l’uomo, che, però, man mano rivela delle priorità differenti da Rachel, essendo concentrato sulla sua piccola Leila. Quest’ultima è la bimba di quattro anni avuta con l’ex moglie, che proverà a riprendersi Alì per il ‘bene’ della figlia.

Rachel finisce per affezionarsi a Leila, ma una madre lei l’ha già. Amare i figli degli altri, come da titolo, può comportare un rischio altissimo psico-emotivamente. La donna prova, per amore, a ritagliarsi uno spazio nella vita di Alì, ma i suoi bisogni sono altrettanto significativi, ossia non esiste solo lui, e causano qualche incrinatura nel rapporto, specie perché l’uomo ha, nei confronti della figlioletta, il classico senso di colpa dovuto alla separazione e non è disposto a far salire di grado la relazione con Rachel. La Zlotowski ha confessato di aver vissuto una situazione simile e di essersi chiesta perché nessun film avesse raccontato questo tipo di storia prima. Il film, che è, soprattutto, al femminile, ha il pregio di essere adatto a un pubblico misto, è consigliabile agli uomini. Il cast è di livello e la regia è delicata e di supporto. Voto al film: 8,5.

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=695yUHjJI60 

Concorso ufficiale: The eternal girl di Joanna Hogg con Tilda Swinton
Confronto fra una figlia e la madre, interiorizzata come speranza di salvezza per la prima

F2) Tilda Swinton e Joanna Hogg al Lido


Nella figura F2 attrice principale, doppio ruolo, e regista del film “The eternal girl”.
Fonte: https://www.dagospia.com/img/foto/09-2022/joanna-hogg-tilda-swinton-1713449.jpg

Joanna Hogg è la regista del film in concorso a Venezia 79 The eternal girl, che ha, anche, sceneggiato; interprete principale ne è la validissima Tilda Swinton, classe 1960, che di ruoli ne ha due: è Rosalind ed è sua madre, ossia Tilda rossa e Tilda invecchiata. Il film dura poco più di un’ora e mezza, ma sembra lungo, perché lento. Fino alla fine, lo spettatore si aspetta che la ghost story cui sta assistendo evolva in un finale d’alta tensione con un colpo di scena, ma non accade. La storia inizia con Rosalind che arriva in un grande hotel, chiaramente un’ex villa antica, con la madre e il cane di quest’ultima: in verità, come si capisce subito, le due donne sono l’una reale e l’altra immaginaria, ma il parlare di Rosalind con la genitrice, scavando nel passato dei ricordi in quella casa che fu la loro dimora, la spinge ad entrare nella sua profondità più recondita e a scoprire alcuni segreti di famiglia nascosti negli strati di una memoria sepolta.

Tutto ciò, finalmente, renderà libera Rosalind. Nell’hotel, di clienti non ce ne sono e la strana receptionist ogni sera abbandona la struttura, salendo su un’auto guidata da un tizio misterioso, e ogni mattino vi fa ritorno. Fra stanze vuote e finestre che sbattono, Rosalind si ritrova nei luoghi nei quali un tempo si radunava la sua famiglia d’origine, come una vittima che torna sul luogo del delitto perché i ricordi siano più nitidi. Il film non è eccelso, ma l’attrice britannica, il cui lavoro è raffinato e stratificato, con un perfetto physique du role, è bravissima. Voto al film: 6,5, voto alla Swinton: 8.

Clip: https://www.youtube.com/watch?v=BrINyGPsEOU

Sezione Orizzonti: The happiest man in the world di Teona Strugar Mitevska L’amore ha tante facce, anche quella della guerra per un ex-cecchino e la sua prima vittima

F3) Un momento di “The happiest man in the world”

Nella figura F3 un momento del film diretto da Teona Strugar Mitevska.
Fonte: https://www.sentieriselvaggi.it/wp-content/uploads/2022/09/the-happiest-man-in-the-world-1.jpg

The happiest man in the world – film presentato in concorso nella sezione della Mostra del Cinema di Venezia finalizzata a promuovere registi in via di affermazione, la sezione Orizzonti – verte su un tema molto interessante. Ispirato a un fatto vero, il film diretto da Teona Strugar Mitevska, con i bravi Jelena Kordic Kuret e Adnan Omerovic, racconta di un incontro casuale fra un ex-cecchino di guerra, il cui senso di colpa dal momento del primo sparo e omicidio non lo abbandona mai, e proprio la vittima di quella prima volta, salvatasi, nonostante e dopo un lungo coma; la donna ha ancora una profonda ferita sulla schiena, con una cicatrice ben visibile. Mentre Asia, all’incontro con l’uomo, crede e spera di avere trovato un potenziale fidanzato, Zoran la riconosce quasi all’istante e decide di dichiararle la sua identità e di chiederle perdono.

