Il prossimo fenomeno entro metà gennaio.
Dopo la giornata fortemente negativa del 18 dicembre e quella incerta del 19, gli indici americani sembrano essersi posizionati per un rally natalizio che contraddistingue, anche se non sempre, gli ultimi dieci giorni dell’ultimo mese dell’anno (vedi sotto le note sulla stagionalità).
Nei tre giorni fra venerdì 20 e martedì 24, i tre indici sono tornati all’unisono al rialzo, trainati dalla spinta del Nasdaq, sostenuti come dall’S&P500 e malgrado qualche manifestazione di incertezza nella giornata di lunedì 23 manifestata dal Dow Jones.
L’S&P500 ha chiuso la vigilia di Natale a ridosso di quota 6100 sul future di marzo.
Dai sintomi sembra voler puntare di nuovo all’area dei massimi, recuperando così l’area della discesa del 18 dicembre, già sondata per più dell’80%.
Stagionalità 26 dicembre – 31 dicembre.
Nei 16 anni elettorali successivi al 1957, l’S&P500 nel periodo 26 dicembre-31 dicembre è stato rialzista 9 volte.
La forza dei nove rialzi è stata simile a quella dei sette ribassi, con valori medi simili di poco superiori all’1%.
Estendendo la ricerca a tutti gli anni dal 1957 al 2023, otteniamo 38 rialzi contro 29 ribassi, con valori medi leggermente superiori per i rialzi rispetto ai ribassi.
Prendendo in considerazione solo gli anni pari (ciclo a due anni degli anni pari), i rialzi eguagliano i ribassi con 16 contro 17, e sempre un valore intorno all’1% medio, in più o in meno.
E’ curioso osservare che tanto più avviciniamo il campione statistico agli anni recenti, quanto più i risultati dello stesso periodo peggiorano: negli ultimi 10 anni solo il 2017, il 2018 e il 2020 sono stati positivi nel periodo preso in esame.
E quindi negli ultimi 5 anni solo il 2020 è stato positivo.
Il Vix.
Stupefacente la reazione del Vix alla discesa dell’S&P500 del 18 dicembre.
Il Vix ha infatti stabilito il nuovo record assoluto di accelerazione rialzista fra il 16 e il 18 dicembre dai 34 anni in cui è esistito: con l’88% di rialzo ha bruciato il record precedente, non sorridere, del 15.90%, stabilito nel 2015.
Prendendo il considerazione il periodo dal 2 dicembre al 18 dicembre, l’aumento di volatilità ha stabilito a sua volta un record con il 107% di incremento. Il record precedente era sempre nel 2015 con il +66%.
Questo dato conferma in pieno la nostra valutazione di volatilità anomala prezzata dai market maker in questo periodo (vedi anche il nostro articolo https://www.traders-mag.it/che-cosa-ce-dietro-il-crollo-del-18-dicembre/ , dove il Volatility Flow Index mostra una figura mai verificatasi nel corso della storia).
Tale osservazione sarà presto oggetto di ulteriori considerazioni, perché ciò che sta avvenendo successivamente al 5 agosto e che è stato confermato il 18 dicembre, su una scala più ridotta, sta a dimostrare che abbiamo a che fare con una realtà nuova e, se possibile, anche più complicata di quella che avevamo pensato finora e successivamente all’esperienza del 5 agosto.
Lascia ancora più sorpresi il calo della volatilità fra il 19 e il 24 dicembre: con un -40% il Vix ha fatto il record di discesa nello stesso periodo da 34 anni a questa parte.
Il valore di discesa maggiore si era registrato nel 2021 con un -21.74%.
Da quanto vediamo il fenomeno di una anomalia nei prezzi della volatilità di breve termine sembra voler perdurare, con insolite conseguenze sul trading in opzioni.
Per gli abbonati a Traders’ Magazine e i fruitori del percorso Anti-Crash pubblicheremo presto molte considerazioni ulteriori sugli interventi da effettuare sulle strategie in opzioni a fronte di tale situazione, che non è più da considerare episodica e relativa al 5 agosto.
Si tratta di un terremoto strutturale con cui avremo a che fare ancora per parecchio tempo, comunque un cambio di paradigma che ci accompagnerà ancora a lungo, dove le strategie di contrasto alla volatilità negativa subiranno ulteriori rafforzamenti e considerazioni, finora inaspettate.
Range di oscillazione dell’S&P500.
Secondo i valori medi della stagionalità, l’S&P500 future avrebbe una banda teorica di oscillazione fra 6040 e 6160 entro il 31 dicembre.
Fra il 16 e il 18 dicembre, il ribasso è stato il più forte dal 1957 ad oggi, superando anche, sia pure di poco, quello del 2008 nello stesso periodo.
Quando il ribasso si trasforma in panico.
Come spiegato nell’articolo per gli abbonati https://www.traders-mag.it/sp500-vix-diversa-correlazione/ dove abbiamo mostrato alcuni indicatori estremamente significativi c’è una realtà nuova con cui abbiamo a che fare: l’eccezionale volume di capitale investito rispetto alla liquidità lasciata nei fondi.
Questo fenomeno crea una condizione di “nessun acquisto” a fronte di una discesa (non ci sono soldi per acquistare, perché i capitali sono sovra-investiti e non ci sono riserve di liquidità sufficienti).
La condizione di mancanza di acquisti trasforma una normale discesa per prese di profitto in panico e in conseguente incremento record della volatilità e della paura del mercato.
E’ la conseguenza naturale di ogni mercato che diventa di colpo illiquido.
L’eccesso di confidence, l’eccesso di avidità rialzista, la fiducia in un mercato sempre al rialzo crea un mostro pericoloso che si nasconde sotto il mercato e che esce all’improvviso allo scoperto con un latrato pauroso.
La comprensione e la reazione a questo fenomeno è più che vitale per i portafogli in opzioni.
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P.S.: Non passerà molto tempo ancora e vedremo un altro exploit negativo come il 18 dicembre: avverrà entro metà gennaio, con maggiore probabilità nella settimana del 13 gennaio.
L’S&P500 ritraccerà con una probabile nuova escalation di volatilità.
Ora sappiamo il perché e sappiamo anche che potrebbe non finire presto.
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Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa