Recensione dell’ultimo film, cronologicamente parlando, interpretato e diretto dal mattatore romano
Quattro cari amici, quattro ottimi professionisti, quattro persone che, nello studio e nel lavoro, si sono dedicati a salvare le vite altrui e così, proprio così, si sono anche conosciuti fra loro e hanno creato e alimentato una lunga amicizia. Sulla carta, quattro esempi di umanità e quattro successi, corroborati anche dall’incarico che il Vaticano affida loro, ossia un delicato intervento cui il Papa dovrà sottoporsi a breve, nel massimo grado di riservatezza possibile. Sul piano sentimentale, fin da subito, tutti loro mostrano, invece, alcune carenze: dalla strumentista Lucia Santilli, l’unica donna del team, un po’ ‘facile’, ma, soprattutto, parecchio sfortunata con gli incontri amorosi, al Professor Umberto Gastaldi, separato con a carico una figlia bellissima, esibizionista, dai valori e dai giri a dir poco discutibili e imbarazzanti per lui, al suo aiuto, il dottor Corrado Pezzella, legato da matrimonio a una donna della quale scoprirà qualche difettuccio e attratto dal resto del mondo femminile, fino al quarto componente del gruppo, l’anestesista Amedeo Lasalandra, spesso preda di amori poco consistenti e di reiterati scherzi feroci proprio da parte dei tre amici e colleghi. Ma, a tal ultimo proposito, chi la fa l’aspetti, prima o poi. E così la domanda nasce spontanea nello spettatore che segue, fra una risata e una riflessione, la dinamica delle loro vite: sarà uno scherzo?
La trama del film
In un qualsiasi giorno della loro impegnativa vita ospedaliera, i colleghi Gastaldi, Pezzella, Santilli vengono a sapere, grazie a delle analisi che il primo riceve, legge e passa agli altri due, del compromesso stato di salute di Lasalandra, cui mancherebbe ben poco da vivere. Facciamo un passo indietro. Fino a quel momento, la serietà e la drammaticità dell’attività medica e dei fatti correlati alla stessa vengono quotidianamente alleggerite dalle loro azioni che potremmo chiamare ‘goliardate’, come certe prese in giro telefoniche ben strutturate o gli scherzi proprio all’amico ora malato. Per esempio, una sera Umberto convince Amedeo a parcheggiare la sua auto in un posto vietato ‘tanto non passa mai nessuno’, alludendo ai vigili, e, poi, chiama questi ultimi lamentando la presenza di una vettura laddove non è consentito, con il risultato immaginabile che l’ingenuo anestesista non troverà più la macchina e penserà a un furto. Ora, analisi alla mano, i tre si guardano distrutti e si chiedono come comportarsi e come comunicare la tragica notizia a Lasalandra. L’idea è del professor Gastaldi, che propone una vacanza, sapendo che tale non sarà, poiché, nei giorni di viaggio, dovranno trovare il modo e il momento per informare il loro Amedeo.
F1) Locandina del film e trailer
La locandina del film “Si vive una volta sola” di Carlo Verdone.
Fonte: https://immagini.quotidiano.net/?url=https://repo.maduli.it/wp-content/uploads/2020/02/Si-vive-una-volta-sola_locandina-300×429.jpg&w=300
Trailer: https://youtu.be/QwSLjRC604A
I messaggi del film
Il capro espiatorio è sempre esistito, in qualunque gruppo o branco che si rispetti. Tuttavia, in genere, capita che esista in famiglia o fra gli adolescenti, mentre qui abbiamo a che fare con degli adulti che trovano nel loro modo di scherzare – rischioso, irrispettoso e talvolta spietato – la reazione e la leggerezza alle difficoltà quotidiane che, nei loro mestieri, incontrano e alla crudeltà delle situazioni con cui sono, spesso, costretti a confrontarsi, come quando, per esempio, un loro paziente, operato da Gastaldi-Pezzella con Lucia agli strumenti e prima addormentato da Lasalandra, non ce la fa. Lo dice Umberto alias Carlo, lo dice quando salta fuori una verità che lo rasserena e al tempo stesso lo umilia, facendogli ammettere gli errori commessi ma anche il vero motivo di certi suoi comportamenti riprovevoli, che persino la figlia, pur non essendo un massimo esempio di moralità, se non altro nei ‘costumi’, gli rinfaccia, quasi i loro ruoli fossero invertiti. Sono molti gli spunti su cui elaborare un pensiero, ma dipende da quali toccano lo spettatore di più. Mi sovviene di quando Carlo si rammarica con Lucia a proposito della professione intrapresa dalla figlia e, soprattutto, della loro incomunicabilità, oltre che della propria incapacità di padre, e la collega commenta ‘guarda che mica sei l’unico’, come a dire che sono cose che capitano a parecchia gente, che non sono irrisolvibili e che nessuno è perfetto, anzi proprio lei farà qualcosa, a insaputa dell’uomo, per aiutarlo nel difficile rapporto con la giovane e avvenente Tina. Non lo definirei un film da risate a crepapelle, bensì, il che è forse meglio, da sorrisi amari e condivisione.