Quando la protagonista femminile capisce chi ha di fronte, passa dal vivere gioia e spensieratezza a sentimenti di terrore e, poi, di odio, con una rabbia vendicativa che la spinge a umiliarlo di fronte a tutti. Saranno un abbraccio finale e un’imprevedibile forma d’affetto a unirli, riconoscendosi, entrambi, come le due facce della stessa odiosa medaglia, la guerra, e ritrovandosi con un dolore profondo in grado di avvicinarli. La vera protagonista della storia, cui il film è ispirato, era presente alla proiezione e ha dichiarato che, sì, ci sono sofferenze che restano sotto la pelle per sempre e, di tanto in tanto, spuntano fuori d’improvviso, rendendo fragile l’equilibrio di chi le vive. Il cast, specie gli attori principali, è affiatato e ben diretto in questo film che, forse, è ogni tanto lento. Voto al film: 7+.

Clip: https://cineuropa.org/it/video/429618/

Sezione Orizzonti: Amanda di Carolina Cavalli
Una ragazzina non ha amici e soffre la solitudine; tutto cambia quando rivede Rebecca

F4) Benedetta Porcaroli in una scena di “Amanda”

Nella figura F4 un primo piano della protagonista del film diretto da Carolina Cavalli.
Fonte: https://hotcorn-cdn.s3.amazonaws.com/wp-content/uploads/sites/2/2022/09/05185731/74690-AMANDA_-_Actress_Benedetta_Porcaroli__2_.jpg

Amanda è una commedia della regista e sceneggiatrice Carolina Cavalli che Benedetta Porcaroli interpreta, al fianco sia di un cast nuovo e giovane sia di Giovanna Mezzogiorno e Margherita Maccapani Missoni, più note e agé entrambe, chi nel cinema chi nella moda. La protagonista ha il viso, indimenticabile, della Donatella Colasanti dell’angosciante La scuola cattolica di Stefano Mordini (Venezia 78) sul terribile massacro del Circeo, che sconvolse Roma: nel 1975, due adolescenti vennero violentate e torturate da tre aguzzini coetanei della c.d. Roma bene di zona Trieste/Salaria che riuscirono a ucciderne una, mentre l’altra si finse morta, salvandosi.

La Porcaroli fu straordinariamente diretta in quel ruolo, come Federica Torchetti (Rosaria Lopez), anche se nessuna delle due attrici fece un lavoro sull’accento, ciò che avrebbe differenziato socialmente gli assassini dalle loro vittime, proprio come avvenne nella realtà. In Amanda, la Porcaroli funziona, ma, ecco, l’interpretazione e la regia sono di livello ben diverso. Nel film della Cavalli, la Mezzogiorno, fra le più quotate attrici in Italia all’inizio del ventunesimo secolo, è la madre di Rebecca, la ragazzina amica da piccola della protagonista, mentre Margherita Missoni, che è la stilista nipote di Rosita e del fu Ottavio, veste i panni della sorella più grande di quindici anni.

La caratteristica della ventiquattrenne Amanda, che sta sulla difensiva, è che è poco propensa alla mediazione e parla senza filtri, oltre a non avere amici, pur volendone, ed è sola. Rebecca vive nella sua stanza da letto, non riceve visite, quindi rende difficile ad Amanda la missione di recuperarne l’amicizia, ma ci riuscirà, perché il bisogno di affetto e apprezzamento al di fuori della famiglia d’origine è troppo forte per non ascoltarlo. Amanda, che non eccelle, è il film d’esordio di Carolina Cavalli. Esilarante e davvero brava, data l’età, è la baby-attrice (sorellina). Voto al film: 6,5

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nuolWw7E-oU 

Nella prossima uscita de Il Settimanale di TRADERS’ Magazine troverete gli articoli successivi (ultima parte) su Venezia 79, 2022.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

 

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