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“VITTORIA” (film), l’ossessione di una madre, la generosità di un padre e la grandezza di una famiglia nonostante la burocrazia italiana: 8+

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Dallo scorso 3 ottobre, è arrivato nei nostri cinema “Vittoria”, un piccolo film dal grande messaggio, diretto dai registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. La storia umana di questo lungometraggio, seppure raccontata con un linguaggio verbale e fotografico leggero, ha una profondità che arriva tutta, con naturalezza.

Durante la visione di “Vittoria”, può capitare di non essere così allineati alla protagonista, che vive una vera e propria ossessione, quella per la figlia femmina che non ha; la desidera, la cerca, la trova, grazie alla vicinanza di uno straordinario compagno di vita, il marito. Questi, pur non capendo inizialmente il bisogno della donna di avere una bambina, soprattutto perché di figli la coppia ne ha, anche se tutti maschi, poi la asseconda per amore e, quando si rende conto che il ruolo di genitore è una missione per lui, la aiuta ancor più.

Il film è stato presentato in anteprima nella sezione Orizzonti Extra alla scorsa edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Le scene sono state girate, soprattutto, nella campana Torre Annunziata e gli attori, sorpresa delle sorprese, sono i protagonisti reali della storia narrata nel film. Marito e moglie hanno fatto un viaggio per andare a conoscere la loro figlia femmina e portarla con sé a casa, salvandola dall’orfanotrofio, ma, nel lungometraggio, come probabilmente nella vita, compiono, anche, un viaggio interiore, sia personale sia di coppia sia di famiglia.

Trama

F1) Un’immagine simbolo del tema dell’adozione
Nella figura F1 una raffigurazione simbolica del tema controverso delle adozioni.
Fonte: Licenze Creative Commons pics, web searching – https://www.agenzianova.com/news/wp-content/uploads/2023/05/neonatologia.jpg

Jasmine e Gennaro sono sposati da tempo e hanno tre figli. Lui è un falegname e lei lavora in un negozio di parrucchiera di sua proprietà. Vivono a Torre Annunziata. Sembra che tutto vada bene, in una certa sana routine e visto da fuori, quando, una notte, Jasmine sogna l’amato papà, mancato tempo addietro, che le si rivolge con in braccio una bambina. Da lì, il sogno e il progetto sono un tutt’uno per la protagonista: avere la figlia femmina.

A chi le chiede il motivo di tanta determinazione lei non sa rispondere, se non confessando di essere rimasta turbata dal sogno e di volere ciò che il suo papà, oniricamente, le ha fatto capire di fare. Nel sogno, infatti, la bambina si stacca dalle braccia del padre e le corre incontro. Da quel momento, Jasmine alias Marilena non riesce più a non pensarci.

Regista

F2) Casey Kauffmann ha lavorato come giornalista per Al Jazeera Nella figura F2 il logo di Al Jazeera. Fonte: Licenze Creative Commons pics, web searching – https://live.staticflickr.com/4239/35526924412_a41930b470_b.jpg

La coppia professionale dietro alla macchina da presa di questo film lavora da tempo assieme, in particolare dal 2015, quindi questo appena iniziato è il loro decimo anno di attività in team. The Things We Keep (Francia, 2017) è stato il primo film che Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman hanno diretto congiuntamente; “Vittoria” è per ora l’ultimo cronologicamente.

Prima di allora, Cassigoli dirigeva vari documentari per la tv franco-tedesca Arte a Berlino, dove viveva, e Casey lavorava e viveva in Medio Oriente, dove svolgeva il ruolo di giornalista per Al Jazeera.

Analisi & Recensione

F3) Una scena stilizzata di famiglia
Nella figura F3 è sempre famiglia, che sia con figli naturali o adottati o per altre vie.
Fonte: Licenze Creative Commons pics, web searching – https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTJ-iFqajQHUjRXM4Gr-gQlUszr-gWb_Sn_gQ&s

Il film scorre, coinvolge con delicatezza, dà il tempo di pensare mentre battute e immagini arrivano all’attento spettatore; ha un ritmo non eccessivo e sa rasserenare nonostante il tema. Così, fra sentimenti umani e ostacoli burocratici, ci porta da una situazione che giudicheremmo già serena ad una grande vittoria, difficile e non da tutti, iniziando da un dilemma personale e poi attraversando il mare delle complicazioni amministrative sociali del sistema pubblico italiano.

Nel complesso, “Vittoria” funziona, anche se i registi avrebbero dichiarato che una vera e propria sceneggiatura non c’è stata e a dispetto della mancanza di attori professionisti nei ruoli principali. Ci si affeziona al marito di lei, specie quando cerca di capire il perché che muove la donna, dal look stravagante, in modo inarrestabile e incontrovertibile.

“Io che ho adottato e ho partorito dico che non c’è differenza, anzi! Se partorire un figlio è stato emozionante, adottarne uno lo è stato di più. Molte coppie, pur volendo procedere con l’adozione, non lo fanno e, spesso, non è perché hanno paura, bensì perché lo stato – parliamoci chiaro – non dà loro la possibilità di farlo, con tutta quella burocrazia”. Così si esprime Marilena Amato, la protagonista della sua storia e di quella del film “Vittoria”, in alcune interviste.

Quella vittoria, che poi è il nome dato alla bimba entrata in famiglia, è una spinta anche per chi guarda il film a non mollare se in un progetto ci sono fiducia e speranza.

Conclusione

F4) Una sala cinematografica
Nella figura F4 le classiche poltrone rosse di un teatro o sala cinematografica.
Fonte: Licenze Creative Commons pics, web searching – https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQNpeH9PuchHiGFSCiz9rQcd6GQ4hX_HEeT1g&s

Il film è uscito lo scorso 3 ottobre ed è stato presentato, nel nuovo anno, anche nella rassegna “Diritti… al Cinema!”.  Potrebbe non essere più in sala, ma si trova in Apple Itunes e Google Play. Il mio voto al film – anche per premiare chi, nonostante tutto, porta a casa il risultato e per spingere chi di dovere a rivedere la quantità di norme e limiti in tema di adozione in Italia – è 8+. Un consiglio? Vederlo. Riempiamo le nostre sale invece delle nostre pance: andiamo al cinema!  

 

 

 

Alessandra Basile Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

 

Della stessa autrice: “NAPOLI – NEW YORK” (film): Gabriele Salvatores incanta con un’opera poetica che, questa sì, sarebbe degna di concorrere all’Oscar

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