F2) Il cast principale del film intorno al regista Carlo Verdone
Gli attori principali del film, da sinistra: Tortora, Verdone, Foglietta, Papaleo.
Fonte: https://www.amica.it/wp-content/uploads/2021/05/si-vive-una-volta-sola-ok-2-635×496.jpg
Cast e location
Cominciamo proprio con il cast principale, eccellente ed armonico, di questo che è il ventisettesimo film diretto dal grande Carlo Verdone, protagonista qui insieme alla brava Anna Foglietta, all’esuberante Rocco Papaleo, al simpaticissimo Max Tortora; inoltre, fanno la loro parte Mariana Falace, nel ruolo della bellissima figlia di Umberto, un po’ troppo discinta, Sergio Muniz, in quello del fascinoso fidanzato fedifrago di Lucia, Livia Luppattelli, nei panni della Signora Pezzella. ‘Si vive una volta sola’ – che, girato in otto settimane di riprese, sarebbe dovuto uscire in sala il 27 febbraio 2020, con un posticipo al 26 novembre dello stesso anno e poi al gennaio 2021 e, infine, con un debutto in streaming il 13 maggio 2021 in esclusiva su Amazon Prime Video – è stato girato in Puglia, nello specifico a Bari, Monopoli, San Vito di Polignano, Otranto e anche in provincia di Lecce, il che ha significato una meravigliosa pubblicità di alcune bellezze dello Stivale. Verdone ha scritto la sceneggiatura del film, che ricorda come coralità e trama l’indimenticabile ‘Amici miei’ di Mario Monicelli, con Pasquale Plastino e con l’amico Giovanni Veronesi – che io avevo avuto la possibilità di conoscere in un seminario di recitazione di due giorni offerto dallo stesso a un numero ristretto di attori, fra i quali ebbi la fortuna di essere da lui inserita – con cui aveva già collaborato, nel 2000, per quella di ‘C’era un cinese in coma’. La produzione è a cura della Filmauro e la distribuzione della Vision Distribution e di Prime Video. Carlo Verdone avrebbe desiderato una ‘classica’ uscita sul grande schermo: non è stato possibile per intuibili ragioni.
Vederlo?
Sì. I film top di Verdone restano, per me, alcuni del secolo scorso, ma la sua ironia mai volgare, la sua amarezza – quella della vita – velata dal sorriso, la sua semplicità nel narrare le storie, storie di tutti i giorni e facilmente di ciascuno di noi, l’introspezione accennata dei suoi personaggi, resa con un tono per lo più scanzonato ma la cui leggerezza è soprattutto apparente, fanno sì che andare a vedere Verdone al cinema valga sempre la pena. Ora bisogna ragionare sullo streaming – non è lo stesso, preferisco il cinema – e, anche in questo caso, concludo con un commento positivo sull’ultimo prodotto del più noto Carlo nazionale: è un film interessante per le dinamiche umane, con degli spunti su cui soffermarsi, un po’ in linea con una certa commedia francese, dura ma ironicamente intelligente, dalla parvenza leggera e dal contenuto drammatico. Per questo, il mio voto al film è 7½.
Alessandra Basile
Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore civile. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
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